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Iconografia di Beatrice d'Este

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Iconografia di Beatrice d'Este
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L'iconografia di Beatrice d'Este, duchessa di Milano, riguarda l'insieme delle opere pittoriche, scultoree e incisorie che la raffigurano, sia coeve sia postume.

Voce principale: Beatrice d'Este.
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Dettaglio della duchessa Beatrice nel dipinto di Francesco Podesti.

Fortuna iconografica

Al personaggio di Beatrice d'Este è stato dedicato il primo studio di iconografia storica pubblicato nella rivista di Domenico Gnoli e Adolfo Venturi nel 1890: "L'Archivio Storico dell'Arte",[1] da parte di Giuseppe Coceva.[2] Un ulteriore studio le è dedicato nel secondo volume della grande enciclopedia sforzesca di Francesco Malaguzzi Valeri: La corte di Lodovico il Moro: gli artisti Lombardi.[3]

Nel corso del XIX i personaggi della corte sforzesca, e specialmente Ludovico il Moro e la moglie Beatrice, divengono oggetti di culto rappresentativo: eventi come il profondo dolore di Ludovico per la tragica morte della moglie Beatrice d'Este, il presunto avvelenamento del duca Gian Galeazzo, la chiamata dei francesi in Italia e l'usurpazione del ducato di Milano, la presenza di artisti del calibro di Leonardo da Vinci, furono fonte d'ispirazione ad artisti e letterati, specialmente appartenenti alla nuova corrente del Romanticismo.[1]

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Ritratti coevi

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In proporzione ad altri nobili della sua epoca, numerosi sono i ritratti che di Beatrice ci sono pervenuti. Ciò è dovuto sia al mecenatismo di cui ella e il marito si facevano promotori, sia alla sua disponibilità a farsi ritrarre. La maggior parte di questi ritratti sono di certa identificazione, o perché ne riportano il nome o per via dei tratti distintivi del soggetto, quali l'acconciatura a coazzone.

Ritratti certi

I più celebri rimangono il busto realizzato probabilmente da Gian Cristoforo Romano attorno al 1490, oggi conservato al Museo del Louvre,[4] il monumento funebre di Cristoforo Solari alla Certosa di Pavia e la Pala Sforzesca della Pinacoteca di Brera.[3] Nota tuttavia Malaguzzi Valeri che come il Solari non si preoccupò di riprodurre i veri tratti di Beatrice, dovendo la statua essere collocata al sommo di un monumento e dunque vista dal basso e da lontano, così l'ignoto e grossolano pittore della Pala Sforzesca alterò la fisionomia della donna rispetto ai raffinati disegni originari di Ambrogio de Predis, indurendo i lineamenti del volto sino a renderlo quasi irriconoscibile: «egli ha preferito curare con monotonia infinita gli accessori dell'abito, talché la duchessa, più che persona viva, appare una bambola troppo adornata».[3]

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Ritratti presunti

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Il ritratto di dama dell'Ambrosiana

Il Ritratto di dama della Pinacoteca Ambrosiana è, contrariamente a ogni ragione iconografia, tradizionalmente attribuito a Beatrice fin dal XIX secolo, tuttavia i tratti del volto assai dissimili da quelli noti, nonché l'assenza del coazzone, distolgono da questa idea.[31] Oggi è perlopiù identificato come ritratto di Anna Maria Sforza.

Comparazioni

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Raffigurazioni nell'arte

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Più recentemente è stata omaggiata insieme alla sua corte in opere di pittori come Giambattista Gigola (1816-1820),[1] Giuseppe Diotti (1823),[32] Francesco Gonin (1845), Francesco Podesti (1846),[1] Cherubino Cornienti (1840 e 1858),[1] Eleanor Fortescue-Brickdale (1920):[33]

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Opere derivate

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Isabella di Millais: dettaglio di Lisabetta da Messina col coazzone di Beatrice.

È stato suggerito che la Beatrice della Pala Sforzesca sia stata fonte d'ispirazione per la Isabella (1848) di John Everett Millais - una delle prime grandi dichiarazioni di preraffaellitismo, illustrante la novella boccaccesca di Lisabetta da Messina - proprio per via di un disegno dello stesso Millais, datato al medesimo anno 1848, che effettivamente la raffigura.[35]

Attualità

Il comune di Milano ha in progetto di dedicarle un monumento.[36][37]

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Note

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Bibliografia

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