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Il veterinario è una miniserie televisiva italiana con protagonista Gigi Proietti.
Il veterinario | |
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Paese | Italia |
Anno | 2005 |
Formato | miniserie TV |
Genere | commedia drammatica |
Puntate | 2 |
Lingua originale | italiano |
Crediti | |
Ideatore | Gigi Proietti |
Regia | José María Sánchez |
Soggetto | Salvatore Basile, Gigi Proietti |
Sceneggiatura | Salvatore Basile, Paolo Lanzillotto, Andrea Oliva |
Interpreti e personaggi | |
| |
Fotografia | Claudio Sabatini |
Montaggio | Roberto Siciliano |
Musiche | Pino Donaggio |
Scenografia | Alida Cappellini, Giovanni Licheri |
Costumi | Marina Maruccia |
Produttore | Adriano Ariè & Guglielmo Ariè |
Casa di produzione | Solaris Cinematografica & Rai Fiction |
Prima visione | |
Dal | 30 gennaio 2005 |
Al | 31 gennaio 2005 |
Rete televisiva | Rai 1 |
Gigi Garulli è un medico veterinario che vive con la moglie ed i suoi due figli in una bella villa. Oltre a svolgere la professione di medico veterinario, Gigi è anche il responsabile del settore qualità presso la Sgnak, fabbrica di alimenti per animali di proprietà del suocero. Quando però la fabbrica, e in particolare Gigi, vengono accusati dai consumatori per una partita di bocconcini avariati, cominciano i guai.
Il formato originario è quello della miniserie televisiva composta da 2 puntate; in questo formato, la fiction venne trasmessa in prima visione TV il 30 e il 31 gennaio 2005 in prima serata su Rai 1. In seguito, la rete ammiraglia della Rai ha riproposto la fiction in una sola puntata, cioè nel formato di film tv, disponibile gratuitamente sul sito Rai.tv.
Questa fiction venne realizzata nel 2004 dalla Solaris Cinematografica e da Rai Fiction, le stesse case di produzione della serie televisiva Il maresciallo Rocca, di cui Gigi Proietti è protagonista. Quest'ultimo, non solo ha ideato la fiction ed ha interpretato il personaggio principale, ma ha anche collaborato alla stesura del soggetto dell'opera audiovisiva, girata e ambientata a Roma.
In questa fiction l'attrice Micol Olivieri viene menzionata nei titoli di testa con il suo nome anagrafico completo: Micol Andrea Maria Olivieri.
«Il veterinario è una fiction garbata, di maniera, un prodotto onesto e sincero in confezione familiare. Il discorso potrebbe finire qui. Punto e basta. Con gli annessi complimenti a un bravissimo Gigi Proietti, al suo talento, al suo coraggio. [...] Il veterinario [...] possiede infatti le carte necessarie per accompagnare una cordiale serata televisiva del gennaio 2005: ottime maniere, buoni sentimenti, un plot che scorre verso la migliore delle soluzioni, il garbo di una denuncia contro ogni forma d'intolleranza; insomma, ti metti lì e passi più di un'ora in compagnia di uno spettacolo «edificante». Senza contare il fascio di luce che illumina il tema dell'amore per gli animali [...]. I guai, i limiti, le carenze, l'imbarazzo che si coglie affrontando la visione de Il veterinario appartiene tutto al modesto lavoro degli sceneggiatori. [...] Affinché le colpe siano equamente ripartite, si sappia che la regia de Il veterinario è di José Maria Sanchez, mentre gli sceneggiatori (i veri colpevoli dei suoi limiti) sono Salvatore Basile, Paolo Lanzillotto, Andrea Oliva. Credeteci sulla parola: certi dialoghi gridano vendetta!»
«[...] Un po' una stuppidaginetta, questa del veterinario, una storia sgangherata [...]. Molte cose inverosimili, ma insomma un paio d'orette scacciapensieri, con Roma bella a far da sottofondo, e sostenute da quel marpione di Proietti.»
«Per brutto è brutto, su questo non c'è - temiamo - nulla da dire. Tuttavia, bizzarramente, il film tv «Il veterinario» [...] non lascia un cattivo ricordo. [...] Per brutto è brutto, però di una bruttezza che fa quasi tenerezza; dopo un pessimo inizio raggiunge nella definizione dei personaggi una bonaria simpatia; è affidato nei ruoli di protagonista a due bravi attori, e ad un gruppo di comprimari efficaci. [...] Il nucleo centrale sulla vita dei barboni (idealizzata, si capisce, stile comedy) è la parte migliore del film, prima insopportabile. In seguito la storia mantiene l'aggancio con quell'ambiente; e siccome appunto è la cosa migliore del film, inevitabile pensare che forse sarebbe stato meglio costruirlo interamente su quel mondo [...]. Certo, lo sviluppo narrativo è forzato, il gioco delle psicologie è artificioso (vedi il cambiamento dell'odioso figlio adolescente); se fosse fatto apposta, «Il veterinario» sarebbe un capolavoro di surrealismo, come i romanzi di Fantômas di Allain & Souvestre. Ma inutile tirar la croce addosso a una minuscola commedia benintenzionata che, tutto sommato, nel complesso riesce abbastanza cordiale.»
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