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barretta di wafer ricoperta di cioccolato Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Kit Kat è uno snack dolce composto, nella sua forma più conosciuta, da quattro barrette di wafer (tre biscotti e due strati di crema) ricoperte di cioccolato e unite, creato nel Regno Unito dalla Rowntree's nel 1935 e dal 1988 prodotto da Nestlé.
Kit Kat | |
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Categoria | Snack |
Tipo | Barretta al cioccolato |
Marca | Nestlé |
Anno di creazione | 1935 |
Nazione | Regno Unito |
Slogan | «Fai un break, spezza con Kit Kat» |
Ingredienti | zucchero, farina di frumento, burro di cacao, latte scremato in polvere, pasta di cacao, lattosio, grasso vegetale, siero di latte in polvere, burro anidro, cacao magro, emulsionante lecitine di girasole, lievito, agente lievitante carbonato acido di sodio, sale, aromi[1]. |
Valori nutrizionali medi in 100 g | |
Valore energetico | 520 Kcal/2190 kJ |
Proteine | 7,0 g |
Carboidrati | 60,0 g |
Grassi | 27,0 g |
www.kitkat.com | |
Il Kit Kat nasce a York nel 1935, nella fabbrica della Rowntree's[2][3] (prezzo 2 penny): l'idea delle barrette nasce in seguito alla proposta di un operaio, il quale richiese attraverso la scatola dei suggerimenti "uno snack che un operaio potesse portare nella sua cassetta del pranzo per il lavoro". La barretta ebbe un successo strepitoso, tanto da diventare il prodotto di punta della Rowntree, ruolo che manterrà fino al 1988, data dell'acquisto della compagnia dolciaria yorkese da parte della Nestlé, da quel momento in poi azienda produttrice del KitKat.[2]
Fanno eccezione gli Stati Uniti, dove vengono prodotte sotto licenza dalla Hershey, in base a un accordo del 1969 con la Rowntree (che in quell'anno si era fusa con la Mackintosh, altra compagnia dolciaria inglese, dando vita alla multinazionale Rowntree Mackintosh) secondo il quale la Hershey ha l'esclusiva sulla produzione e distribuzione dei Kit Kat e dei Rolo negli Stati Uniti d'America, e fino al 2000 il Giappone, nazione in cui Rowntree Mackintosh concesse nel 1972 la licenza di produzione del prodotto alla compagnia dolciaria Fujiya Confectionery: quando per quest'ultima nel 1989 decaddero i diritti di utilizzo del brand nel Paese precedentemente conferitogli da Rowntree Mackintosh, divenuta di proprietà di Nestlé l'anno precedente in seguito all'acquisizione dell'intero gruppo dolciario del Regno Unito da parte del colosso svizzero dei beni di consumo, per mantenere sul mercato il prodotto Nestlé e Fujiya formarono una joint venture chiamata Nestlé Mackintosh K.K., il cui incarico era appunto quello di produrre e distribuire Kit Kat in Giappone, nella quale Nestlé deteneva il 66% e Fujiya il restante 34%. Nel 2000 Nestlè ha rilevato dalla società giapponese anche la quota residua in mano a Fujiya, divenendo così titolare unica del brand anche nel mercato nipponico. Nel 2013 Google e Nestlé hanno stretto un accordo per chiamare la versione 4.4 del sistema operativo Android "KitKat", in continuità con la scelta della grande G di usare nomi di dolci per le release.[4] Nel 2018 la Corte di Giustizia Europea ha rigettato un'iniziativa legale di Nestlé mirante ad ottenere il copyright internazionale sulla tutela del brand, ossia una sorta di brevetto della sua forma fatta di quattro barre trapezoidali di wafer e cioccolato allineate su una base rettangolare (note al pubblico come le quattro dita di Kit Kat), in modo che nessun'altra compagnia potesse lanciare sul mercato prodotti simili che imitassero il Kit Kat.[5][6]
La barretta nasce nel 1935 col nome Rowntree's Chocolate Crisp.[7] Continuerà ad essere chiamata così fino al 1937, quando venne rinominata Kit Kat Chocolate Crisp, nome che manterrà fino al secondo dopoguerra, quando muterà nell'attuale Rowntree's Kit Kat, o più semplicemente Kit Kat. Vi sono diverse controversie riguardanti sia la corretta scrittura del nome, sia circa la sua origine.
