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avvocato e giornalista italiano (1948-2007) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Libero Corso Bovio (Milano, 5 maggio 1948 – Milano, 9 luglio 2007) è stato un avvocato italiano.[1] Discendente di una famiglia di avvocati e giuristi napoletani, fu anche docente di giurisprudenza e giornalista pubblicista. Conosciuto anche semplicemente come Corso Bovio, era nipote del poeta e musicista Libero Bovio e pronipote del filosofo Giovanni Bovio.[1]
Libero Corso Bovio nacque a Milano il 5 maggio 1948. Suo padre era Giovanni Bovio, uno dei maggiori avvocati milanesi, morto negli anni '70. Suo nonno era il poeta e musicista Libero Bovio (1883-1942), mentre il suo bisnonno era il noto filosofo Giovanni Bovio (1837-1903). Tra i suoi antenati si annovera anche Francesco Maria Bovio (ca. 1750 - 1830), un avvocato e professore di lettere e diritto presso l'antica Università degli Studi di Altamura il quale, tra l'altro, partecipò attivamente ai moti rivoluzionari della Repubblica Partenopea (1799) e alla Rivoluzione altamurana (1799).[1]
Libero Corso Bovio si laureò in giurisprudenza nel 1971 a 24 anni con 110 e lode presso l'Università statale di Milano. Inoltre si iscrisse all'albo dei giornalisti nel 1970 e divenne avvocato cassazionista nel 1981. Col tempo si era affermato come un noto e valente avvocato, e lavorava in un noto ufficio specializzato in diritto all'informazione e diritto penale. Era sposato con l'avvocatessa Rita Percile.[1][2]
Il giorno 9 luglio 2007, Corso Bovio era tornato da un viaggio di lavoro a Prato intorno alle 14. Aveva consegnato al suo assistente una lettera da consegnare alla moglie e si era chiuso nel suo ufficio, situato in via Podgora, 13, a pochi passi dal Palazzo di Giustizia[3]. Poco dopo i suoi collaboratori sentirono uno sparo e l'avvocato fu trovato morto all'interno della sua stanza. Le circostanze portarono gli inquirenti, già dall'inizio, a considerare preferenziale la pista del suicidio, avvenuto tramite un proiettile in bocca con una 357 Magnum.[2][4]
Alcuni parenti, conoscenti e colleghi rimasero increduli di fronte al fatto, non potendosi spiegare il gesto. Nei giorni successivi alla sua morte su alcuni siti web circolarono notizie, forse infondate, che mettevano in dubbio il suicidio, definito "oscuro".[3][4][5][6]
Fu avvocato delle maggiori case editrici italiane, tra le quali RCS MediaGroup, il Sole 24 Ore e la Società San Paolo. Negli ultimi anni era stato anche avvocato del noto finanziere Stefano Ricucci.[2] Ebbe anche numerosi clienti di primo piano nel panorama politico e imprenditoriale italiano.[5]
Tra le sue numerose attività si ricordano le pubblicazioni per l'Ordine Nazionale dei Giornalisti. Inoltre ha tenuto corsi presso l'IFG dell'Ordine dei Giornalisti di Milano e alla scuola di giornalismo dell'Università di Urbino. Collaborava inoltre con l'Università Bocconi per seminari di procedura penale. In qualità di giornalista iscritto all'albo, collaborò attivamente con molte testate giornalistiche, tra cui il Corriere della Sera e settimanali come Famiglia Cristiana e Oggi.[2]
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