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pittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Guido Cinotti (Siena, 29 dicembre 1870 – Milano, 18 gennaio 1932) è stato un pittore e decoratore italiano, noto prevalentemente come paesaggista e realizzatore di nature morte[1].
In giovane età si trasferì a Milano, dove frequentò i corsi di formazione artistica presso Brera, prima d'intraprendere un periodo di addestramento insieme ad un gruppo di giovani pittori guidati dall'umbro Annibale Brugnoli[1].
Tra i vari lavori decorativi figurarono la ristrutturazione del Teatro Lirico di Milano, che anticipò di qualche anno i lavori decorativi svolti presso il corso Vittorio Emanuele, vero esempio di liberty novecentesco[1].
La sua prima fase pittorica si inserì in un contesto stilistico e formale verista, ben rappresentato dalle opere I maiali (1894) e Tramonto d'aprile (1903)[1]. I maiali vinse il premio Mylius dell'Accademia di Brera nel 1896, con la seguente motivazione: «per il colorito robusto (…) ed il complesso della composizione e l'effeto della luce»[2].
Successivamente aderì per un breve periodo al divisionismo, come evidenziarono il Lamento ed i Conigli, con il quale vinse il premio Mylius dell'Accademia di Brera nel 1894[3].
Nella fase seguente Cinotti, grazie alla tecnica pittorica a spatola e ad una accurata ricerca cromatica, raggiunse un momento di grande creatività, concretizzata con una serie di quadri di fiori. Il suo personalissimo stile risultò caratterizzato dalla saldatura tra lo stile liberty e quello del Monticelli.[1]
Abituato a firmare i dipinti solo una volta usciti dallo studio, alla sua morte lasciò svariate opere non firmate: l'autenticazione venne affidata dalla vedova, Cena, agli amici Carlo Bazzi e Angiolo D'Andrea[4]. Sua figlia, nata nel 1920, fu la storica dell'arte Mia Cinotti (vero nome Amalia), tragicamente morta suicida nel 1992[5][6].
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