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film del 1948 diretto da Mario Bonnard Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La città dolente è un film italiano del 1949 diretto da Mario Bonnard.
Si tratta del primo film a trattare il recente orrore delle foibe e del regime socialista di Tito nelle terre italiane da poco passate alla Jugoslavia. La pellicola contiene alcune scene documentarie (dirette da Enrico Moretti) sull'esodo istriano.
In seguito ai Trattati di Parigi la città di Pola e il suo territorio vengono assegnati alla recente costituita nazione jugoslava.
La maggioranza degli italiani è partita (28.000 su circa 31.000 abitanti), costretta ad abbandonare tutto al momento dell'evacuazione organizzata da Roma tramite la motonave Toscana. Solo pochi di loro vengono convinti a restare, e tra questi vi è Berto, giovane e umilissimo operaio lusingato dalla promessa di diventare padrone di una delle fabbriche sottoposte a prossima nazionalizzazione forzata.
Promessa ovviamente non mantenuta dal regime comunista che ostacola la permanenza degli optanti. In un clima sempre più oppressivo e di forte angoscia per la propria sorte, con l'aiuto di una funzionaria governativa jugoslava riesce a fare partire per Trieste la moglie Silvana ed il figlio, a cui promette di tornare quanto prima possibile; però il poverino viene invece rinchiuso in un campo di concentramento, per aver rifiutato di aiutare il regime istauratosi.
Riuscito a fuggire e raggiunta la costa, ruba una barca con la quale spera di raggiungere l'Italia, ma proprio quando sta per mettere piede a bordo, viene raggiunto da una raffica di mitra, che lo fredda senza indugio: infatti l'ultima cosa che si ode, nello schermo divenuto ormai tutto nero, è uno sparo.[1]
Coproduzione "Istria" - Scalera Film, La città dolente è l'unico film con Barbara Costanova (qui nel ruolo di Silvana), mai più apparsa in altre pellicole.[2]
Il film venne girato totalmente tra Cinecittà e Civitavecchia, con scenografie basate sui paesaggi tipici della regione istriana.
Il film venne distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 4 marzo 1949, ricevendo tuttavia un basso pubblico e riscontro.[3]
Riceve, successivamente, diversi passaggi televisivi, da ultimo il 10 febbraio 2021, in occasione del Giorno del ricordo.[4] La pellicola è stata poi proiettata, molti anni dopo nel 2008, anche nella retrospettiva Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato al 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.[5]
«Il film mescola la cronaca col dramma, il documentarlo con l'episodio, il coro dei polesi in fuga con il tragico assolo del meccanico. E riesce meglio in questo che in quello. Ma tutto il film ha un suggello di nobiltà, una sua accorata fierezza. Il regista, aiutato da un'eccellente fotografia, è un Bonnard corretto e efficace; gli attori, Luigi Tosi, la Costanova, il Rizzo, e l'americana Constance Dowling, sono misurati e sicuri.»
«Malgrado talune lungaggini, il film riesce interessante e commovente. La regia è precisa e piena di sensibilità: buona la recitazione e la fotografia.[7]»
Il film è stato, molti anni dopo, selezionato tra i primi posti della lista dei 100 film italiani da salvare[8].
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