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film del 2013 diretto da Josh e Benny Safdie Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lenny Cooke è un film documentario del 2013 diretto da Josh e Benny Safdie, sulla vita e la mai concretizzatasi carriera della giovane promessa della pallacanestro americana Lenny Cooke.[1][2]
Lenny Cooke | |
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Una scena del film | |
Lingua originale | inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 2013 |
Durata | 90 min |
Genere | documentario |
Regia | Josh e Benny Safdie |
Produttore | Adam Shopkorn |
Produttore esecutivo | Joakim Noah |
Casa di produzione | Shop Korn Productions |
Fotografia | Josh Safdie, Brook Jones, Josh Heller, Evan Langston, Joe Bondulich, Rob Hobson |
Montaggio | Benny Safdie, Robert Greene |
Effetti speciali | Adam Teninbaum |
Interpreti e personaggi | |
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Nell'estate del 2001, il diciannovenne afroamericano Lenny Cooke è tra i più ambiti cestisti delle high school statunitensi, superando nelle classifiche degli scrutatori anche i giovani LeBron James e Carmelo Anthony. Convinto di stare per firmare con una squadra della NBA, una volta terminati gli studi superiori Cooke decide di aggirare il college e rendersi idoneo per l'annuale draft NBA, perdendo così la possibilità di giocare nei campionati del college. Alla draft del 2002 tuttavia, tutte le 29 squadre partecipanti finiscono per scartarlo, condannandolo a un'effimera carriera in campionati stranieri e minori, presto stroncata da due infortuni.
Dieci anni e cinquanta chili più tardi, Cooke si ritrova a festeggiare il suo trentesimo compleanno e ripensare alla propria vita, mentre cerca di ristabilire i contatti con gli ex-compagni di gioventù.
«La storia di Lenny è stata più che una tragedia. Una di quelle per cui ti fai delle domande sul destino, sulla passione, sul temperamento, sul sogno americano e su cosa accada quando questo sogno appare reale prima ancora di compiersi veramente [...] Nel mondo post-moderno, il sogno americano si è trasformato in un significante. È diventato qualcosa meno di una storia e qualcosa più di un'idea. È la fama? È la ricchezza? È la realizzazione di sé o è qualcosa di imposto?»
Nel 2001, il documentarista Adam Shopkorn ha iniziato a seguire Cooke con l'aiuto di diversi direttori della fotografia, come parte di un documentario sui giocatori di pallacanestro delle superiori divenuti giocatori dell'NBA.[3] Successivamente, ha finito per perdere di vista Cooke.[3] Nel 2010, dopo aver conosciuto Josh e Benny Safdie in occasione di una proiezione del loro Daddy Longlegs, Shopkorn ha chiesto ai due di dare un'occhiata al girato.[4] I Safdie si sono interessati al progetto e hanno iniziato a girare del nuovo materiale con Cooke per quasi tre anni.[4] Josh è stato il direttore della fotografia, mentre Benny si è occupato del montaggio.[5] Per il film, i Safdie si sono ispirati al documentario Hoop Dreams, nonché ad Albert e David Maysles, Frederick Wiseman, Ross McElwee e Shirley Clarke.[3]
In un'intervista del 2013 a Complex, Cooke ha dichiarato che gli «è piaciuto girare il film».[6] Ha poi aggiunto: «ci sono stati dei punti positivi, ci sono stati dei punti negativi, ma così è la vita e spero solo che la prossima generazione di studenti/atleti faccia più attenzione».[6]
Il primo trailer del film è stato diffuso online il 3 maggio 2013.[7]
Il film è stato presentato in anteprima al Tribeca Film Festival il 18 aprile 2013.[8] Ha avuto una distribuzione limitata nelle sale cinematografiche statunitensi da parte di Under the Milky Way a partire dal 6 dicembre 2013.[9]
In Italia, è stato presentato in anteprima alle Giornate degli Autori della 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il 3 settembre 2013.[2]
Sull'aggregatore di recensioni online Rotten Tomatoes, il film detiene una percentuale di gradimento da parte della critica dell'82%, basata su 22 recensioni, con una media del 7,2.[10] Su Metacritic, il film ha una media ponderata di 70 su 100, basata su 14 recensioni da parte della critica, ad indicare «giudizi tendenzialmente favorevoli».[11]
Odie Henderson di RogerEbert.com ha assegnato al film un punteggio di 3 stelline su 4, scrivendo che «fino all'ultima parte, i Safdie fanno un ottimo lavoro nel selezionare e montare i filmati d'archivio che raccontino la loro storia in modo intelligente e appassionato».[12] Secondo Scott Foundas di Variety: «nonostante un retroscena produttivo discontinuo, i Safdie hanno creato un prodotto finito senza soluzione di continuità, anche quando questo passa dal rozzo video analogico delle prime scene alla più fine alta definizione di quelle successive».[13] Eric Kohn di IndieWire ha assegnato al film un voto pari ad A-, scrivendo che «nonostante la natura singolare del progetto, Cooke si adatta perfettamente alla scuderia di personaggi che popolano il lavoro dei due registi».[14] Ignatij Višneveckij di The A.V. Club gli assegna invece una B+, scrivendo che Lenny Cooke «condivide con le loro [dei Safdie] opere di finzione una sensibilità visiva sfilacciata, una visione del mondo dolceamara e un approccio sobrio, momento per momento al dramma».[15]
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