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terzo genere nella cultura tradizionale hawaiana o Kanaka Maoli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I māhū (letteralmente "nel mezzo") sono persone che si sono incarnate in un unico corpo pur possedendo entrambi gli spiriti di kāne (uomo) e wahine (donna) nella cultura tahitiana e nativo-hawaiana, simili ai fa'afafine samoani e ai fakaleiti tongani.[1]
Essi non vanno confusi con gli aikāne, ovvero giovani kāne (uomini) che ricoprivano il ruolo di amanti o favoriti degli ali'i (nobili hawaiani).
Nella storia precoloniale delle Hawaii, i māhū erano sacerdoti e guaritori rispettati, sebbene gran parte di questa storia sia stata elisa a causa dell'intervento dei missionari. La prima descrizione di un māhū si trova nel diario di bordo della HMS Bounty di William Bligh, che si fermò a Tahiti nel 1789: gli fu presentato un membro di «una classe di persone molto comune a Tahiti chiamata māhū...sebbene ero certo fosse un uomo, egli possedeva grandi tratti di effeminatezza su di lui».[2]
Un monumento rimasto intatto sono le pietre di Kapaemāhū, situate a Waikiki Beach, che commemorano quattro importanti māhū che per primi, intorno al 400 a.C., portarono le arti curative da Tahiti alle Hawaii.[3] Prima di tornare in patria, essi vollero lasciare alla popolazione hawaiana un modo per usufruire delle arti curative anche in loro assenza: presero quindi dei massi dalla cava di Kaimuki, che nel corso degli anni verranno spostati fino ad arrivare alla collocazione attuale.[4]
Il dizionario hawaiano di Pukui e Ebert dà una definizione fuorviante al termine māhū: «omosessuale, di entrambi i sessi; ermafrodito».[5] L'idea che i māhū siano "mosaici biologici" sembra essere un fraintendimento del termine "ermafrodito", che nelle prime pubblicazioni di sessuologi e antropologi era usato generalmente per indicare «un individuo che ha gli attributi sia maschili che femminili», inclusi sociali e comportamentali – non necessariamente un ibrido biologico o un individuo intersessuale. Ciò ha portato gli individui omosessuali, bisessuali e di genere non conformi a essere etichettati erroneamente come "ermafroditi" nella letteratura medica.[6]
Nel 1891 il pittore francese Paul Gauguin, quando arrivò per la prima volta a Tahiti, venne considerato come un māhū dagli indigeni a causa del suo modo di vestire sgargiante durante quel periodo. La sua opera del 1893 La sorgente misteriosa (Papa Moe) raffigura un māhū che beve da una piccola cascata.[7][8]
Nei primi anni dell'Ottocento vennero introdotte alle Hawaii le prime leggi bibliche, portate dall'Occidente dai missionari cattolici; sotto la loro influenza, la prima legge anti-sodomia venne approvata nel 1850. Queste leggi portarono alla stigmatizzazione sociale dei māhū nelle Hawaii. A partire dalla metà degli anni '60, il consiglio comunale di Honolulu richiedeva alle donne transessuali di indossare un distintivo che identificava loro come maschi.[9]
Negli anni Ottanta del 1900, i māhū, i fa'afafine e altre culture queer del Pacifico iniziarono ad organizzarsi, ricevendo riconoscimenti internazionale in diversi settori.[10] Nel 2003 è stato coniato il termine mahuwahine all'interno della comunità hawaiana: la parola è composta dai termini māhū ("nel mezzo") e wahine ("donna"), rendendo la struttura del vocabolo simile alla parola fa'afafine. Il termine mahuwahine ricorda un'identità transgender che coincide con la rinascita culturale hawaiana.[11]
In molte comunità tradizionali i māhū svolgono un ruolo importante nel portare avanti la cultura polinesiana, insegnando anche «l'equilibrio tra donna e uomo durante la creazione».[12] I māhū della società moderna portano avanti alcune tradizioni come la connessione con la terra, la conservazione della lingua e la conservazione e rinascita di attività culturali come danze tradizionali, canti e metodi di suonare strumenti musicali culturalmente specifici. Essi non alterano i loro corpi attraverso ciò che verrebbe considerato un intervento chirurgico di riassegnazione di genere, e proprio come qualsiasi persona nella società hawaiana o tahitiana si vestono in modo diverso per il lavoro, la casa e le serate.[13]
Mantenere forti le relazioni familiari è fondamentale nella cultura māhū , poiché i legami di parentela all'interno di tutte le culture hawaiane o tahitiane sono essenziali per la sopravvivenza della famiglia.[13] Quando possibile, i essi mantengono solidi rapporti con le loro famiglie di origine, spesso diventando genitori adottivi dei nipoti: sono stati notati per essere particolarmente «compassionevoli e creativi».[12] Questa predisposizione nell'allevare i bambini è considerata un'abilità speciale specifica delle persone māhū.[13]
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