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gruppo sociale di persone che svolgono un'attività intellettuale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Intelligencija (in russo интеллигенция?, in polacco inteligencja) o intellighenzia (impropriamente intellighentsia oppure intellighentzia ed erratamente intellighèntsija, intelligentsia e intellighentia[1]) è una parola russa che indica un determinato gruppo sociale (più o meno esteso, per esempio, un popolo, una parte politica, un credo religioso, ecc.), formato dalle persone più rappresentative tra coloro che svolgono un'attività intellettuale, sia essa di natura scientifica, artistica e amministrativa, tale da porli in un ceto culturale e creativo più elevato.
Secondo alcuni sociologi all'interno della intellighenzia si devono inserire gli intellettuali, ma anche i dirigenti, i funzionari dell'amministrazione pubblica, i politici, i medici, ecc., in quanto l'attività intellettuale conferisce loro compiti anche organizzativi e direttivi del lavoro altrui.
Secondo l'opinione di altri sociologi vanno annoverati nella definizione solo gli intellettuali in senso stretto[2], occorrendo distinguere il caso di coloro che prendono parte ad attività intellettuali da coloro che appartengono all'establishment in un qualunque tipo di società.
Sembra che il termine fosse già usato in Russia nel XVIII secolo, originato dalla traduzione della parola francese "intelligence", ed era riferito agli intellettuali di origine nobile che occupavano incarichi pubblici. Nel corso del XIX secolo venne riferito indifferentemente a tutta la classe colta della popolazione, distinguendo tuttavia gli intellettuali non nobili o declassati con il termine di Raznočincy (Разночинцы), letteralmente gente comune.
La pronuncia di "intellighenzia" deriva da quella classica della lingua latina, che pronunciava la 'g' di e come dura.
Il termine Intelligencija appare nei diari datati 1836 del russo Vasilij Andreevič Žukovskij, ma fu reso popolare dal filosofo polacco Karol Libelt dopo la pubblicazione nel 1844 del suo libro O miłości ojczyzny (L'amor di patria) e soprattutto dallo scrittore e giornalista russo Pëtr Boborykin (1836–1922), che l'utilizzò nella sua rivista "Biblioteca per la lettura" (Библиотека для чтения, Biblioteka dlja čtenija), affermando di averlo tratto dal tedesco, e rese protagoniste dei suoi romanzi molte figure di intellettuali.
Successivamente l'uso della parola si è esteso in gran parte del mondo e in diverse lingue per indicare il gruppo che ha la superiorità intellettuale o, a volte ironicamente, che ritiene di averla.
Uno dei fondatori della teoria dell'intellighenzia, Vitalij Tepikin, propose un sistema di segni per caratterizzare l'intellighenzia:
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