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organizzazione politica terrorista e militare islamista palestinese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ḥamās, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya (in arabo حركة المقاومة الاسلامية?, Movimento Islamico di Resistenza, ovvero حماس, «entusiasmo, zelo, spirito combattente») è un'organizzazione politica palestinese islamista,[10][11][12] sunnita e fondamentalista,[13][14][15] centrale nel conflitto israelo-palestinese.
Hamas | |
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(AR) حركة المقاومة الإسلامية | |
Leader | vacante |
Stato | Palestina |
Sede | Gaza |
Fondazione | 10 dicembre 1987 |
Ideologia | Nazionalismo palestinese[1] Nazionalismo religioso Islamismo sunnita[2] Antisionismo[3] Antisemitismo[4][5] |
Collocazione | Trasversale[6][7] |
Affiliazione internazionale | Fratelli Musulmani (fino al 2017)[8] |
Seggi Consiglio legislativo | |
Iscritti | 40,000[9] |
Colori | Verde |
Sito web | hamas.ps/en/ |
Bandiera del partito | |
Fondata dallo Shaykh Aḥmad Yāsīn,[16] da ʿAbd al-ʿAzīz al-Rantīsī e da Mahmud al-Zahar nel 1987[17] sotto la pressione dell'inizio della Prima intifada come braccio operativo dei Fratelli Musulmani per combattere con atti di terrorismo lo Stato di Israele, Hamas ha commesso e rivendicato svariati attentati suicidi contro i civili israeliani, tra cui l'attentato di Gerusalemme del 1997, quello di Rishon LeZion del 2002 (16 vittime civili ciascuno), il massacro del bus 37 ad Haifa (17 vittime civili, la maggior parte delle quali bambini e adolescenti) e molti altri soprattutto durante la Seconda intifada, provocando centinaia di vittime civili e militari.[18][19][20][21][22] Dal 2001, ha più volte attaccato Israele con razzi, principalmente Qassam[23][24] e, in misura minore, razzi per BM-21 Grad, venendo accusata da HRW di crimini di guerra e crimini contro l'umanità.[23][25]
Hamas gestisce anche ampi programmi sociali e ha guadagnato popolarità nella società palestinese con l'istituzione di ospedali, sistemi di istruzione, biblioteche e altri servizi in tutta la Striscia di Gaza.[26]
Lo Statuto di Hamas del 1988[27] proponeva il ritorno della Palestina alla sua condizione precoloniale e l'istituzione di uno Stato palestinese. La stessa Carta dichiarava che "non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihād".[28][29] Ciononostante nel luglio 2009 Khaled Mesh'al, l'allora capo dell'ufficio politico, ha dichiarato che Hamas era intenzionato a cooperare con una "soluzione del conflitto Arabo-Israeliano che includesse uno stato Palestinese sui confini del 1967", a condizione che ai rifugiati palestinesi venisse riconosciuto il diritto al ritorno in Israele e che Gerusalemme Est fosse riconosciuta come capitale del nuovo stato.[30][31] Tale risoluzione, ovvero l'accettazione della soluzione a due Stati, è stata ripetuta varie volte dagli esponenti di Hamas e dai suoi sostenitori.[32][33][34][35] D'altra parte Israele (insieme agli Stati Uniti) sembra accettare solo formalmente tale soluzione.[36]
Nel 2017 Hamas ha pubblicato una nuova Carta che accetta uno Stato palestinese transitorio con i confini del 1967 senza riconoscere Israele.[37][38][39][40][41] Secondo lo storico Claudio Vercelli, la «considerazione» di uno Stato palestinese delimitato a una sola parte dell’area sarebbe solo «una tappa intermedia nel cammino verso la “liberazione” di tutto il territorio, non riconoscendo dunque a Israele il diritto all’esistenza né dichiarandosi esplicitamente contro il prosieguo degli atti terroristici».[42]
L'ala politica di Hamas ha vinto diverse elezioni amministrative locali a Gaza, Qalqilya e Nablus. Nel gennaio 2006 con una vittoria a sorpresa alle elezioni legislative in Palestina del 2006 con il 44% circa dei voti, Hamas ottenne 74 dei 132 seggi della camera, mentre Fatah, con il 41% circa dei voti ne ottenne solo 45. La distribuzione del voto però era molto differente nei vari territori: le principali basi elettorali di Hamas erano nella Striscia di Gaza, mentre quelle del Fatah erano concentrate in Cisgiordania. Questo lasciò subito presagire che, se i due partiti non avessero trovato un compromesso, sarebbe potuta scoppiare una lotta per il controllo dei due territori nei quali ciascuno dei due partiti era più radicato.[43]
