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film del 1939 diretto da Rowland V. Lee Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il figlio di Frankenstein (Son of Frankenstein) è un film del 1939 diretto da Rowland V. Lee.
Il figlio di Frankenstein | |
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Titolo originale | Son of Frankenstein |
Lingua originale | inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1939 |
Durata | 95 min |
Dati tecnici | B/N |
Genere | orrore |
Regia | Rowland V. Lee |
Sceneggiatura | Willis Cooper |
Casa di produzione | Universal Pictures |
Distribuzione in italiano | ENIC (1940) |
Fotografia | George Robinson |
Montaggio | Ted J. Kent |
Musiche | Frank Skinner |
Scenografia | Jack Skimmer |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Logo ufficiale del film |
Tra l'ostilità degli abitanti del villaggio, Wolf von Frankenstein riprende possesso, con la moglie Elsa e il figlioletto Peter, del castello in cui il padre Henry aveva generato il mostro, trovando poi la morte. L'unico amico di Wolf è l'ispettore Krogh.
Wolf fa presto conoscenza con Ygor, un fabbro demente sopravvissuto all'impiccagione, che gli mostra che la creatura creata del padre non è andata distrutta durante l'esplosione del laboratorio (del film precedente) e Wolf pensa di ridarle la vita per dimostrare agli abitanti del villaggio che il padre aveva ragione.
Quando il Mostro torna in vita però, esso si dimostra di nuovo muto e con un danno cerebrale. Ygor decide quindi di servirsene facendogli compiere una serie di omicidi contro quelli che lo avevano impiccato. Wolf viene a saperlo e dopo aver lottato contro Ygor gli spara, apparentemente uccidendolo, nel mentre il Mostro rapisce Peter.
Aiutato da Krogh, Wolf Frankenstein salva il figlio e sconfigge il Mostro, facendolo cadere in una fossa di zolfo fuso.
A seguito della fuoriuscita di Carl Laemmle dalla Universal e dell'embargo messo in atto nel 1936 dalla Gran Bretagna nei confronti dei film horror statunitensi, Karloff e Lugosi si trovarono entrambi a un punto morto delle rispettive carriere. Per oltre due anni, i film horror non furono più prodotti dagli Universal Studios. Il 5 aprile 1938, un cinema di Los Angeles sull'orlo del fallimento, decise di riprogrammare alcune pellicole di grande successo negli anni passati quali Frankenstein, Dracula e King Kong. Il sorprendente successo riscosso al botteghino ebbe conseguenze a livello nazionale, dove molti altri cinema rimisero in cartellone pellicole horror. Quindi la Universal decise di tornare a produrre un film della serie di Frankenstein.
Non essendo disponibile il regista James Whale, che non voleva girare più film horror, la Universal scelse Rowland V. Lee per dirigere Il figlio di Frankenstein. Nella pellicola, Lee esplorò tematiche serie quali famiglia, sicurezza, isolamento, responsabilità e relazioni padre-figlio.
Il figlio di Frankenstein segna un cambiamento nel personaggio del mostro rispetto al precedente La moglie di Frankenstein. In questo film la creatura è più opaca e nuovamente muta, circostanza motivata dal fatto che il mostro era rimasto danneggiato da un fulmine. Inoltre, curiosamente il mostro indossa un enorme gilet di pelliccia, mai visto nelle precedenti due pellicole di Frankenstein, forse per aggiungere colore al suo aspetto dato che il film avrebbe dovuto essere girato a colori. Egli viene trovato da Ygor e obbedisce ai suoi ordini. La creatura mostra qualche barlume di umanità in tre scene: dapprima quando è disturbato dalla propria immagine allo specchio, specialmente paragonando il suo aspetto a quello del Barone. Poi, quando scopre il corpo di Ygor, emettendo un forte urlo di dolore, e infine quando sta per uccidere Peter ma poi cambia idea. Mentre i primi due film sono chiaramente ambientati nel 1900, questo sembra svolgersi negli anni trenta, a giudicare dalle automobili che si vedono nel film.
Peter Lorre era stato inizialmente scritturato per la parte del Barone Wolf von Frankenstein, ma fu costretto a lasciare la produzione del film quando si ammalò.[1]
Secondo il documentario Universal Horror (1998), il film avrebbe dovuto essere a colori e venne anche girata qualche scena di prova in Technicolor, ma per ragioni artistiche e di budget si tornò al bianco e nero. Non sopravvive nessun test a colori del quale si sia a conoscenza, ma una clip, proveniente da un filmino amatoriale in Kodachrome girato allo studio durante la lavorazione del film, mostra Boris Karloff truccato da mostro e la sua pelle è dipinta di verde.
Questo terzo capitolo della saga del mostro di Frankenstein, dopo Frankenstein (1931) e La moglie di Frankenstein (1935), ambedue diretti da James Whale, benché generalmente sottovalutato, non è privo di ambizioni. A cominciare dagli evidenti riferimenti all'espressionismo tedesco[2], nei giochi di luce ed ombra, nell'uso di lenti deformanti, nelle scenografie e nei decor. Ma un altro motivo di interesse è dovuto al confronto tra le due icone dell'horror Universal degli anni '30: Boris Karloff (il mostro di Frankenstein), e Bela Lugosi (Dracula), cinque anni dopo The Black Cat, di Edgar Ulmer. A quel punto della sua carriera, per Karloff, l'identificazione col mostro comincia a costituire un ostacolo all'assunzione di nuovi ruoli[3]. Risulta evidente nel film, un relativo disimpegno dell'attore. Alcuni atti del mostro (ad es. il suo tenero rapporto con Peter, il figlio del barone) sono solo raccontati, altri riprodotti con espedienti (ad es. l'uccisione del farmacista, rappresentata con un gioco di ombre su uno sfondo bianco). Così, di memorabile, resta solo la scena del mostro di Frankenstein davanti allo specchio, la sconsolata constatazione della propria diversità.
Ben diverso e sorprendente è il peso relativo di Bela Lugosi[4] nel film, in un ruolo creato appositamente per lui, cambiando la sceneggiatura all'ultimo momento (nel progetto iniziale, la sua doveva essere poco più che un'apparizione nei panni di un funzionario di polizia). Completamente irriconoscibile, sotto la ispida capigliatura, la barba irsuta e il pesante trucco al collo (le lesioni subite dall'impiccagione) l'attore ungherese, nei panni di Ygor, deus-ex-machina del racconto, pifferaio di Hamelin che, attraverso il mostro, soddisfa il suo desiderio di vendetta, dimostra capacità di interpretazione, oltre il personaggio di Dracula, che in vita non gli furono mai riconosciute.
Il soggetto e le atmosfere del film possono essere riconosciute nella rielaborazione in chiave comica Frankenstein Junior.
Nell'edizione in DVD della Universal all'interno del cofanetto Frankenstein - The Legacy Collection il doppiaggio italiano è completamente rifatto, così come nel Blu-ray Disc della stessa casa. Solo i successivi DVD prodotti dalla Sinister Film e dalla A&R Productions contengono ancora il doppiaggio originale.[5] L'edizione italiana originale fu tuttavia privata di alcune scene - probabilmente per censura - che di conseguenza non furono doppiate.[6]
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