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storico, grecista, filologo e filosofo libero pensatore irlandese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
John Bagnell Bury (Clontibret, 16 ottobre 1861[1] – Roma, 1º giugno 1927) è stato uno storico, filologo, filosofo, grecista e libero pensatore irlandese.
Bury è nato e cresciuto a Clontibret, nella contea di Monaghan, in Irlanda. Suo padre era rettore della Chiesa d'Irlanda, appartenente alla comunione anglicana. Bury studiò dapprima a casa, con i genitori; poi frequentò il Foyle College di Derry e il Trinity College di Dublino, laureandosi nel 1882 e guadagnando una borsa di studio nel 1885. Nel 1893 vinse la cattedra in storia moderna al Trinity College, mentre nel 1898 divenne Regius professor di greco[1]. Nel 1890 curò un'edizione delle Nemee di Pindaro, con il titolo di Nemean Odes of Pindar, mentre due anni dopo diede alle stampe un'edizione delle Istmiche (Isthmian Odes of Pindar, 1892)[1]
Conservò entrambe le posizioni di insegnamento fino al 1902, quando passò a insegnare storia moderna all'Università di Cambridge[1].
A Cambridge, Bury divenne mentore di Steven Runciman, il quale si sarebbe successivamente definito (sia pure falsamente) come "primo e unico studente" di Bury. In realtà, in un primo tempo, Bury si mostrò ostile nei confronti di Runciman. Quando Runciman gli accennò della sua familiarità con il russo, Bury gli assegnò una serie di articoli bulgari da tradurre e pubblicare; fu l'inizio di una solida collaborazione.
Bury rimase a Cambridge, come Regius Professor of Modern History, dal 1902 fino alla sua morte, avvenuta a Roma all'età di 65 anni.
I lavori di Bury spaziano dalla Grecia antica ai papati del diciannovesimo secolo. I suoi due lavori di storia della filosofia trattano degli ideali di progresso e razionalità dell'era vittoriana. Con Frank Ezra Adcock e S. A. Cook pubblicò, nel 1919, la Cambridge Ancient History .
Notevoli sono i suoi libri sulla storia romana[2] oltre che, in particolare la sua edizione della classica opera di Edward Gibbon, The History of the Decline and Fall of the Roman Empire (1896-1900).
Nei suoi studi si è anche interessato di storia dell'Impero bizantino, argomento che molti altri storici inglesi, a partire dallo stesso Edward Gibbon, avevano trascurato.
«In ogni epoca [...] il numero di coloro che hanno voluto ragionare di testa propria è sempre stato molto esiguo, e probabilmente così sarà anche per l'avvenire.»
La sua notorietà in Italia è legata soprattutto alla traduzione della sua opera principale: Storia della libertà di pensiero, Feltrinelli, Milano, 1962 (A History of Freedom of Thought, Oxford University Press, 1913, 1952). Ancora oggi Bury è ricordato come un vero educatore ed un libero pensatore per le idee originali da lui elaborate e diffuse, soprattutto in un momento storico in cui in Europa maggiormente era il bisogno a causa dell'affermarsi dei totalitarismi. Per Bury, infatti, libertà di pensiero e progresso sono due beni irrinunciabili per una società democratica e non può esservi l'uno senza dell'altro. La libertà di pensiero non deve mai essere limitata o frenata, perché quando s'impedisce agli uomini di ragionare, la ragione si addormenta e produce mostri. Libertà di pensiero e progresso sono inestricabilmente connessi tra di loro al punto che l'una non può esistere senza l'altra. Il pensiero di Bury sulla libertà di pensiero è stato divulgato a partire dal 1951 da Harold John Blackham, che ha ripubblicato fedelmente la sua Storia del 1913, aggiungendo un Epilogo di 35 pagine, scritto secondo il punto di vista di Bury, per aggiornare la sua analisi storica.
La stessa casa editrice, dopo la morte di Bury, ha pubblicato in Italia anche Storia dell'idea di progresso, un altro suo libro che è come la seconda faccia del suo pensiero.
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