A seguito della Battaglia di Gaza (2007) tra Fatah e Hamas, questa prese il controllo completo dell'omonima Striscia eliminando o allontanando gli esponenti avversari; nel quadro di tali eventi e tra accuse di illegalità[44][45] a loro volta i funzionari eletti di Hamas furono eliminati fisicamente o allontanati dalle loro posizioni dall'Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania e i loro incarichi furono assunti da esponenti del Fatah e da membri indipendenti. Il 18 giugno 2007, il Presidente palestinese Mahmūd Abbās (Fath) ha emesso un decreto che mette fuorilegge le milizie di Hamas.[46]
Hamas ha un'ala militare (le Brigate Ezzedin al-Qassam)[47][48] ed è considerata un'organizzazione terroristica da Unione europea,[49] Stati Uniti,[50] Israele,[51] Canada,[52] Regno Unito,[53] Australia,[54] Nuova Zelanda[55] e Giappone,[56] mentre il Paraguay classifica solo la sua ala militare come organizzazione terroristica; anche l'Organizzazione degli Stati Americani considera Hamas un'organizzazione terroristica.[57] La maggior parte dei Paesi del mondo, tra cui India, Cina, Russia[58], Brasile,[59][60] Egitto,[61] Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Ucraina, Svizzera e Norvegia, non considera Hamas un'organizzazione terroristica[62], pur riconoscendo ufficialmente il governo di Ramallah come unico rappresentante dello Stato palestinese.
Dopo la rivoluzione del 1979, l'Iran non riconosce più la legittimità dello stato d'Israele e considera allo stesso tempo l'organizzazione Hamas come unica rappresentante dello Stato palestinese, finanziandola economicamente; l'Iran non possiede ufficialmente alcuna delegazione diplomatica presso la Cisgiordania[63].
L'ONU non considera Hamas un'organizzazione terroristica;[64] nel 2018, una mozione presentata per condannare Hamas è stata respinta.[65]
Nell'aprile 2024, l'allora leader politico Isma'il Haniyeh (poi ucciso da Israele), ha affermato che Hamas sarebbe pronto a sciogliere l'ala militare nel caso di creazione di uno Stato di Palestina entro i confini del 1967.[66]
Nel maggio 2024 la Corte Penale Internazionale ha chiesto l'arresto dei leader di Hamas Yahya Sinwar, Isma'il Haniyeh e Mohammed Deif, per sterminio, presa di ostaggi, stupri e altre forme di violenza sessuale; sempre in tale occasione, analoga richiesta è stata fatta anche per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant per aver causato lo sterminio e utilizzato la fame come metodo di guerra, la negazione di aiuti umanitari e per i massacri contro i civili.[67][68]
Non vi è accordo sul reale significato della parola "Ḥamās". Ḥamās è un acronimo della frase in arabo حركة المقاومة الاسلامية? ovvero Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya: "Movimento di Resistenza Islamico", ma in arabo la parola "ḥamās" significa anche "entusiasmo", "zelo" o "spirito combattente".[69] La parola "Hamās" presenta anche un'assonanza con la parola ebraica, non etimologicamente correlata, חמס (IPA /xa'mas/) "violenza".
Altre volte gli armati di Ḥamās si definiscono Studenti di Ayāsh, Studenti dell'Ingegnere, Unità Yaḥyà Ayāsh, in onore di Yahya Ayyash, l'artefice degli esplosivi che causarono la morte di più di 50 israeliani e che fu ucciso nel 1996.
Ḥamās nasce inizialmente presso i campi dall'azione dei profughi palestinesi aderenti ai Fratelli Musulmani.[70]
Fino alla guerra dei sei giorni del 1967 Gaza era controllata dall'Egitto e in questo il presidente Gamal Abd el-Nasser contrastava fortemente i gruppi estremisti come i Fratelli musulmani. Dopo la guerra Gaza venne controllata da Israele e quindi il gruppo ebbe maggiori libertà di movimento.[70]
Il gruppo fu finanziato direttamente e indirettamente durante gli anni 1970 e anni 1980 da vari Stati, ad esempio Arabia Saudita e Siria. A quel tempo, il braccio politico-caritatevole di Ḥamās era ufficialmente registrato e riconosciuto in Israele. Lo stesso Menachem Begin, appena eletto Primo ministro per il partito Likud nel 1977, diede l'assenso alla regolare registrazione in Israele della «al-Mujammaʿ al-Islāmī» (Associazione Islamica), movimento collegato ai Fratelli Musulmani e fondato dallo Shaykh Ahmed Yassin.
