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politico italiano (1864-1931) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Guglielmo Duranti (Arezzo, 14 aprile 1864 – Arezzo, 1º ottobre 1931) è stato un politico e avvocato italiano.
Guglielmo Duranti | |
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Sindaco di Arezzo | |
Durata mandato | 4 settembre 1893 – 11 febbraio 1900 |
Predecessore | Giovanni Battista Bandinelli (prosindaco) |
Successore | Antonio Guiducci |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea in giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Siena |
Professione | avvocato |
Nato ad Arezzo nel 1864 in una famiglia iscritta al patriziato cittadino, si laureò in legge all'Università di Siena e lavorò come avvocato penalista.[1]
Progressista, di fede repubblicana, ateo e massone, è considerato, insieme a Giovanni Severi, uno dei principali esponenti del radicalismo aretino.[1] Dal 1889 al 1913 ricoprì ininterrottamente la carica di consigliere comunale e fu anche assessore dal settembre 1892 al settembre 1893 nella giunta del prosindaco Giovanni Battista Bandinelli, reggente dopo una crisi che aveva visto le dimissioni di Angiolo Mascagni e la rinuncia alla carica di sindaco da parte di Eliseo Sarri.[1][2]
Il 4 settembre 1893 venne eletto sindaco di Arezzo, poi riconfermato alle elezioni del 29 luglio 1895 e del 19 luglio 1899.[1][2] L'11 febbraio 1900, a causa della mancata presentazione del bilancio di previsione, il consiglio comunale fu sciolto per ordine governativo e Duranti venne sostituito dal commissario straordinario Vittorio Ballauri in attesa di nuove elezioni.[1] Tra le principali opere ad Arezzo realizzate durante i suoi tre mandati si ricordano l'illuminazione elettrica nel luglio 1894, la ristrutturazione del convento di Santa Margherita per ospitare la sede della scuola normale magistrale femminile, l'ampliamento della Caserma San Giusto, i primi lavori di sistemazione della Fortezza Medicea, la demolizione della Porta di Santo Spirito, e l'approvazione del piano regolatore urbanistico per l'area sud della città redatto dall'ingegnere Umberto Tavanti.[1]
Dal 1911 al 1913 fu assessore alle finanze nella giunta presieduta da Ugo Mancini.[1]
Tra i numerosi incarichi ricoperti si ricordano: presidente della commissione incaricata per i festeggiamenti del sesto centenario della nascita di Francesco Petrarca (1904); presidente dell'accademia del Teatro Petrarca (1899-1903, 1905-1911, 1913-1931); presidente della Croce Bianca (1907-1931); promotore del monumento ai caduti per la patria del Cimitero urbano, scolpito da Alessandro Lazzerini (1922); membro della Commissione ospedaliera (1927-1929).[1]
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