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farmaco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La mafenide è una sostanza correlata chimicamente, ma non farmacologicamente, alle sulfonamidi. A differenza di queste ultime nella struttura di base la mafenide presenta un gruppo metilico tra l'anello benzenico e l'azoto amminico. La mafenide acetato è un farmaco antibatterico che interferisce con il metabolismo cellulare del microorganismo. Si caratterizza per l'attività batteriostatica nei confronti di molti germi gram-positivi, gram-negativi e nei confronti di alcuni ceppi anaerobi. Sotto forma di acetato e di cloridrato sembra essere attiva in vitro contro Clostridium spp.,[1][2] Pseudomonas aeruginosa,[3] stafilococchi, streptococchi emolitici. La mafenide acetato non viene inattivata dall'acido p-aminobenzoico (PABA), dal pus o dal siero.
Mafenide | |
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Nome IUPAC | |
4-(amminometil)benzenesulfonamide | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C7H10N2O2S |
Massa molecolare (u) | 186,233 |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 205-326-9 |
Codice ATC | D06 |
PubChem | 3998 |
DrugBank | DBDB06795 |
SMILES | O=S(=O)(c1ccc(cc1)CN)N |
Dati farmacologici | |
Modalità di somministrazione | Topica |
Indicazioni di sicurezza | |
La mafenide viene assorbita attraverso le ferite e metabolizzata a p-carbossibenzensulfonamide. Questo metabolita è sprovvisto di attività antibatterica ma è in grado di inibire l'anidrasi carbonica. La mafenide viene escreta nelle urine sotto forma di p-carbossibenzensulfonamide.
Nel ratto il valore della DL50 è di 2 040 mg/kg per via endovenosa.[4]
La mafenide acetato è impiegata nella prevenzione e nel trattamento di infezioni nelle ustioni di secondo e terzo grado.[5][6][7] In terapia si utilizzano anche mafenide cloridrato e propionato.
La mafenide acetato viene impiegata sotto forma di crema alla concentrazione dell'8,5% dopo aver rimosso dalla ferita fibrina, materiale estraneo e necrotico. La crema deve essere applicata sulle zone ustionate, dopo accurata pulizia, 1-2 volte al giorno posizionando uno strato di crema di circa 15 mm.[8] La terapia viene continuata fino a cicatrizzazione o fino a che la zona è pronta per l'innesto cutaneo.
In seguito ad applicazioni su superfici estese l'assorbimento della mafenide può produrre effetti sistemici analoghi a quelli delle sulfonamidi. Il farmaco, attraverso l'inibizione della anidrasi carbonica, può causare acidosi metabolica e iperventilazione. L'applicazione della crema su zone ustionate può provocare dolore o sensazione di bruciore con eventuale sanguinamento e comparsa di escoriazioni. Un ritardo nella rimozione del tessuto necrotico dalla ferita può favorire l'insorgere di una infezione fungina. In alcuni soggetti, a seguito di trattamenti prolungatisi per diverse settimane, si sono verificate reazioni allergiche quali rash cutanei, prurito, edema facciale, orticaria, dermatiti da contatto,[9][10] gonfiore, eritema, vescicole, pseudocondriti[11] ed eosinofilia.
La mafenide acetato è controindicata in caso di ipersensibilità accertata, mentre non è noto se esista sensibilità crociata con le sulfonamidi. Il farmaco è sconsigliato in gravidanza. Nei pazienti con ustioni estese, insufficienza polmonare o renale, deve essere monitorato l'equilibrio acido-base e deve essere sospesa temporaneamente la terapia.
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