Alcuni esperti pensano che, sebbene Israele non abbia mai sostenuto direttamente Ḥamās, le avrebbe permesso di esistere perché si opponesse al movimento laico di resistenza palestinese di Fatah, fondato e guidato da Yasser Arafat.[70] Citiamo per tutti, Tony Cordesman, l'analista per il Medio Oriente del Center for Strategic Studies: Israele «ha aiutato Hamas in modo diretto e indiretto per usarla come antagonista dell'OLP».[71]
Il gruppo si astenne dalla politica durante gli anni 1970 e i primi anni 1980, concentrandosi su problemi etici e sociali, come la corruzione, l'amministrazione degli awqāf (fondazioni pie) e l'organizzazione di progetti comunitari. Verso la metà degli Anni ottanta, tuttavia, il movimento fu sottoposto all'ascesa del bellicoso sceicco cieco Ahmed Yassin e iniziarono forti attriti e scontri con gli altri gruppi palestinesi, principalmente di ispirazione laica. Nel 1984, a seguito di una segnalazione da parte di membri del Fatḥ, l'IDF individuò un deposito di armi del gruppo di Yāsīn. Lo stesso, arrestato e interrogato, affermò che le armi non sarebbero state impiegate contro Israele, ma contro i gruppi palestinesi antagonisti: questo e l'idea che il suo gruppo non costituisse una minaccia contro la nazione ebraica (che allora vedeva l'OLP come suo principale nemico) lo portò ad essere scarcerato dopo un anno.[70]
L'acronimo "Ḥamās" apparve per la prima volta nel 1987 in un volantino che accusava i servizi segreti israeliani di minare la fibra morale dei giovani palestinesi per poterli reclutare come collaborazionisti. L'uso della forza da parte di Ḥamās apparve quasi contemporaneamente alla prima Intifāda, iniziando con "azioni punitive contro i collaborazionisti", progredendo verso obiettivi militari israeliani ed infine con azioni terroristiche che prendevano di mira i civili. Così come i suoi metodi sono cambiati dalla sua nascita, è cambiata anche la sua retorica, che adesso afferma che i civili israeliani sono "bersagli militari", in virtù del fatto di vivere in uno Stato altamente militarizzato in cui vige la coscrizione. Nel frattempo sono nate anche alcune correnti all'interno del gruppo.
Secondo la bibliografia semi-ufficiale di Ḥamās Truth and existence, l'organizzazione si è evoluta attraverso quattro fasi principali:
Molti esperti concordano che la "vera" storia di Ḥamās inizia solo nel momento della scalata al potere a metà degli anni '80: loro opinione è che prima fosse una organizzazione con una visione politica estremamente limitata.[senza fonte][72]
Mentre questo riflette le attività di Ḥamās nella Striscia di Gaza, i loro colleghi in Cisgiordania ebbero uno sviluppo molto differente, all'inizio con meno enfasi nella creazione o nel controllo di istituzioni pubbliche. Il movimento dei Fratelli Musulmani in Cisgiordania costituì una parte integrante del movimento islamico giordano, che per molti anni è stato allineato con il regime hashemita. Inoltre, i Fratelli Musulmani in Cisgiordania avevano un profilo socioeconomico più elevato - commercianti, proprietari terrieri, burocrati e professionisti della borghesia. Entro la metà degli anni ottanta, i Fratelli Musulmani controllavano una significativa parte delle posizioni nelle istituzioni religiose della Cisgiordania.
L'ala militare di Hamas, nata nel 1992, è rappresentata dalle Brigate ʿIzz al-Dīn al-Qassām, in memoria dello Shaykh Izz al-Din al-Qassam, il padre della moderna resistenza fondamentalistica arabo-islamica, ucciso dai britannici nel 1935.
