La nona porta
film del 1999 diretto da Roman Polanski Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La nona porta (The Ninth Gate) è un film del 1999 diretto da Roman Polański, tratto dal romanzo Il club Dumas dello scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte.
Boris Balkan, un editore e bibliofilo newyorkese, commissiona a Dean Corso, esperto di libri antichi, un'indagine su un antico testo esoterico presente nella propria collezione privata, Le nove porte del Regno delle Ombre, scritto e stampato nel 1666 da Aristide Torchia. Balkan è in possesso di uno dei tre soli esemplari superstiti, ma è anche convinto che solo uno dei tre sia autentico. Promettendogli un lauto compenso, manda Corso in Europa presso i collezionisti in possesso delle altre due copie per scoprire e identificare la copia autentica. L'autore del libro, un non meglio definito esoterista veneziano, fu processato e giustiziato sul rogo dall'Inquisizione, e le xilografie presenti nel libro sarebbero un riadattamento operato da Torchia a partire da quelle contenute nell'Horrido Delomelanichon, un libro leggendario mai trovato e ritenuto opera di Lucifero stesso. Secondo molti, il libro sarebbe in grado di permettere di evocare Satana in persona.
La copia di Balkan era precedentemente appartenuta ad Andrew Telfer, un ricco magnate che si è misteriosamente suicidato poco dopo avergli venduto il libro. Corso decide di visitare la vedova Telfer per ottenere informazioni e lei, dopo aver inizialmente finto di non sapere nulla, confessa che vorrebbe riavere il libro essendo stato originariamente comprato per lei dal marito durante una vacanza a Toledo: la donna arriva perfino a sedurlo per poi aggredirlo. Corso aveva infatti per sicurezza affidato momentaneamente il tomo a Bernie, un libraio suo socio in affari, ma quando si reca nel suo negozio per recuperare il prezioso manufatto rinviene Bernie assassinato e appeso per un piede a testa in giù. Sconvolto, riferisce dunque tutto a Balkan e l'uomo lo esorta a proseguire. Corso sembra essere pedinato da una donna bionda, che scompare misteriosamente ogni volta che lui se ne accorge; insospettito dalla ragazza, che vedrà anche successivamente su un treno in Spagna dove le rivolgerà per la prima volta la parola, è convinto che lei lavori per Balkan. Studiando il nove porte, Corso si rende conto che il corpo di Bernie era disposto proprio come ad imitare una delle incisioni del libro.
Corso si dirige in Spagna e parla con i fratelli Ceniza, restauratori di libri ex-proprietari della copia di Telfer, che analizzando il libro insieme a Corso gli rivelano che la sua qualità è talmente alta che non ci sono dubbi sulla sua autenticità, una contraffazione sarebbe impensabile. Inoltre gli mostrano anche come 3 delle 9 incisioni del libro siano firmate "LCF", riferimento a Lucifero. Chiaramente degli avvenimenti sospetti si manifestano intorno a lui, come la caduta di un ponteggio appena uscito dal negozio dei fratelli Ceniza. Corso prosegue per Sintra, in Portogallo, ed incontra Victor Fargas, ultimo membro di una nobile famiglia decaduta, che possiede la seconda copia. Sebbene i due tomi siano apparentemente identici, Corso nota che alcune delle incisioni differiscono sia in piccoli dettagli, sia perché le incisioni firmate "LCF" sono diverse da quelle della copia di Balkan. Nonostante le precarie condizioni in cui versa e l'offerta di Balkan, Fargas rifiuta di vendere il preziosissimo libro. Mentre Corso lascia la villa di Fargas, il seguace della Telfer (un uomo di colore con i capelli biondo platino, che si era già visto nel giardino della villa della Telfer) tenta di ucciderlo ma interviene in suo soccorso la misteriosa ragazza bionda. Corso, scosso dalla situazione, fa ritorno all'hotel e riceve una telefonata da Balkan a cui riferisce l'indisponibilità di Fargas a cedere il libro. La mattina dopo Corso è svegliato di soprassalto dalla ragazza, che gli intima di recarsi di nuovo a Villa Fargas; lì Corso scopre che il proprietario è stato annegato in una vasca di pesci nel giardino della sua villa e il libro parzialmente bruciato, non prima di esser stato privato delle incisioni. La ragazza sapeva già della morte di Fargas, come di altre cose, continua però ad avere un'aria distaccata e misteriosa. A questo punto Corso, sempre più sconvolto, prende un volo insieme a lei per Parigi, durante il quale lei svela, se non altro, la sua funzione, quella di una sorta di angelo custode, e dice a Corso di non doversi preoccupare per la sua vita, almeno fin quando c'è lei con lui. Balkan continua a fare pressioni su Corso e a mantenersi in contatto telefonico con lui, informandosi sui procedimenti dell'indagine.
