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film del 2009 diretto da Elia Suleiman Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il tempo che ci rimane (The Time That Remains) è un film del 2009 diretto da Elia Suleiman.
Il tempo che ci rimane | |
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Titolo originale | The Time That Remains |
Lingua originale | ebraico, arabo, inglese |
Paese di produzione | Regno Unito, Italia, Belgio, Francia |
Anno | 2009 |
Durata | 109 min |
Rapporto | 16:9 |
Genere | commedia, drammatico |
Regia | Elia Suleiman |
Soggetto | Elia Suleiman |
Sceneggiatura | Elia Suleiman |
Produttore | Michael Gentile |
Produttore esecutivo | Hani Farsi, Patrick Quinet, Valerio De Paolis, Arlette Zylberberg |
Casa di produzione | The Film, Nazira films, Artemis productions, BiM Distribuzione, France 3 Cinema, RTBF, Belgacom |
Distribuzione in italiano | BiM Distribuzione |
Fotografia | Marc-André Batigne |
Montaggio | Véronique Lange |
Effetti speciali | Pini Klavir |
Musiche | Matthieu Sibony |
Scenografia | Sharif Waked |
Costumi | Judy Shrewsbury |
Trucco | Sigalit Grau |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Il regista palestinese firma anche il soggetto, la sceneggiatura, oltre ad essere uno degli interpreti principali.
Il film è la cronaca dal 1948 di una famiglia palestinese residente a Nazareth. Il regista Elia Suleiman (che interpreta se stesso) giunge in aereo in Israele e sale su un taxi guidato da un israeliano. Durante il viaggio si scatena un furioso temporale e il tassista, che ha perso l'orientamento, si ferma. Suleiman si lascia andare ai ricordi e ricostruisce i rapporti fra Israele e i Palestinesi attraverso quattro episodi che si susseguono senza soluzione di continuo l'uno con l'altro:
I giudizi della critica specializzata sull'opera diretta da Elia Suleiman sono stati positivi. Di quest'opera sono sottolineati da una parte l'impegno civile, dall'altra l'atteggiamento schivo dell'autore il quale nel film non pronuncia neanche una battuta. Maurizio Porro parla di «espressivo silenzio» che da storie private conduce alla grande Storia[1]. Un giudizio analogo dà Giona Nazzaro su Micromega il quale paragona Suleiman a Buster Keaton, Stan Laurel e Jacques Tati[2].
Qualche riserva per Mereghetti. Pur giudicando Il tempo che ci rimane «il film di maggior respiro e ambizione di Suleiman», nel quale non mancano i momenti geniali, sconcertanti e comici, «si ha però l'impressione di un film terminale e privato, chiuso nel suo dolore ma anche nel suo ermetismo»[3].
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2009[4] e al Toronto International Film Festival[5]. Ha vinto il Gran premio della giuria all'Asia Pacific Screen Awards del 2009[6], mentre a Suleiman è stato consegnato il premio per la migliore regia al 24º Festival internazionale del cinema di Mar del Plata[7].
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