Il 26 gennaio 2004, uno dei capi di Ḥamās, il medico pediatra Abd al-Aziz al-Rantissi, offrì una tregua (hudna) di 10 anni, con ripresa della guerra passato questo periodo di tempo, in cambio del totale ritiro da parte di Israele dei territori conquistati durante la Guerra dei sei giorni del 1967 e l'istituzione di uno Stato palestinese, offerta ripetuta dopo la vittoria alle elezioni legislative del 2006, accettando l'iniziativa di pace araba del 2002. Il capo di Hamas Ahmed Yassin affermò che il gruppo avrebbe accettato uno Stato palestinese in Cisgiordania e Gaza. Rantissi ammise che "Allo stato attuale delle cose, sarebbe stato difficile liberare tutta la nostra nazione, pertanto accettiamo una liberazione in fasi."[senza fonte][72]
Venne quindi eletto come capo di Ḥamās a Gaza Abd al-Aziz al-Rantissi (esponente dell'ala più radicale del gruppo), che minaccia Israele, annunciando che i suoi cittadini sarebbero stati colpiti ovunque.[73]
Nell'aprile del 2004 anche Rantissi rimase vittima di una "omicidio mirato", compiuto con un missile lanciato da un aereo israeliano.
Il 25 gennaio 2006 Ḥamās vinse con il 44% circa dei voti le elezioni legislative, contro il 41% di Fatḥ. Precedentemente alle elezioni aveva dichiarato una sospensione delle sue azioni, decisione non sempre rispettata dai gruppi di militanti che fanno parte della sua struttura, e seguita nell'aprile del 2006 dalla rinuncia agli attacchi terroristici, ritenuti non più compatibili con la "nuova era in cui era entrata l'organizzazione.[74]
A seguito della vittoria, grande preoccupazione è stata manifestata nel mondo occidentale a causa della natura del movimento, da molti ritenuta terroristica. L'Unione europea ha vincolato la prosecuzione del sostegno all'Autorità Nazionale Palestinese a Tre princìpi, definite dalla comunità internazionale:[72]
A capo del governo palestinese siede per la prima volta un leader di Ḥamās, Isma'il Haniyeh.
Dal 2007, a seguito della guerra civile a Gaza con l'organizzazione palestinese rivale Fatah, Ḥamās ha assunto il controllo della Striscia di Gaza, mentre la zona cisgiordana è rimasta sotto il controllo di al-Fath e del Presidente dell'ANP, Mahmūd Abbās (Abu Mazen). Quest'ultimo è di fatto rimasto l'interlocutore ufficiale dei paesi occidentali per quello che riguarda lo Stato di Palestina, pur non essendo il suo governo espressione del risultato delle elezioni del 2006.
Va precisato che quella parte della popolazione palestinese che ha partecipato alle elezioni si trova esclusivamente nei cosiddetti "Territori Occupati" (Striscia di Gaza e Cisgiordania) della Palestina. Una porzione secondo alcune stime pari a tre quarti della popolazione palestinese,[75] residente dal 1948 in poi negli svariati campi profughi al di fuori della Palestina, non risiedendo nei territori occupati, non ha diritto di voto né per le elezioni palestinesi, né per quelle degli Stati in cui i palestinesi risiedono, fruendo dello status di rifugiato politico.
