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aria di Georg Friedrich Händel Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lascia ch'io pianga è una celebre aria per soprano composta da Georg Friedrich Händel.
La melodia dell'aria era stata usata inizialmente come danza asiatica nell'Almira (1705).[1] La musica è stata usata poi nell'aria Lascia la spina, cogli la rosa, affidata al Piacere nell'oratorio Il trionfo del tempo e del disinganno (1707).[2] Haendel ha successivamente riutilizzato l'aria nel secondo atto del Rinaldo (1711), con un nuovo testo, affidato al personaggio di Almirena e rivolto al suo carceriere Argante. Il Rinaldo è stato un grande successo per Haendel, per cui l'aria è comunemente associata a tale opera ed è principalmente nota nella forma che ha in quest'ultima.
L'aria nel Rinaldo è scritta in fa maggiore, nel ritmo di sarabanda con un metro di 3⁄2 e una indicazione d'andamento di Largo. La strumentazione prevede violini I e II, viola e basso continuo, e una esecuzione dura mediamente cinque minuti. L'aria si è affermata come pezzo da concerto, interpretata e incisa da molti grandi artisti, e compare in diversi film.[3]
La prima versione dell'aria, dal Trionfo, è nel libretto di Benedetto Pamphilj:
Lascia la spina,
cogli la rosa;
tu vai cercando
il tuo dolor.
Canuta brina
per mano ascosa,
giungerà quando
nol crede il cor.
La seconda e più celebre versione, dal Rinaldo, è nel libretto di Giacomo Rossi:
Lascia ch'io pianga
mia cruda sorte,
e che sospiri
la libertà.
Il duolo infranga
queste ritorte,
de' miei martiri
sol per pietà.
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