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Manio Aquillio [1] (latino: Manius Aquillius; fl. 104-88 a.C.) è stato un politico e generale romano della Repubblica.
Manio Aquilio | |
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Console della Repubblica romana nel 101 a.C. | |
Denario di Manio Aquillio, 109-108 a.C. | |
Nome originale | Manius Aquillius |
Gens | Aquillia |
Padre | Manio Aquillio |
Legatus legionis | 89 a.C. |
Consolato | 101 a.C. |
Sconfisse gli insorti in occasione delle Guerre servili, ma fu catturato e ucciso durante la sua campagna contro Mitridate VI del Ponto.
Figlio di Manio Aquillio (console nel 129 a.C.) e nipote di Manio Aquillio, fu collega di Mario nel suo quinto consolato del 101 a.C. e suo luogotenente nella guerra contro i Teutoni. Fu incaricato di domare la Guerra servile in Sicilia (104-100 a.C.), causata dalla rivolta degli schiavi diretta dal cilicio Atenione: avendo sottomesso completamente gli insorti, tornò a Roma nel 100 a.C., celebrando un trionfo.
Nel 98 a.C. Lucio Fufio lo accusò di cattiva amministrazione in Sicilia. Nel processo che ne seguì, fu difeso da Marco Antonio Oratore: malgrado l'esistenza di prove schiaccianti della sua colpevolezza, venne prosciolto in considerazione del suo valore nella guerra servile.
Nell'89 a.C. fu inviato in Asia come legato consolare a condurre la guerra contro Mitridate VI e i suoi alleati. Sconfitto presso Protophachium insieme all'alleato bitino Nicomede IV,[2] fuggì prima a Pergamo, poi a Mitilene, dove fu catturato e consegnato a Mitridate.[3] Mitridate lo trattò inumanamente, facendolo poi morire colandogli dell'oro fuso in gola.
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