Nel 2017 Hamas, annunciando una presa di distanza dai Fratelli Musulmani e senza riconoscere in alcun modo lo Stato israeliano, ha accettato la delimitazione del territorio dello Stato di Palestina entro i confini del 1967.[76]
Secondo il quotidiano Yedioth Ahronoth, Hamas ha silenziosamente istituito una filiale libanese del suo gruppo terroristico negli ultimi anni al fine di aprire un ulteriore fronte contro Israele in futuri conflitti. La prima azione della filiale libanese è arrivata durante la guerra di 11 giorni tra Israele e Hamas nel maggio 2021, quando quattro razzi sono stati lanciati contro il nord di Israele dal Libano. All'epoca, l'IDF attribuì l'incendio a "fazioni palestinesi". Il vice leader di Hamas, Saleh al-Arouri è stato incaricato di guidare l'unità, con sede a Tiro, sulla costa del Libano, ma si ritiene che abbia altri avamposti in tutto il paese, secondo Yedioth. L'addestramento per i combattenti viene fornito da attori iraniani senza nome e i membri, ai primi del terzo decennio del XXI secolo, sono concentrati sulla costruzione di ulteriori razzi fatti in casa con una gittata di decine di chilometri. Le loro operazioni sono finanziate in parte dal contrabbando e dalla vendita di droga. Hamas prevede che il gruppo alla fine acquisisca le capacità per utilizzare armi più avanzate come gli UAV.[77]
Nell'ottobre 2023 Hamas ha lanciato una serie di offensive militari anche all'interno dei confini di Israele, che ha risposto con un'invasione militare della Striscia di Gaza. Durante tali eventi entrambe le parti sono state accusate di aver commesso diversi crimini di guerra.[78]
Ḥamās promuove diversi programmi che l'organizzazione considera di previdenza sociale e istruzione a favore della popolazione palestinese. Da parte dei suoi oppositori, tali programmi sono considerati invece come parte di una politica parastatale, come esercizi per la propaganda e il reclutamento, o come entrambi. In ogni modo, queste attività sociali di Hamās sono profondamente radicate nella Striscia di Gaza. Includono istituti religiosi, medici e in generale aiuti sociali ai civili meno abbienti. Va specificato che il lavoro che Ḥamās compie in questi ambiti è attività separata dall'assistenza umanitaria fornita dall'UNRWA (United Nations Relief Works Agency). Nel dicembre del 2001, il fondo caritatevole Holy Land Foundation for Relief and Development è stato accusato di finanziare Ḥamās.[79]
Hamās può contare su un numero sconosciuto di fedelissimi e su decine di migliaia di simpatizzanti e aiutanti. Riceve soldi da esuli palestinesi, dall'Iran, da benefattori privati in Arabia Saudita e da diversi altri Stati arabi. Raccolte di fondi e campagne di propaganda pro-Ḥamās esistono anche in Europa, America del Nord e America meridionale.
Si ritiene che Ḥamās abbia decine di siti web; una lista aggiornata è consultabile presso l'Internet-Haganah.[80] Il principale sito web di Ḥamās[81] fornisce traduzioni di comunicati ufficiali e propaganda in svariate lingue: persiano, urdu, malese, russo, inglese e naturalmente arabo.
Nella Striscia di Gaza, l'Autorità Nazionale Palestinese sta perdendo potere a beneficio di Ḥamās, in particolar modo nel campo profughi di Jabāliya, nelle sue vicinanze e a Dayr al-Balāh al centro della Striscia, ad Abasan e nella regione del Dahaniyeh nel sud.
Il governo a Gaza annuncia la campagna di raccolta di fondi volti a raccogliere $ 25 milioni necessari per ripristinare decine di moschee rovinate dai raid israeliani. 45 moschee sono state completamente distrutte durante la guerra, mentre 55 sono state parzialmente danneggiate.[82]
La Carta del Movimento di Resistenza Islamico, ovvero il documento fondatore di Ḥamās, approvato nell'agosto del 1988, non definisce in modo particolare la struttura dell'organizzazione.
La Guida suprema dentro Ḥamās ha il ruolo di massima autorità politica e religiosa, che prende le decisioni più importanti.
Le più alte istituzioni riconosciute di Ḥamās sono il Consiglio (Shura), e l'Ufficio Politico.
La Shura comprende una cinquantina di membri ed è composta da figure di spicco del mondo religioso islamico presenti nel movimento.
Con sede all'estero fuori dai confini della Palestina, per la precisione in Siria, rispondente esclusivamente alla Shurà e diviso al suo interno per competenze specifiche di settore, l'Ufficio Politico funge sostanzialmente da ministero dell'Informazione e degli Esteri.
Poi c'è Daʿwa “La Chiamata”, una rete che gestisce l'attività di reclutamento, di assistenza sociale e di raccolta fondi all'estero.
L'Aʿlām, ente che gestisce le operazioni di propaganda, dell'informazione e dell'indottrinamento ideologico in Palestina.
Questo ente civile possiede una stazione radio ed una televisione, la Al-Aqsa TV.
La carta costitutiva di Hamās, scritta nel 1988[83] (poi abrogata nel 2017) dichiarava che il suo obiettivo è di "sollevare la bandiera di Allah sopra ogni pollice della Palestina", cioè di eliminare lo Stato di Israele e sostituirlo con una Repubblica islamica. Questo aspetto rende Hamās una organizzazione politicamente diversa rispetto agli altri movimenti islamisti presenti in tutto il mondo islamico: per statuto infatti, Hamās limita rigidamente la sua attività di lotta di liberazione alla sola Palestina. Questo elemento delimita pertanto l'azione politica di Hamas a una causa strettamente nazionale.
