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martiri Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Luciano e Marciano sono una coppia di martiri cristiani, vittime a Nicomedia della persecuzione di Decio sotto il proconsole Sabino.
Santi Luciano e Marciano | |
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Il martirio dei santi Luciano e Marciano in un'incisione del XIX secolo | |
Martiri | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 26 ottobre |
I loro nomi sono ricordati al 26 ottobre in diversi manoscritti antichi del Martirologio geronimiano insieme a quelli di Eraclide, Floro, Tito e un altro Floro. Ignorati dai martirologi di Beda e Usuardo, i nomi di Luciano, Marciano e Floro compaiono nel martirologio di Floro, che li dice arsi sul rogo al tempo del proconsole Sabino. I nomi di Luciano e Marciano furono inseriti nel Martirologio romano da Cesare Baronio.[1]
Le circostanze del martirio di Luciano e Marciano sono narrate in una passio latina (derivata da un originale greco perduto), pubblicata ad Amsterdam nel 1713, e da una passio siriaca pubblicata a Roma nel 1748. Secondo entrambe le fonti, erano maghi e furono convertiti al cristianesimo da una vergine: furono condannati al rogo dal proconsole Sabino durante le persecuzioni di Decio e vennero uccisi un 26 ottobre.[2]
Sono patroni della città e della diocesi di Vic, dove sono ritenuti martiri locali e dove si conservano le loro reliquie, ritrovate nel 1050 (l'invenzione delle reliquie a Vic è commemorata il 1º aprile).[3]
Il loro elogio si legge nel Martirologio romano al 26 ottobre.[4]
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