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romanzo scritto da Giuseppe Pontiggia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il giocatore invisibile è un romanzo dell'autore italiano Giuseppe Pontiggia pubblicato nel 1978 e tradotto in varie lingue.
Il giocatore invisibile | |
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Autore | Giuseppe Pontiggia |
1ª ed. originale | 1978 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | psicologico |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Milano,[1] epoca contemporanea |
Il romanzo arrivò in finale al Premio Campiello.[2]
Un professore universitario di lettere classiche è violentemente attaccato in una lettera pubblicata sulla rivista specialistica La parola agli antichi, per aver fornito un'etimologia sbagliata della parola ipocrita. Il nome dell'autore della lettera non è riportato, così il professore si scervella su chi possa essere. Inizialmente pensa al suo collega Salutati, ma per confermare la sua ipotesi chiede il parere di Martelli, direttore di un'altra rivista, che gli suggerisce invece un altro docente, Carulli.
Il critico letterario Vicini incontra Salutati in un bar; insieme discutono della lettera. Vicini sospetta di Daverio, da sempre in competizione col professore per la carriera e un tempo anche per la stessa donna, poi divenuta moglie del biasimato.
Rimuginando tra sé e sé, il professore pensa anche che l'autore possa essere Liverani, ma ma scarta subito l'idea: lo stesso Liverani, quando gli parla, dice di sospettare di Daverio. Il professore riferisce il colloquio alla moglie, che gli suggerisce di parlarne col sempre informato Vicini. Egli poi lo incontra al circolo degli scacchi Paul Morphy: Vicini fa anche a lui il nome di Daverio.
Poco tempo dopo, il professore ha un abboccamento col suo antico rivale, al quale allude della spiacevole vicenda, ma questi non si sbottona. Il professore si confida con la sua amante, una giovane poetessa; in Daverio, d'altra parte, si è riaccesa la passione per la moglie del professore, che però non gli dà corda, e ciò lo tormenta, come rivela a Martelli. Il professore convoca nel suo studio all'università il suo studente Frigerio, sul quale il suo assistente nutre dei sospetti, che sottopone a uno stringente interrogatorio, dal quale tuttavia non ottiene alcun risultato utile. Decide perciò di risolvere il problema alla radice intrufolandosi nella redazione de La parola agli antichi e lasciandosi chiudere dentro alla sera, per poi rovistare negli archivi.
Il mittente della lettera risulta essere un certo professor Ettore Pasini, di Santa Margherita Ligure. Mentre esce dallo stabile, il professore è scoperto dal custode che, dopo essersi fatto pregare molto, acconsente a non denunciarlo. Si reca allora a casa di Pasini e lo affronta, ma l'insegnante ligure, che conosceva il suo ospite di fama e lo stimava, cade dalle nuvole: convintosi che non può essere lui l'autore della lettera, il docente universitario se ne va con tante scuse. La sua mossa successiva è l'invio di una replica alla rivista, e per soppesare ogni singola parola chiede l'aiuto del suo amico Cattaneo, ex scrittore, che gli fa ulteriori rivelazioni su Daverio.
Il professore cerca d'influenzare la commissione di un concorso letterario di poesia, della quale fa parte anche Salutati, in favore della sua amante, ma non ci riesce, con grande delusione della donna. Riceve poi una lettera che l'esorta a recarsi in un villino di via Benedetto Marcello per scoprire il tradimento della moglie, la quale effettivamente si trova là in compagnia di un giovane. Ciò lascia basiti sia il professore sia Daverio, autore anche di questa lettera anonima, che finisce con l'uccidersi mediante un'overdose di tranquillanti.
Il professore, incontrando Salutati in una libreria, accenna alla tecnica scacchistica del sacrificio. Il suo interlocutore vi trova un'analogia col comportamento di Daverio e insieme riconoscono che anche lui, in fondo, è stato una vittima del destino, il vero giocatore invisibile che a tutti riserva la morte.
Il romanzo ha ricevuto critiche largamente positive. Maria Corti ha sottolineato come nel romanzo si possano individuare «diversi percorsi significativi» attraverso i quali «ogni particolare del testo, entrando in diversi sistemi di rapporti, si carica mirabilmente di più significati. La storia del libro è la storia di tutti questi significati».[10]
Dal romanzo furono tratti due film con lo stesso titolo: uno nel 1985, per la regia di Sergio Genni, e uno nel 2016, diretto da Stefano Alpini.
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