Lesione da pressione
lesione tissutale, con evoluzione necrotica, che interessa l'epidermide, il derma e gli strati sottocutanei Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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lesione tissutale, con evoluzione necrotica, che interessa l'epidermide, il derma e gli strati sottocutanei Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La lesione da pressione (comunemente detta piaga da decubito) è una lesione tissutale, con evoluzione necrotica, che interessa l'epidermide, il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, la muscolatura e le ossa. Piuttosto comunemente è detta anche "piaga" anche se il termine "piaga da decubito" è stato ampiamente superato e viene comunemente sostituito con il termine "lesione da pressione" o "ulcera da pressione".
Lesione da decubito | |
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Grave lesione da decubito con necrosi | |
Specialità | dermatologia |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
MeSH | D003668 |
MedlinePlus | 007071 |
eMedicine | 190115 |
Una lesione da pressione è la conseguenza diretta di una elevata o prolungata compressione, o di forze di taglio (o stiramento), causanti uno stress meccanico ai tessuti e la strozzatura di vasi sanguigni. Essa è dovuta alla persistente pressione che, superando i 32 mm di mercurio, causa una compressione dei vasi sanguigni, con conseguente ipossia e necrosi tissutale, tale pressione deve essere protratta e continua nel tempo, portando allo sviluppo della lesione tra la prima ora fino a non oltre le 6 ore.[1]
Le lesioni da pressione spesso sono delle conseguenze dovute a una inadeguata assistenza in ambito domiciliare per mancanza di conoscenze da parte degli assistenti sanitari o in ambito ospedaliero da parte dei professionisti sanitari. La mancata attivazione di tecniche di prevenzione con utilizzo di moderni ausili antidecubito può provocare gravissime lesioni.
I sistemi di classificazione o stadiazione delle lesioni da pressione identificano per stadi le lesioni basandosi sulle condizioni degli strati del tessuto interessato. Le classificazioni per stadi non hanno il compito di descrivere globalmente la lesione, ma di quest'ultima ne forniscono una descrizione anatomica, relativamente semplice, della sua profondità. È sempre opportuno, qualora si classifichi, valuti e documenti una lesione utilizzare un sistema concordato, in quanto esistono vari sistemi di classificazione; tra i più usati è quello proposto dal National Pressure Ulcer Advisory Panel (nato durante la Consensus Conference del 1991[2]:
Stadio | Descrizione | Terapia |
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Stadio I: | eritema fisso (che non scompare alla digito-compressione) della cute integra; altri segni indicativi dell'imminente insorgenza della lesione possono essere lo scolorimento cutaneo, il calore o l'indurimento. |
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Stadio II: | ferita a spessore parziale che coinvolge l'epidermide e/o il derma. La lesione è superficiale e clinicamente si presenta come una abrasione, una vescicola o una lieve cavità; |
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Stadio III: | ferita a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto sottocutaneo che si può estendere fino alla sottostante fascia muscolare senza però attraversarla; la lesione si presenta clinicamente come una cavità profonda che può sottominare o meno il tessuto contiguo. |
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Stadio IV: | ferita a tutto spessore con estesa distruzione dei tessuti, necrosi e danno ai muscoli, ossa e strutture di supporto (tendini, capsule articolari). La presenza di sottominature del tessuto e di tratti cavitari può essere associata a lesioni da decubito di stadio 4. |
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Alcune complicanze non infettive:
Indice di Norton: valutazione di grossi parametri che predispongono il paziente ad alto/medio/basso rischio di lesioni da pressione. Si basa su:
Si dà un punteggio da 1 (peggiore) a 4 (migliore). Se la somma totale dei punteggi è </= 12: paziente ad alto rischio di lesioni da decubito. Il rischio diminuisce linearmente con l'aumentare del punteggio.
La scala di valutazione per gli infermieri è di 4 gradi:
1º grado: | eritema |
2º grado: | vescicole |
3º grado: | disepitelizzazione |
4º grado: | flittene |
5º grado: | escara |
6º grado: | ulcera |
7º grado: |
L'indice di Norton è stato a sua volta modificato in indice di Norton secondo Stotts dove i vari parametri sono stati dettagliati per poter fare una valutazione più accurata in quanto la prima scala di Norton era soggetta a valutazioni più soggettive (ciò che per un operatore è buono non è detto che lo sia per un altro operatore che valuta il medesimo paziente)
Esistono modernissimi antisettici in grado di effettuare una riduzione della carica batterica in sede della lesione (medicazioni avanzate).
Una lesione da decubito istologicamente ha sempre una tendenza a cronicizzare più che a guarire spontaneamente, esistono trattamenti con modernissime biotecnologie, che sono in grado di riattivare i processi di riparazione tissutale, inibendo i processi di cronicizzazione. Fra i farmaci si utilizzano il becaplermin e il cadexomero iodico.
Il trattamento si basa principalmente sullo sbrigliamento (debridement) della lesione. Il tessuto necrotico deve essere rimosso nella maggior parte delle lesioni da decubito. Un'eccezione a questa regola è rappresentata dalle lesioni al tallone. Il tessuto necrotico sfortunatamente è una zona ideale per la crescita batterica: necrosi ed infezione batterica hanno la capacità di compromettere notevolmente la guarigione della ferita.
Ci sono alcuni modi per rimuovere il tessuto necrotico:
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