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magistrato italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giusto Sciacchitano (Palermo, 5 dicembre 1940) è un ex magistrato italiano.
Giusto Sciacchitano | |
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Procuratore nazionale antimafia (ad interim) | |
Durata mandato | 27 dicembre 2012 – 25 luglio 2013 |
Predecessore | Pietro Grasso |
Successore | Franco Roberti |
Dopo gli studi in seminario, si laurea in giurisprudenza alla Pontificia Università Lateranense.
Nel 1980 è sostituto procuratore a Palermo, e il 9 maggio di quell'anno si dissocia dal procuratore Gaetano Costa nella convalida di decine di ordini di cattura contro il clan Gambino-Spatola-Inzerillo. Costa venne ucciso poco tempo dopo.[1][2] Per questo motivo, il figlio del magistrato assassinato, Michele Costa, lo attaccò più volte pubblicamente[3].
Fu poi componente del pool antimafia di Palermo. Negli anni '90 è distaccato al ministero degli Esteri e nel 1997 è scelto dal CSM come sostituto procuratore alla Direzione Nazionale Antimafia[4]
Nel 2010 Massimo Ciancimino dichiara che fu Sciacchitano a dirgli di tacere sugli affari di una società denominata "Gas".[5]
L'8 novembre 2012 è nominato nuovo Procuratore nazionale antimafia aggiunto[6]. Dal 27 dicembre, con le dimissioni di Pietro Grasso, regge la Procura nazionale antimafia fino alla nomina il 25 luglio 2013 di Franco Roberti.
Nel febbraio 2018, a seguito di un servizio televisivo de Le Iene, gli viene sequestrato l'albergo Elena in piazza Giulio Cesare a Palermo che aveva cessato l'attività nel 2014. L'albergo continuava a operare abusivamente nonostante la licenza scaduta.
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