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mistico indiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Hazrat Inayat Khan (Vadodara, 5 luglio 1882 – Nuova Delhi, 5 febbraio 1927) è stato un mistico, musicista e scrittore indiano.
Nato e cresciuto in una famiglia dedita alla musica, si distinse anch'egli come abile musicista. Spinto dal suo maestro ad armonizzare l'Oriente e l'Occidente per la sua musica, dopo essersi avvicinato e appassionato al Sufismo, emigrò nel 1910 negli Stati Uniti d'America, e successivamente in Europa, per diffondere la filosofia sufi.[1]
Fondò la "Universal Sufism", un movimento spirituale basato sull'unità di tutti i popoli e di tutte le religioni. Il suo messaggio universale della Divina Unità, il Tawḥīd, predicava l'amore, la pace, l'armonia e la libertà spirituale, mostrando l'efficacia del Sufismo per il pubblico occidentale del tempo.
Tornato in India nel 1926, vi morì l'anno successivo.[1]
I suoi discepoli ne divulgarono i pensieri, raccolti in libri come Il messaggio, Note di musica silenziosa e Perle dell'oceano invisibile.[2]
Hazrat Inayat Khan era discendente, dalla parte della nonna materna, della casata di Hyder Ali e di Fateh Ali Tipu, condottieri indiani che si scontrarono a più riprese con gli inglesi nelle Guerre anglo-mysore. Durante i suoi viaggi, incontrò a New York Ora Ray Baker, che divenne sua moglie nel 1913 assumendo il nome di Ameena Begum. La coppia ebbe quattro figli:
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