Hind al-Husseini

attivista palestinese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Hind Taher al-Husseini[1] (in arabo هند الحسيني?; Gerusalemme, 25 aprile 1916Gerusalemme, 13 settembre 1994) è stata un'attivista palestinese, nota per aver salvato 55 orfani sopravvissuti al massacro di Deir Yassin, abbandonati a Gerusalemme.

In seguito ha convertito la residenza del nonno Salim al-Husayni in un orfanotrofio per ospitarli, poi diventata la scuola di istruzione per orfani e altri bambini provenienti da città e villaggi palestinesi Dar Al-Tifel Al-Arabi. Hind al-Husseini si è dedicata anche alle questioni femminili, istituendo un collegio per le donne e prestando servizio nell'Alliance for Arab Women.[2]

Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Primi anni

Hind al-Husseini nasce nel'importante famiglia al-Husseini a Gerusalemme,[3] cugina del leader militare palestinese Abd al-Qadir al-Husayni. Era attiva in diverse organizzazioni di assistenza sociale. Negli anni trenta, Hind al-Husseini si unì ai sindacati studenteschi e fu membro della Women's Solidarity Society. Completò i corsi di assistenza sociale ed è stata un'educatrice, diventando direttrice di una scuola femminile di Gerusalemme. Più tardi negli anni quaranta, divenne coordinatrice dell'Alliance for Arab Women.[4]

Orfanotrofio

Lo stesso argomento in dettaglio: Dar Al-Tifel Al-Arabi.
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Hind al-Husseini durante una dimostrazione studentesca, Gerusalemme. Lo striscione recita: Dar Al-Tifel Al-Arabi ("Fondazione dei bambini arabi").

Nell'aprile del 1948, vicino alla Basilica del Santo Sepolcro, al-Husseini trovò un gruppo di 55 bambini,[2] sopravvissuti al massacro di Deir Yassin, dove i paramilitari sionisti dell'Irgun avevano ucciso le loro famiglie e demolito le loro case.[5]

Al-Husseini ha fornito rifugio ai bambini in due stanze affittate dalla Social Work Endeavour Society, un'organizzazione benefica per donne guidata da Al-Husseini.[5] Ha visitato ogni giorno, accompagnando e dando da mangiare ai bambini. Temendo che Al-Husseini fosse messa a rischio facendo questi viaggi in una zona di guerra, il capo del convento di Sahyoun la convinse a portare i bambini nel convento. Poco dopo, le stanze furono colpite.[2]

Dopo il cessate il fuoco Al-Husseini trasferì i bambini dal convento alla dimora del nonno. La dimora, costruita da suo nonno nel 1891 e sua casa natale, fu ribattezzata Dar Al-Tifel Al-Arabi (in arabo مؤسسة دار الطفل العربي?, "Fondazione dei bambini arabi"). Al-Husseini trasformò la dimora in un orfanotrofio che ospitava i bambini sopravvissuti al massacro, ricevendo fondi da tutto il mondo. L'orfanotrofio crebbe e orfani di diversi villaggi e città ricevettero l'istruzione presso l'orfanotrofio, tra cui anche due ragazze ebree che non erano accettate in altre scuole.[2]

Ad eccezione del livello prescolastico, dell'asilo e degli studenti di età inferiore ai 6 anni, la scuola divenne una scuola per sole ragazze nel 1967. Il corpo studentesco era composto da 300 orfani nel 1995 ma presto diminuì della metà dopo che i collegamenti tra Gerusalemme e la Striscia di Gaza furono interrotti e gli orfani di Gaza dovettero tornare presso le proprie famiglie. Il numero di orfani diminuiva di anno in anno. A metà del 2008, dei 2 000 studenti, solo 35 erano orfani.[2]

Impegnata nell'educazione delle donne, al-Husseini ha creato l'Hind al-Husseini College for Women nel 1982.[2]

Onorificenze

Onorificenze giordane

immagine del nastrino non ancora presente
Jordan Globe Medallion per il lavoro sociale
 1983
immagine del nastrino non ancora presente
Jordan Globe Medallion per l'educazione
 1985

Onorificenze tedesche

immagine del nastrino non ancora presente
First Degree Medallion
 1989

Citazioni e omaggi

  • Nel 2010 è stato distribuito il film biografico Miral, diretto da Julian Schnabel, dove Hind al-Husseini viene interpretata dall'attrice Hiam Abbass ha. Il lungometraggio racconta la vita e il lavoro di Hind al-Husseini, in gran parte attraverso la prospettiva dell'orfano del titolo, Miral (Freida Pinto), modellato sulla vita dell'autrice Rula Jebreal, già studente del collegio, che considera Al-Husseini come sua maestra di vita.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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