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direttore della fotografia e insegnante italiano (1938-2023) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Mario Masini (Savona, 28 gennaio 1939 – Stoccarda, 13 marzo 2023) è stato un direttore della fotografia italiano.
Noto alla critica soprattutto per la sua collaborazione con Carmelo Bene e i fratelli Taviani, Mario Masini è stato un esponente di rilievo del cinema sperimentale italiano degli anni '60-'70. All'apice della sua carriera, dopo aver vinto a Cannes la Palma d'oro con il film Padre Padrone nel 1976, abbandona il cinema per diventare insegnante alla scuola steineriana di Roma, e riprende la sua attività di direttore della fotografia solo a partire dalla fine degli anni novanta.
Si diploma al Liceo Artistico di Firenze nel 1959 e sviluppa il suo interesse per il cinema grazie al cineforum organizzato in quegli anni da David Maria Turoldo alla S.S. Annunziata di Firenze. La luce gli sembra l'elemento fondamentale di un film e, seguendo questa idea, nello stesso anno inizia a frequentare il Centro sperimentale di cinematografia a Roma. Diplomato, inizia a lavorare come aiuto operatore nel film Pugni pupe e marinai (1962) di Daniele D'Anza a fianco dell'assistente operatore Vittorio Storaro. A partire dal 1963 inizia a lavorare come direttore della fotografia per la televisione e per case di produzione come la Nexus Film di Giorgio Patara, la quale sosterrà finanziariamente il film che segnerà la svolta nella sua carriera: Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene, premio speciale della giuria alla XXIX Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nel 1968.
Con Carmelo Bene lo legherà un lungo sodalizio artistico, che porterà alla realizzazione di ben quattro film: Nostra Signora dei Turchi (1968), Don Giovanni (1970), Salomè (1972), Un Amleto di meno (1973) e un documentario Il barocco leccese (1968). Carmelo Bene lo definisce "un genio alla macchina da presa"[1]
Parallelamente si dedica al cinema sperimentale e realizza i due cortometraggi Il sogno di Anita e Immagine del tempo e il mediometraggio X chiama Y, considerato uno dei capolavori del cinema sperimentale italiano[2], di cui diversi spezzoni sono visibili nel film di montaggio Vogliamo anche le rose di Alina Marazzi. Amico di Alberto Grifi, Alfredo Leonardi, Paolo Brunatto e Romano Scavolini, contribuisce alla realizzazione di film quali Un'ora prima di Amleto + Pinocchio, A mosca cieca, Amore amore ed è co-regista assieme a Paolo Brunatto del cortometraggio Insomma.
Nel 1979 decide di dedicarsi allo studio dell'antroposofia e della pedagogia steineriana, arrivando a fondare nel 1980 insieme a Tonino Trevese, Leila Trevese, Carla Spadini e Anita Recchia Masini la prima scuola steineriana a Roma (all'epoca la seconda in Italia, dopo quella di Milano). Nella scuola lavorerà otto anni come maestro di classe, prima di trasferirsi definitivamente nel 1988 a Stoccarda con la seconda moglie.
“Attraverso lo studio dell'antroposofia mi era nato un rifiuto per la vita del cinema, sempre proiettata verso il successo e vissuta in tribù, tutta esteriore. A un certo punto mi sono detto che se riuscivo ad essere un buon maestro avrei potuto essere più utile alla società che facendo un buon film[3]”.
Alla fine degli anni novanta, dopo diciassette anni di assenza dal cinema, gli viene chiesto di realizzare un documentario sulle scuole steineriane nel mondo, Augen - Blicke in die Zukunft per la regia di Malika Chalabi. Poco dopo, nel 1992, Paolo Brunatto lo chiama a realizzare Why Buddha?, un documentario sul film Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci. Da questo momento prende la decisione di ritornare a lavorare come direttore della fotografia.
A dargli spazio adesso sono piuttosto registi portoghesi e soprattutto africani. Con il regista portoghese Fernando Vendrell realizza tre lungometraggi: O gotejar da luz ("Il gocciolare della luce") - film sul colonialismo portoghese in Mozambico -, Quem Tudo Quer ("Chi chiede tutto") e Pele ("Pelle"), sul tema del razzismo in Portogallo, mentre con il regista angolano Zézé Gamboa gira O Heroi, sulle conseguenze della guerra civile in Angola, e O grande Kilapy, originale storia di un donnaiolo e viveur nell’Angola della colonizzazione[4].
Di lui si riparla di nuovo in Italia grazie al film Teza del regista etiope Haile Gerima, di cui cura la fotografia, che nel 2008 vince il Leone d'argento alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia; nel 2011 è direttore della fotografia del film Tutto parla di te di Alina Marazzi. Nel 2017 inizia a girare un suo lungometraggio ambientato a Stoccarda dal titolo La sciarpa rossa, mentre nel 2020 è stato realizzato un documentario, curato da Antonio De Lucia, sulla sua figura di cineasta, scultore e antroposofo.
Mario Masini si è dedicato, oltre che al cinema, anche alla pittura ad acquarello, alla scultura in legno, alla scrittura e al teatro. Alla scuola Waldorf di Esslingen sul Neckar, nei pressi di Stoccarda, realizza tra il 2004 e oggi la regia di numerosi spettacoli teatrali con i ragazzi delle scuole medie e superiori.
Nel 2001 a Stoccarda fonda insieme a Mariangela Toso il gruppo di teatro amatoriale italiano Teatralia.
Sue mostre di pittura e scultura sono state realizzate a Stoccarda all'http://www.iicstoccarda.esteri.it/[collegamento interrotto] (nel 2016) e al Forum 3 (nel 2013 e nel 2016).
Nel 2016 pubblica in proprio il romanzo "Polarità" (ISBN 978-3-7345-3240-5).
Polarità, 2016, Tredition, ISBN 978-3734532412
Viandanti: Quartordici Racconti, 2020, KDP, ISBN 978-1651202036
I miei film con Carmelo Bene / My Films with Carmelo Bene / Mes films avec Carmelo Bene, a cura di Carlo Alberto Petruzzi, Damocle, Venezia, 2020
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