Pioniere e innovatore dell'industria d'animazione americana, fu una delle figure chiave della United Productions of America (UPA),[1] nonché fondatore dello studio indipendente Storyboard, Inc. (successivamente rinominato Hubley Studio).[2] Hubley tentò di creare opere più complesse, da un punto di vista emozionale e visivo, rispetto a quelle prodotte da studi contemporanei quali Walt Disney Company e Warner Brothers Animation.[3]
Hubley sviluppò un interesse nei confronti dell'arte fin da piccolo, anche grazie al fatto che sia sua madre che sua nonna materna erano pittrici professioniste.[4] Dopo le scuole superiori si iscrisse all'ArtCenter College of Design per studiare pittura. Dopo tre anni di frequentazione dei corsi, a ventidue anni venne preso dalla Walt Disney Animation Studios.[5] Sebbene il suo talento fosse stato immediatamente riconosciuto tanto da assumere subito il ruolo di direttore dell'animazione di Fantasia, Hubley si sentì costretto dall'approccio conservatore all'animazione dell'azienda, che dunque lasciò nel 1941 in seno allo sciopero degli animatori. Si unì alla First Motion Pictures Unit, per poi seguire altri colleghi ed ex-colleghi nella fondazione dell'Industrial Poster Service (poi United Productions of America). Alla UPA Hubley svolse svariati ruoli e diresse numerosi cortometraggi, tra cui The Ragtime Bear (1949), che per la prima volta presentava il personaggio di Mr. Magoo, da lui co-creato.
Nel 1952, Hubley venne costretto a lasciare la UPA in seguito al rifiuto di denunciare chi nell'azienda fosse vicino al comunismo, portando a un'eventuale investigazione su di lui condotta dalla House Un-American Activities Committee. Riuscì però a fondare subito dopo un proprio studio d'animazione, per capitalizzare sull'industria degli spot pubblicitari.[6] Nel 1954 il Solomon R. Guggenheim Museum lo contattò per realizzare un cortometraggio d'animazione, il primo finanziato dal museo.[7]
Hubley collaborò con jazzisti come Dizzy Gillespie, Benny Carter e Quincy Jones e spesso usò per i suoi film dialoghi improvvisati dai doppiatori, creando in questo modo uno stile d'animazione nuovo e inusitato per esprimere emozioni e sentimenti e contribuendo all'evoluzione del modernismo postbellico.[8] John e Faith Hubley sono infatti spesso considerati i più importanti animatori indipendenti americani e, in generale, due tra i più influenti della storia del medium.
(EN) John Hubley e Zachary Schwartz, Animation Learns A New Language, in Hollywood Quarterly, vol.1, 4ªed., luglio 1946, 360–363, DOI:10.2307/1209495, JSTOR1209495.