Corso si sposta quindi a Parigi per incontrare la baronessa Kessler, proprietaria dell'ultima copia delle Nove Porte. La ragazza, una volta arrivato all'aeroporto, è di nuovo misteriosamente sparita. Corso quindi si reca nella ricca collezione privata della baronessa, un'anziana signora sulla sedia a rotelle a cui manca parte del braccio destro. La signora è convinta dell'esistenza di Satana, di cui sta scrivendo una sorta di biografia. Dice infatti di averlo visto apparire a lei, da giovane, e dice: "Fu amore a prima vista". La baronessa parla a Corso di una setta, creata dopo la morte di Torchia per mano dell'inquisizione, nel 1667, in onore di quest'ultimo, inizialmente con la funzione di onorare e perpetuare la devozione di Torchia al "Principe delle Tenebre", ma ora dice divenuta un fatto "sociale" e frequentata da annoiati miliardari per soddisfare i loro perversi appetiti sessuali. La signora Kessler, fino a quel momento accogliente e disposta al dialogo, capisce che Corso è lì per conto di Balkan, con cui evidentemente non aveva un buon rapporto: cambia immediatamente atteggiamento, cacciandolo dal suo studio. Per le strade di Parigi, Corso viene aggredito dallo scagnozzo della Telfer, ma viene salvato dalla ragazza, che mette in fuga l'uomo mostrando delle doti soprannaturali. Il giorno dopo, mostrando le differenze tra le xilografie nelle incisioni tra la copia di Telfer e quella di Fargas, Corso vince la resistenza della baronessa e ha il permesso di controllare la terza copia: insieme ad una cartolina che raffigura un castello, anche qui trova differenze nelle incisioni e realizza che tutte e tre le copie sono originali e differiscono tra di loro di tre pagine, tutte con la sigla LCF (Lucifero), che unite rivelano il procedimento per un rituale; tuttaviaa viene assalito alle spalle e perde i sensi (proprio come raffigurato in un incisione del libro). Al suo risveglio la lussuosa dimora della baronessa è in fiamme e la stessa proprietaria è stata strangolata. Anche in questo caso la copia delle Nove Porte è andata distrutta, tranne le incisioni. Tornato all'hotel, Corso scopre che la sua copia delle Nove Porte che aveva nascosto in camera è stata portata via dalla Telfer; tenta dunque di comunicarlo a Balkan, che si dimostra estremamente minaccioso.
Grazie al responsabile della reception, Corso riesce a rintracciare la Telfer e la insegue fino al mastodontico maniero fuori città che edificò grazie ai soldi del ricco marito. I due scoprono che la Telfer e altri adepti stanno per celebrare un rituale, facendo questi parte di un'antica setta di devoti adoratori del Diavolo e che proprio la Telfer viene riconosciuta come una sorta di "sacerdotessa" ed è solita organizzare ritrovi annuali nel suo castello per dedicarsi a messe nere commemorative di Torchia, sfruttando la copia delle Nove Porte in suo possesso nel tentativo di evocare Lucifero. Il marito della Telfer lo scoprì e per la disperazione si suicidò, non prima però di aver venduto l'amato tomo della moglie nel tentativo di farle un ultimo torto. Corso si intrufola camuffato nella celebrazione ma prima che possa agire irrompe improvvisamente Balkan che ammonisce tutti i presenti, dando loro dei "buffoni in abiti strani", dicendo loro che non sarebbero mai degni dell'apparizione di Satana, e afferma che solo lui aveva capito il significato del libro e di aver finalmente compreso il segreto delle Nove Porte. Dopodiché uccide Telfer e si riappropria del libro. Così facendo semina il panico nella stanza della cerimonia facendo scappare tutti i discepoli della setta. Corso tenta di intervenire, ma la ragazza misteriosa lo trattiene e lascia fuggire Balkan. Nonostante Corso sia finalmente libero da questa storia, si congeda da lei e insegue Balkan, ormai ossessionato dall'idea di voler scoprire il segreto delle Nove Porte a tutti i costi.
