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avvocato e critico musicale italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe Depanis (Torino, 1853 – Torino, 1942) è stato un avvocato e critico musicale italiano.
Il padre di Giuseppe Depanis, Giovanni, fu impresario teatrale (1823-1889), fautore della musica wagneriana e della nuova musica operistica degli autori italiani, tedeschi e francesi. Nella sua gestione del Teatro Regio di Torino furono eseguite le prime italiane del Roi de Lahore di Massenet (1878) e la Carmen di Bizet (1881).[1]
Giuseppe Depanis, figlio di Giovanni e di Margherita Maloria, studiò legge e si laureò in giurisprudenza, ma sin dall'adolescenza si dedicò alla musica seguendo gli insegnamenti di C. Rossaro per la teoria e di S. Tempia per il violino.[1]
Partecipò al consiglio direttivo dell'istituto musicale di Torino dal 1884, guidò la Società dei concerti, fondò la Società di musica da camera. Collaborò con numerose commissioni istituite a beneficio della cultura musicale torinese.
Dal 1896 si interessò all'attività industriale e alla vita pubblica. Fu consigliere comunale (1896), assessore (1898-1903) e assessore anziano (1909).
Fu tra i precursori della cultura sinfonica e teatrale nel capoluogo piemontese. Appassionato di Wagner, grazie al suo impegno furono realizzate le prime dell'Anello e degli altri lavori di Wagner.[2]
Tra le sue numerose attività, va annoverata l'importante collaborazione con il padre nella gestione del teatro Regio.
Collaborò all'organizzazione di una serie di concerti popolari a Torino, durante le Esposizioni di fine secolo e del 1911.[2]
È stato critico musicale della Stampa e diresse la Gazzetta letteraria.
Tra le sue pubblicazioni, annoveriamo: L'anello del Nibelungo (1896), I concerti popolari ed il Regio di Torino (1914). Quest'ultimo risultò il libro più noto, scritto in uno stile giornalistico e narrativo, impreziosito inoltre di aneddoti piacevoli; l'autore descrisse la vita musicale cittadina di fine Ottocento, inserendovi le biografie di importanti compositori, quali Catalani, Massenet, Goldmark, Rossaro, Bottesini e Pedrotti.
Negli ultimi anni di vita ebbe difficoltà economiche.
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