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storico e docente universitario italiano (1918-1991) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Massimo Petrocchi (Tivoli, 28 novembre 1918 – Roma, 18 settembre 1991) è stato uno storico italiano e professore universitario di storia medioevale e storia moderna[1].
Dopo essersi laureato in Lettere presso l'Università La Sapienza di Roma[2], nel 1940 insegnò materie letterarie al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Nel 1938 iniziò la sua attività scientifica e didattica sotto la guida di Gioacchino Volpe, presso la scuola di storia moderna e contemporanea a partire dal 1938 conducendo i primi studi sulla Repubblica di Venezia. Nel 1951 divenne professore ordinario di Storia Moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università degli Studi di Messina. Dal 1952 al 1962 insegnò presso la Cattedra di Storia Moderna all'Istituto Orientale di Napoli. Dal 1962 al 1970 assunse la direzione della Cattedra di Storia Moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università degli Studi di Perugia, dove insegnò anche Storia Medioevale. Dal 1970 fino al 1991 fu direttore dell'Istituto di Scienze Storiche presso la Facoltà di Magistero dell'università La Sapienza di Roma, dove continuò a insegnare Storia Moderna.
Negli anni cinquanta fu allievo di Federico Chabod distaccandosi dai giovani storici suoi contemporanei, più attenti a problematiche legate alle recenti vicende storiche dell’Italia (postunitarie e post-belliche), concentrando la propria attenzione sulla Restaurazione romana, il '48 e il tramonto del Regno Borbonico[3]. Appartenne alla corrente storiografica[4] che vide alcuni fra i maggiori storici italiani[5], come Luigi Bulferetti, Delio Cantimori ed Ettore Passerin d’Entréves.
Le sue ricerche possono essere raggruppate in tre grandi aree storiografiche: la Restaurazione post-napoleonica, la crisi dell'Ancien régime e la storia della spiritualità italiana. Fra le sue pubblicazioni si ricordano in particolare Roma nel Seicento (1970) e Storia della spiritualità italiana (1983).
Numerosi studi dedicati alla propria città natale all'interno della Società Tiburtina di Storia e d’Arte, della quale fece parte dal 1952 e di cui fu Presidente dal 1965, furono pubblicati sulla rivista “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte”, fra cui Un «quaderno di appunti» di un gesuita tiburtino de ‘500 (1952) e La personalità di un Papa tiburtino, Giovanni IX (1966).[6]
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