Balkan scappa verso il castello raffigurato nell'ultima incisione del libro e nella cartolina di Kessler ed effettua il rituale della Nona Porta raffigurato nelle pagine, a malapena interrotto da Corso: descrive il cammino delle Nove Porte e si immola nelle fiamme così come stabilito nelle carte, ma qualcosa non funziona e Balkan scopre con orrore di non essere immune alle fiamme. Corso, presumibilmente per pietà, lo uccide con una pistola, esce dal castello in fiamme e viene fermato dalla misteriosa ragazza con cui si abbandona a una notte di sesso.
Il mattino seguente la ragazza risponde alle perplessità di Corso su quanto accaduto a Balkan: il rituale non ha funzionato perché una delle 9 incisioni era una riproduzione non autentica. La ragazza scompare nel nulla dopo aver lasciato sul parabrezza dell'auto un messaggio con scritto "Fratelli Ceniza". Corso torna al negozio di Toledo, dove i due non ci sono più e il negozio è vuoto. Mentre degli operai portano via gli ultimi oggetti del locale, da un armadio cade un foglio e Corso scopre che si tratta della vera Nona Porta, raffigurante la misteriosa ragazza sullo sfondo del castello all'alba: i fratelli Ceniza avevano mentito, avendo loro stessi contraffatto il libro sostituendo la pagina della vera Nona Porta con un falso, ed ingannando Telfer e Balkan. Recatosi per la seconda volta al castello, Corso riceve il dono che è stato negato a Balkan.
Il film, come il libro, è colmo di simbolismi che possono essere analizzati in vari modi. Infatti in tutte le incisioni appaiono lettere ebraiche e numeri romani (quest'ultimi simboleggianti il paganesimo o comunque lo gnosticismo).
Ne sono di esempio vari elementi, come il codice di sicurezza dell'ascensore privato, così come quello della biblioteca privata di Boris Balkan che sono entrambi il Numero della bestia.
La ragazza che rimane anonima per tutto il film, simboleggia la figura di Babilonia la Grande, o meretrice di Babilonia, dato che conduce attraverso la sua guida semi-ingannevole, il protagonista alla rivelazione dell'enigma intorno al quale ruota la storia. Infatti l'ultima incisione raffigura una donna nuda sul dorso di una bestia a 7 teste. La ragazza potrebbe quindi simboleggiare la cosiddetta "falsa religione". La scena di sesso tra Corso e la ragazza poco prima della fine del film (apparentemente senza un significato funzionale alla narrazione) con l'incendio della fortezza sullo sfondo potrebbe quindi essere un riferimento alla caduta di Gerusalemme, vista la grande presenza di simbolismi religiosi nel film.
Un altro concetto presente è il dualismo, soprattutto nei simboli delle 9 incisioni: ad esempio nell'incisione raffigurante l'eremita con le chiavi in mano la mano destra rappresenta il mondo materiale, mentre la mano sinistra rappresenta invece il mondo sconosciuto. La coppia di chiavi nel comune simbolismo rappresenta l'oro e l'argento, l'uno rappresentante il benessere e la ricchezza (materiale), l'altro rappresentante la purezza e l'illuminazione (trascendentale)[1].
Con un budget di 38 milioni di dollari, il film ha incassato 58 milioni di dollari nel mondo.[2]
Alcune scene sono state girate presso il castello di Puivert, nel sud della Francia.
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