Nello statuto del 1988 si afferma che la Palestina non potrà essere ceduta, anche per un solo pezzo, poiché essa appartiene all'Islam fino al giorno del giudizio.
«Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un bene inalienabile (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio? Questa è la regola nella legge islamica (shari'a), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani la hanno consacrata per tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio. (Articolo 11 dello statuto)»
Lo statuto di Hamas del 1988[84] incorporava una serie di teorie cospiratorie antisemite.
L'art. 7 della Carta presenta il jihād contro il sionismo come rispondente alle parole, proferite secondo Bukhari e Muslim dallo stesso Maometto, per le quali i musulmani combatteranno ed uccideranno gli ebrei.
«Benché […] molti ostacoli siano stati posti di fronte ai combattenti da coloro che si muovono agli ordini del sionismo così da rendere talora impossibile il perseguimento del jihād, il Movimento di Resistenza Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta – le benedizioni e la salvezza di Allah siano su di Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: 'O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo. (Articolo 7)»
In più punti del documento si ricorda come il jihād sia un obbligo religioso per i fedeli musulmani.
L'art. 21 scrive che la Massoneria, il Lions Clubs International e il Rotary promuovono gli interessi del sionismo e si dedicano allo spionaggio; ciò grazie ad ingenti ricchezze che, si afferma nel testo, sarebbero state accumulate ed impiegate anche per prendere il controllo della stampa, così come per sostenere le Rivoluzioni francese e russa, il colonialismo degli "stati imperialisti" ed entrambe le guerre mondiali. In particolare la prima guerra mondiale avrebbe avuto lo scopo di "distruggere il Califfato islamico" mentre la seconda avrebbe permesso di accumulare ulteriori ricchezze e sarebbe stata volta a favorire la costituzione dello Stato nemico. La Società delle Nazioni prima e l'ONU poi sarebbero tasselli di un complotto volto al dominio del mondo da parte delle stesse cerchie.
All'articolo 28 si afferma che le varie organizzazioni citate poco prima come espressione del sionismo, anzi da questo fondate, avrebbero lo scopo di "demolire le società, distruggere i valori, violentare le coscienze, sconfiggere la virtù, e porre nel nulla l'Islam." Esse "sostengono il traffico di droga e di alcol di tutti i tipi per facilitare la loro (dei sionisti, nota del redattore) opera di controllo e di espansione."
L'articolo 30 della carta ribadisce la tesi del complotto volto al dominio sul mondo da parte del sionismo, affermandone "l'infiltrazione" in molti stati, che sarebbe avvenuta grazie al controllo da parte dei sionisti sulla stampa e sulle finanze.
All'articolo 32, infine, lo Statuto di Hamas identifica esplicitamente gli asseriti intenti sionisti di conquista ed espansione sul mondo con la immaginaria cospirazione ebraica descritta nel classico testo antisemita dei Protocolli dei Savi di Sion.
Due anni dopo la pubblicazione dello statuto Hamas corresse in parte l'interpretazione di quanto vi era affermato, precisando che il loro intento era quello di combattere solo il sionismo in quanto movimento di aggressione e occupazione, e non l'ebraismo in quanto credo religioso, anche se nell'uso comune della popolazione palestinese spesso non viene fatta distinzione tra i termini "sionista", "ebreo" e "israeliano".[85]
Pur essendo la cancellazione di Israele un punto ricorrente nella sua propaganda, è da notare che questa era stata rimossa dal programma con cui il gruppo si presentò alle elezioni del 2006, anche se in questo rimanevano riferimenti alla necessità di difendersi dall'occupazione con ogni mezzo, armi comprese.[86]
Lo statuto è stato infine abrogato e sostituito da una nuova Carta nel 2017.[87][88] Anche in seguito, tuttavia, i portavoce di Hamas ribadiranno che il loro obiettivo resta la cancellazione dello Stato di Israele.[89][90]
Secondo il MEMRI, alcuni tra i massimi leader di Hamās avrebbero sostenuto la negazione dell'Olocausto. In particolare ʿAbd al-ʿAzīz al-Rantīsī, che fu cofondatore di Hamas assieme ad Ahmed Yassin, in un articolo sul settimanale al-Risala avrebbe definito la Shoah «il falso olocausto» e «la più grande delle menzogne» affermando che l'Olocausto non sarebbe mai avvenuto. Avrebbe anche scritto che dietro le azioni dei nazisti vi sarebbero stati i sionisti, in quanto il sionismo stesso avrebbe finanziato il nazismo. Nell'articolo di Rantīsī si dice che "i nazisti ricevettero notevoli aiuti finanziari dalle banche e dai monopoli sionisti, e ciò contribuì alla loro ascesa al potere", precisando che si riferisce alla Banca d'investimento berlinese Mendelssohn & Co. (di proprietà ebraica) definendola "banca sionista", che a suo dire avrebbe finanziato il partito nazista.[93] Nello stesso articolo l'autore esprimeva sostegno agli storici negazionisti Roger Garaudy, David Irving, Gerd Honsik e Fredrick Töben.
