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politico italiano, socialista (1859-1920) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe de Felice Giuffrida (Catania, 17 settembre 1859 – Catania, 19 luglio 1920) è stato un politico italiano, d'ispirazione socialista. Promotore dei Fasci siciliani, fu eletto deputato dalla XVIII alla XXV legislatura, presidente del consiglio provinciale e sindaco del capoluogo etneo.
Giuseppe de Felice Giuffrida | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXV |
Gruppo parlamentare | Centro-Sinistra |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Fasci siciliani |
Titolo di studio | laurea in giurisprudenza |
Università | Università di Catania |
Professione | giornalista, pubblicista |
Era figlio di Maria Giuffrida e Sebastiano de Felice, il quale fu ucciso nel 1868 mentre compiva una rapina.[1]
D'ispirazione socialista si mantenne inizialmente indipendente dal partito ufficiale, fu sindacalista e direttore del giornale democratico «L'Unione». Laureatosi in giurisprudenza all'Università di Catania[2], venne eletto deputato nel 1892, e fu uno dei principali organizzatori dei Fasci dei lavoratori in Sicilia. Subì la repressione del governo Crispi, arrestato venne condannato a 18 anni di carcere dal tribunale militare di Palermo. Trascorse in carcere due anni, ed usufruendo dell'amnistia tornò libero ed alla fine aderì al Partito Socialista Italiano.
In seguito sostenne i socialriformisti di Ivanoe Bonomi e Leonida Bissolati. Nel giugno 1902 fu eletto prosindaco di Catania e guidò la prima amministrazione di sinistra della città, venendo ricordato per aver istituito i forni municipali nel tentativo di sostenere i bisogni essenziali delle classi popolari.
Nel giugno 1912 fu affiliato alla loggia romana Propaganda Massonica del Grande Oriente d'Italia[3].
Eletto Presidente del Consiglio Provinciale il 10 agosto 1914, vi rimase sino alla morte. Negli anni della prima guerra mondiale, si mostrò interventista, al contrario del resto del PSI, da cui uscì per aderire al movimento socialista riformista, organizzatosi nel Partito Socialista Riformista Italiano di Bissolati e Bonomi. Fu tumulato al cimitero di Catania.
Il profilo della sua persona è alquanto complesso: alcuni lo considerarono un maestro, tanto che la sua corrente politica chiamata per l'appunto defeliciana ottenne il governo della città di Catania e della provincia, incidendo a fondo nella vita politica d'inizio Novecento; da altri verrà considerato populista e persino demagogo.
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