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militare italiano, medaglia d'oro al valor militare Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe Plado Mosca (Acquaviva Platani, 11 agosto 1918 – Battaglia di Arbuzovka, 22 dicembre 1942) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2].
Giuseppe Plado Mosca | |
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Nascita | Acquaviva Platani, 11 agosto 1918 |
Morte | Battaglia di Arbuzovka, 22 dicembre 1942 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Artiglieria Carabinieri |
Reparto | 193ª Sezione CC. motorizzata, 52ª Divisione fanteria "Torino" |
Anni di servizio | 1939-1942 |
Grado | Carabiniere |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna italiana di Grecia Campagna italiana di Russia |
Battaglie | Battaglia delle Alpi Occidentali Offensiva Ostrogožsk-Rossoš' |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Combattenti Liberazione[1] | |
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Nacque ad Acquaviva Platani, provincia di Caltanissetta, l'11 agosto 1918.[2] Arruolato nel Regio Esercito nel corso del 1939 in servizio nel 29º Reggimento d'artiglieria della 37ª Divisione fanteria "Modena" di stanza ad Albenga, nel giugno 1940 prese parte alle operazioni belliche sulla fronte occidentale e dal dicembre dello stesso anno a quelle svoltesi alla frontiera greco-albanese.[1] Rientrato in Italia nell'aprile 1942 chiese, ed ottenne di passare nell'arma dei Carabinieri in qualità di ausiliario.[1] Dopo aver frequentato l’apposito corso presso la Legione CC. di Palermo, fu mobilitato nel mese di novembre assegnato alla 193ª Sezione CC. motorizzata della 52ª Divisione fanteria "Torino", allora schierata sulla riva destra del fiume Don, in Unione Sovietica.[1]
Cadde in combattimento durante la battaglia di Arbuzovka il 22 dicembre 1942, durante le drammatiche fasi della ritirata dell'ARMIR dalla Russia.[3] Quella località, successivamente ridenominata “La Valle della Morte”, era una conca nella quale i superstiti della 52ª Divisione fanteria "Torino", si trovarono isolati dal resto dell'8ª Armata e accerchiati dall'Armata Rossa.[3] In quelle condizioni disperate improvvisamente tra i soldati, prostrati dal freddo e dalle privazioni, partirono al galoppo due cavalieri che li incitarono ad attaccare il nemico.[3] Uno era il carabiniere lui, che sventolava una bandiera tricolore, l'altro il soldato Mario Iacovitti.[3] Questo gesto infuse coraggio ai soldati italiani che con un attacco alla baionetta riuscirono a rompere l'accerchiamento.[3] Rimasto egli ucciso da una raffica di mitragliatrice, il suo cavallo, rimasto anch'egli ferito, ritornò da solo alle trincee italiane.[3] Per il coraggio dimostrato in questo frangente il 6 febbraio 1951 il Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi gli conferì la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]
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