Nel periodo antecedente alla presa di potere a Gaza, in particolare nella seconda metà degli anni '90 e durante il periodo della Seconda Intifada, Hamas ha fatto largo uso di azioni terroristiche mediante la tecnica degli attentati suicidi, condotti specialmente contro obiettivi civili come autobus e centri commerciali.
I miliziani di Hamās, specialmente quelli affiliati alle Brigate ʿIzz al-Dīn al-Qassām, hanno compiuto numerosi attacchi suicidi contro obiettivi civili, tra cui alcuni con effetti di larga scala. Tra i più noti del periodo della Seconda Intifada: il massacro di Pesach, nel marzo del 2002, in cui 30 persone furono uccise a Netanya; il massacro sull'autobus numero 20 di Gerusalemme nel novembre dello stesso anno 2002 (11 morti); il massacro sull'autobus numero 2 di Gerusalemme nell'agosto del 2003 (23 morti); l'attacco alla città di Bersheeba nell'agosto del 2004, (15 morti). L'ultimo attentato della Seconda Intifada fu dell'agosto del 2005 che fece 7 feriti, dopodiché Hamas rispettò la tregua offerta nel 2004 (hudna). Hamās ha anche usato donne-bomba, tra cui una madre di sei figli e una madre di due minori di 10 anni. Al contrario di Fatah, a tutt'oggi Hamās non ha usato bambini-bomba.
Ḥamās ha anche attaccato obiettivi militari israeliani. In alcune occasioni ha compiuto esecuzioni sommarie di uomini palestinesi sospettati di collaborazionismo, mentre durante la Battaglia di Gaza ha eliminato alcuni rivali di Fatah.
Contrariamente agli altri movimenti politici che hanno fatto uso del terrorismo, come il Fronte Popolare o al-Fath, Hamas nel suo Statuto specifica che la sua resistenza all'occupazione si svolgerà solo su territorio palestinese. Per questa ragione Hamas negli anni non ha mai effettuato azioni terroristiche o di guerriglia fuori da Israele o Palestina, differenziandosi dai fedayyin e dalle pratiche terroristiche palestinesi degli anni settanta e ottanta, che invece usavano il terrorismo fuori dai confini per portare l'attenzione dell'opinione internazionale sulla causa palestinese.
In tempi recenti, Ḥamās ha fatto uso di razzi di tipo "Qassām" per attaccare città israeliane nel deserto del Negev, ad esempio Sderot. La nascita dei razzi "Qassām-2" ha dato la possibilità all'organizzazione di attaccare anche grandi città israeliane quali Ascalona; ciò ha prodotto enorme preoccupazione nella popolazione israeliana e diversi tentativi da parte dell'esercito israeliano di fermare la proliferazione e l'uso di tali razzi, anche se il numero di vittime è stato molto ridotto (circa 20 in una decina di anni[94]).
Nel 2004, una corte federale negli Stati Uniti ha dichiarato Ḥamās colpevole in una causa civile riguardante l'omicidio nel 1996 di Yaron ed Efrat Ungar, vicino Bet Shemesh, in Israele. A Ḥamās è stato ordinato di pagare alle famiglie degli Ungar 116 milioni di dollari.[95] Al momento della stesura di questo paragrafo (aprile 2004), la Corte non ha ancora emesso sentenza circa la responsabilità dell'Autorità Nazionale Palestinese e dell'OLP nel fornire un ipotetico supporto logistico a Ḥamās.
Secondo varie fonti il movimento è stato dichiarato colpevole di violazione dei diritti umani e di aver commesso crimini di guerra, rivolti in particolare contro la popolazione israeliana e palestinese[96][97].
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