scultore britannico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Jason deCaires Taylor (Dover, 12 agosto 1974) è uno scultore britannico.
È noto soprattutto per l'installazione di sculture subacquee in siti specifici che danno vita progressivamente a barriere coralline artificiali. Queste opere riflettono i suoi interessi di scultore, ambientalista, fotografo subacqueo e istruttore di immersioni subacquee. I suoi lavori a Grenada rientrano tra le 25 maggiori meraviglie del mondo di National Geographic. Ha creato il più grande museo di scultura subacquea del mondo, l'Underwater Museum Cancún, situato al largo della costa tra Cancún e Isla Mujeres, in Messico.
Figlio unico di padre inglese e madre della Guyana, studia nel Kent per poi laurearsi nel 1998 in Scultura e Ceramica, presso il Camberwell College of Arts Institute di Londra[1]. Fin da bambino inizia a manifestare la passione per il mare che si concretizza in un brevetto da istruttore di immersioni subacquee all'età di 18 anni[2].
Inizialmente realizza opere d'arte per mostre e gallerie, per poi rendersi conto della maggiore potenzialità di installazioni ambientali in luoghi della terra poco conosciuti o nei quali si sono verificate catastrofi naturali[3]. Le sue opere sottomarine, enigmatiche ed evocative, affrontano temi diversificati: dalla vita quotidiana a temi politico-sociali come quello della migrazione[4]. Le sue sculture incoraggiano gli organismi viventi sottomarini a crescere e modificare le superfici, che subiscono, così, un'evoluzione da cemento a barriere coralline artificiali[5]. Le sue creazioni spesso alludono alla relazione dell’umanità col mondo naturale e alla necessità di conservazione, decadimento e rinascita di quest'ultimo[6]. Sono per lo più ispirate a persone reali[7].
Nel 2009 trasferisce il suo studio in Messico, dove crea il primo museo subacqueo al mondo[8], il Cancún underwater museum (Museo subacuatico de arte, meglio noto come MUSA)[9], composto da più di 485 sculture sommerse e 30 pezzi sulla terraferma tra la costa di Cancun e la costa occidentale dell'Isola Mujeres[10]. Il progetto è stato commissionato e supportato nel 2008 dalla CONANP (Commissione nazionale delle aree naturali protette nazionali) e dall’Associazione nautica di Cancún, ufficialmente aperta nel novembre del 2010[11].
Su alcune opere l'artista impianta coralli vivi recuperati da aree di barriera corallina danneggiata[12]:
La Evolución Silenciosa (L'evoluzione Silenziosa), installata novembre del 2010, è considerata la più grande collezione di arte subacquea[13]. E', infatti, composta da 450 sculture in cemento a grandezza naturale, posizionate, una di fianco all'altra, su un'area sabbiosa di circa 420 metri quadri[14]. La posizione è stata scelta strategicamente per reindirizzare i visitatori in zone lontane dalle scogliere naturali, così che queste possano rigenerarsi[15]. Le opere toccano temi storici e contemporanei, formano singoli blocchi che danno vita ad una complessa barriera corallina artificiale in cui prolifera la vita acquatica[16]. Se in prossimità l'insieme evoca una folla di persone, in lontananza la forma ricorda quella di un occhio[17].
Alla fine del 2013 l'artista ha già collocato quasi 700 sculture in diverse zone del mondo[18]. Ocean Atlas (Atlante dell'oceano), situata alle Bahamas, con i suoi cinque metri di altezza e 60 tonnellate di peso, è considerata la più grande scultura subacquea al mondo[19].
Nel 2015 realizza la sua prima opera a Londra, The Rising Tide (La marea crescente). Questa è situata nei pressi di sedi politico-istituzionali; è quindi visibile da tutti coloro che sono coinvolti nel dibattito sul cambiamento climatico e che sono, spesso, responsabili di politiche dannose per l'ambiente[20].
Nel 2016 si stabilisce a Lanzarote, dove lavora ad un nuovo museo sottomarino, il Museo Atlantico, a 300 metri di distanza dalla costa[21]. Questo è costituito da circa 300 sculture, alcune semplicemente in piedi, altre in posizioni più complesse (un uomo sdraiato su una pira funeraria, un gruppo di rifugiati su una barca). Dal 10 gennaio 2017, il museo è stato aperto ai sub accompagnati da guide museali[22].
Nel 2017 crea l'Australian Museum of underwater art a Townsville[23].
È stato riconosciuto tra i primi artisti a integrare l'arte contemporanea con la conservazione della vita marina. Le sue installazioni, infatti, contribuiscono a preservare le barriere coralline naturali, già sottoposte agli effetti dell'inquinamento marino, del riscaldamento globale, oltre a danni derivanti da uragani e pesca eccessiva[24].
Lavorando a fianco di biologi marini, utilizza materiali resilienti, stabili e rispettosi dell'ambiente. Utilizza un tipo di cemento a pH neutro che favorisce la crescita del corallo e inserisce frammenti di corallo danneggiati nelle sue figure[25]. Le sue sculture sono habitat per la vita marina e favoriscono un aumento della biomassa degli ecosistemi locali[26].
Le opere sono posizionate in modo preciso sul fondo del mare per evitare le correnti[27]. Il critico d'arte David De Russo le definisce "un'esibizione evolutiva vivente [...]. Sono un mezzo per trasmettere speranza e consapevolezza ambientale"[28].
Il lavoro di Taylor è stato classificato come eco-arte ed è stato presentato nel 2010 da Greenpeace in una campagna concomitante con la Conferenza sul clima delle Nazioni di Cancún[24].
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