La prima questione vede contrapposte la grafia KitKat contro la più comune Kit Kat; la stessa Nestlé è piuttosto contraddittoria: sebbene infatti, in un comunicato ufficiale rilasciato nel Regno Unito, abbia dichiarato che il termine sia unico (KitKat), essa si smentisce da sola sul sito ufficiale, dove il prodotto viene presentato col nome doppio (Kit Kat). Per quanto riguarda l'origine, seppure incerta, sembra che l'etimologia più accreditata sia quella che vede la maternità nel Kit-Cat Club, un circolo culturale londinese fondato nel XVIII secolo frequentato da politici, letterari, e anche dipendenti della Rowntree, il quale teneva le sue riunioni nel negozio di pasticceria di Cristopher Catling, che venne soprannominato col vezzeggiativo Kit Cat, nome col quale serviva agli ospiti anche delle meat pie da lui prodotte e che lui chiamava appunto Kit-Cats.[8][9] La Rowntree, prese l'inspirazione dal nome del per il lancio di un nuovo prodotto, e, nel 1911, decise di registrare entrambi i nomi Kit-Cat e Kit Kat; tuttavia fu soltanto negli anni venti che il marchio comparve sul mercato: originariamente il prodotto era una scatola di cioccolatini la cui denominazione scelta da Rowntree fu Kit-Cat; nel 1935 intanto la società aveva avviato la produzione di una barra di wafer e cioccolato chiamata Rowntree's Chocolate Crisp; nel 1937 Rowntree, considerando il fatto che nel proprio catalogo di prodotti erano già presenti molti altri prodotti di questo tipo, decise di togliere dal mercato la scatola di cioccolatini Kit Cat e di rinominare la Chocolate Crisp Kit Kat Chocolate Crisp (destinata ad essere chiamata solamente Kit Kat dal dopoguerra in poi).
Il logo, fin dal 1935 è un'ellisse rosso e bianco che contiene la scritta rossa KitKat, seppure con lievissime differenze apportate nel tempo per renderlo più moderno ed eccezion fatta per gli Stati Uniti dove la Hershey distribuiva KitKat con un logo diverso fino al 2002, quando si è uniformata al resto del mondo. La versione attuale è stata creata nel 1973.[10] Anche la confezione ha subito poche modifiche dalla sua origine: i colori, seppure più vivaci, sono da sempre il rosso e il bianco (originariamente tendente al bianco crema); una piccola parentesi avvenne nel periodo fra il 1945 e il 1947, quando, a causa della mancanza di latte, le barrette venivano ricoperte con cioccolato fondente, e il pacchetto si presentava blu e bianco (probabilmente per una precisa di scelta di fair play della Rowntree verso i propri consumatori, in quanto il nuovo colore dell'incarto aveva lo scopo di far distinguere il nuovo prodotto privo di wafer da quello precedente).[11]
In Giappone Kit Kat è considerato quasi alla stregua di un oggetto di culto: ne esistono in commercio addirittura 400 tipi diversi. Già nel 2000 (ossia l'anno in cui Nestlé ha preso pieno controllo del brand anche sul mercato nipponico, rilevando la quota detenuta da Fujiya nella joint venture che ne gestiva la distribuzione nel Paese) grazie al successo ottenuto dal lancio della versione alla fragola e di svariate edizioni regionali e limitate, Nestlé capì dell'enorme potenziale del prodotto e del suo impatto sui consumatori giapponesi; dal 2010 le vendite sono aumentate di circa il 50%. L'idolatria verso il prodotto in Giappone ha comunque radici precedenti: quando nel 1973 Fujiya rilevò da Rowntree Mackintosh la licenza del prodotto nel Paese, puntò a presentare i Kit Kat come snack esotici, ma quando nel 1988 Nestlé rilevò Rowntree, prese il controllo della produzione e delle vendite e decise di cambiare completamente strategia di marketing, finendo per spacciarli per prodotti locali. La prima azzeccata intuizione fu l’assonanza del nome con l’espressione “kitto katsu”, che in giapponese significa “ne uscirai vincitore”, e che trasformò il Kit Kat in dolcetti beneauguranti, regalati come portafortuna per occasioni importanti (come, per esempio gli esami di scuola).[12]
I Kit Kat hanno molte varietà: possono variare per gusto, dimensione e numero di barrette (in inglese fingers, dita). Esistono poi delle edizioni speciali temporanee o permanenti. In Italia la confezione standard presentava fino a metà anni settanta solo 2 barrette, poi salite a 3, e a 4 dai primi anni ottanta.
Barrette Standard
Barrette Chunky
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