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Il pifferaio è un dipinto del pittore genovese Bernardo Strozzi realizzato a olio su tela e conservato a Genova nei Musei di Strada Nuova (Palazzo Rosso).
Il pifferaio | |
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Autore | Bernardo Strozzi |
Data | 1624 circa |
Tecnica | Olio su tela |
Dimensioni | 73×61 cm |
Ubicazione | Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso, Genova |
La tela è documentata dal 1684 nei beni di Gio. Francesco I Brignole-Sale (1643-1694) e fu commissionata credibilmente da suo padre, Anton Giulio I, o dal nonno: Gio. Francesco Brignole[1]. La collocazione dell’opera nella quadreria al secondo piano nobile della dimora familiare a Palazzo Rosso comportò un ingrandimento della tela che venne riportata alle dimensioni originali durante il restauro effettuato nel 1959[2]. Nel 1717 il dipinto fu elencato nell'inventario di divisione dei beni tra Gio. Francesco II e suo fratello Gio. Giacomo, e venne assegnato al primo[3]. A seguito delle vicende ereditarie entrò in possesso di Maria Brignole-Sale De Ferrari che lo donò nel 1874 al Comune di Genova. Nel 1995 si è proceduto ad una nuova verniciatura e ad analisi riflettografiche che hanno dimostrato come il piffero abbozzato inizialmente fosse lievemente più corto: l’allungamento sembrerebbe credibilmente realizzato per ottenere una maggiore profondità di campo[2].
Esistono diverse versioni dello stesso tema, ma l'opera di Palazzo Rosso divenne la più conosciuta poiché già dal XVIII secolo la collezione Brignole-Sale risultava rinomata fra viaggiatori ed esperti del settore. La principale caratteristica del pifferaio, attribuito con certezza allo Strozzi, è l'uso del colore e la chiara influenza della scuola fiamminga, ampiamente presente nel panorama genovese dell'epoca. Tipicamente nordica è infatti la scelta di un soggetto di genere, oltre che l'uso del chiaroscuro, la resa minuziosa dei dettagli e l'impiego di una cromia densa e corposa[1]. Date le similitudini stilistiche e iconografiche con La cuoca (anch'essa nella collezione Brignole-Sale) l'opera è datato intorno al 1624, un periodo molto prolifico dello Strozzi, che grazie alla protezione del mecenate Gio. Carlo Doria poté frequentare un ambiente intellettuale, laico e variegato che lo spinse a cimentarsi nella pittura di genere.
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