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poeta e letterato spagnolo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Guillermo Carnero Arbat (Valencia, 1947) è un poeta e letterato spagnolo.
«Mai ho saputo né voluto,
guardare in faccia il corso delle ore:
solo ascoltai la blanda melodia
in orologio d'oro,
accordo di bellezza senza avviso; …»
È stato annoverato fin dal suo esordio nella corrente dei cosiddetti Nueve novísimos poetas españoles[2][3], una delle più rilevanti del panorama poetico contemporaneo ispanico (in una ormai rinomata antologia curata da Josep María Castellet,[4] uscita nel 1970 e ripubblicata nel 2010).
Professore di storia delle letterature del XVIII e XIX secolo, Carnero ha dedicato particolare attenzione al Romanticismo e alle avanguardie. Laureato in Scienze economiche con un dottorato in filologia spagnola, è cattedratico di letteratura spagnola presso l'Università di Alicante dal 1986. È stato visiting professor presso le università statunitensi della Virginia, di Berkeley e di Harvard. Ha coordinato la redazione dei volumi 6, 7 e 8 della Historia de la Literatura Española, fondata da Ramón Menéndez Pidal.[5].
È membro del consiglio editoriale delle riviste Hispanic Review, Dieciocho, Ínsula, Castilla, Voz y Letra, La Nueva Literatura Hispánica, Studi Ispanici, e dirige fin dalla fondazione la rivista Anales de Literatura Española. Svolge un'intensa attività come conferenziere in varie università spagnole, europee ed americane. È stato a lungo critico letterario per El País, El Mundo, Ínsula, Letras Libres e altri periodici nazionali. È autore di sei volumi di critica letteraria.
Ha pubblicato quindici libri di poesia a partire dal 1967. Sono uscite inoltre due raccolte di suoi testi poetici nel 1979 e nel 1998. Le sue poesie sono state tradotte in tedesco, bulgaro, ceco, francese, olandese, inglese, italiano.
È stato insignito di numerosi premi letterari: il Premio de la Crítica (1999), il Premio Nacional de Literatura (2000) e quello della Crítica Valenciana (2000) per il suo libro Verano inglés; il Premio Fastenrath della Real Academia Española (2002) per Espejo de gran niebla; e il Premio Internacional de Poesía Fundación Loewe (diciottesima edizione) per Fuente de Médicis (2006). Nel 2002 ha ricevuto per la seconda volta il premio della Crítica Literaria Valenciana, alla carriera.
La poesia di Carnero è caratterizzata da un ermetismo filosofico molto raffinato, continuamente teso fra visione e domanda. Nel percorso della sua opera si osserva un procedimento di estraniamento mediato da sempre più approfondite meditazioni e rielaborazioni sull'arte, che scaturisce in uno stile proprio, preziosamente misurato e al contempo potente, voce dell'uomo contemporaneo intento ad osservare e interrogare l'elemento imperituro di una cultura ormai smarrita[6].
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