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Il meddix tuticus (in lingua latina; plurale meddices tutici) o meddíss tovtíks (in lingua osca) era il più importante tra i magistrati (meddix) e la sua figura rappresentava il capo di Stato dei popoli -tovtiks- italico-osco- sabellici, in particolare gli Equi, i Sanniti, i Volsci, i Peligni, i Marsi, i Frentani, i Carricini, i Vestini e i Piceni. Ogni tovtiks (popolo), formato da diversi pagi (i Peligni ne avevano oltre sedici) aveva il suo meddix che veniva eletto democraticamente.
Il meddix tuticus era una figura politico-amministrativa, ricordata da Tito Livio con il termine praetor proprio dell'ordinamento romano:
«[...] de eo coacti referre praetores decretum fecerunt ut Brutulus Papius [...]»
«[...] costretti a giudicare il suo caso, i meddix decisero che Papio Brutulo [...]»
Il meddix tuticus era il capo supremo del Touto (letteralmente "popolo") da cui prendeva il nome[1], ossia di quell'organismo composito a base corporativa, formato dall'unione di un insieme di pagus, che costituivano i vari popoli "osco-italico-sabellici, Piceni, vestini, frentani marrucini, carecini, marsi, peligni, sanniti, ecc." (v.Salmon). In quanto capo assoluto del suo popolo, ossia del suo Touto, aveva un potere decisionale massimo e autonomo, e sentiva il parere del popolo perché veniva eletto democraticamente e veniva anche contestato e non rieletto, perché non aveva potere sovrano di monarca.Infatti gli storici ci hanno tramandato la loro figura, chiamandoli praetor e non monarchi. I guerrieri italici (vedi statuette bronzee dei peligni e sanniti) per la protezione del cuore e dello stomaco indossavano corpetti su cui erano sistemati tre dischetti di bronzo,uno a destra e a sinistra per il cuore e uno verso la parte centrale dello sterno.
«Unum maxime nomen per consensum clamantium Brutuli Papi exaudiebatur [...]»
«Se ne distingueva uno in particolare: erano tutti d'accordo nel denunciare Papio Brutulo [...]»
Oltre ad essere il capo militare del Touto, ne curava l'amministrazione della legge, con i pagi decreta che regolavano la vita dei campi, della transumanza, e la vita stessa delle popolazioni dei pagi e dei relativi vici, Leggi poi riprese e ampliate dai romani , delle finanze, della religione e presiedeva le assemblee collegiali che aveva il potere di convocare quando si presentavano dei problemi nei singoli pagi. Aveva naturalmente anche funzioni militari, ma meno accentuate rispetto al suo omologo romano, il praetor[1].
La carica di meddix tuticus, elettiva e democratica, era annuale ma poteva essere rinnovata. Dopo il 265 a.C., probabilmente per l'influsso del sistema consolare romano[senza fonte], probabilmente,si ebbero anche due meddix tuticus, come a Velitrae, Nola, Messana e Corfinium. A differenza dei consoli romani, tuttavia, i due meddices tuticis non erano perfettamente pari grado, né risulta che vi fossero differenze di specializzazione, «per cui noi parleremmo di un meddix e di un vice-meddix»[1].
Conosciamo Meddix tuticus a Capua nel 214 a.C. e 211 a.C., durante il lungo assedio della città da parte dei Romani, rispettivamente Gneo Magio Atellano e Seppio Lesio.[2][3]
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