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poeta e letterato italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Girolamo (o Gerolamo) Graziani (o Gratiani) (Pergola, 1º ottobre 1604 – Pergola, 11 settembre 1675) è stato un poeta, letterato e nobile italiano.
La fama che Graziani conobbe in vita, e che non gli sopravvisse a lungo, era legata soprattutto alla produzione di due poemi epici: La Cleopatra (1632) e Il Conquisto di Granata (1650). Quest'ultimo resta senz'altro il suo lavoro più famoso e comunque l'unico ad aver conosciuto riedizioni postume ed una certa notorietà in tempi più recenti, anche grazie al fatto che Giacomo Leopardi abbia mutuato da essa la situazione (l'amore che giunge in punto di morte) e il nome di alcuni personaggi (Consalvo ed Elvira) per il suo Consalvo (1833).
Girolamo Graziani fu modenese di adozione. Figlio di un uditore della Ruota, si laureò a Bologna in Lettere ed in Legge. Passò la maggior parte della vita presso la Corte estense per poi ritornare negli ultimi anni di vita nella sua città natale dove è sepolto nella tomba di famiglia nel duomo della città di Pergola. A Modena ricoprì cariche con responsabilità crescente sino a diventare Segretario di Stato subentrando nella carica a Fulvio Testi nel 1647. Assieme al principe ereditario Alfonso si recò quell'anno in Francia per la conclusione della lega del duca con Mazzarino contro la Spagna. «Graziani era talmente conosciuto e stimato come poeta da indurre Luigi XIV ad accordargli una pensione annua di 150 doppie.»[1] La pensione, assegnatagli l’anno 1663, fu dovuta alla mediazione di Jean Chapelain, senza che Graziani ne sapesse nulla.[2][3]
Tornato in patria, divenne segretario di stato. Servì poi il duca Alfonso IV e la duchessa Laura nella minorità di Francesco II. Nel 1673, durante la reggenza di Laura Martinozzi, nipote del Cardinale Mazarino, curò quale ambasciatore degli Este gli aspetti diplomatici del matrimonio tra la figlia di Laura, Maria Beatrice d'Este (1658 - 1718) e Giacomo di York (poi Giacomo II d'Inghilterra), patrocinato da Luigi XIV. Nello stesso anno pubblicò a Bologna, per i tipi Manolessi, e contemporaneamente a Modena, nella stamperia ducale di Viviano Soliani la tragedia Il Cromuele, programmaticamente irrispettosa delle regole aristoteliche, incentrata sul tema del tiranno crudele (Oliver Cromwell) e della regalità profanata (la decapitazione di Carlo I Stuart). Cromwell è presentato come un tiranno continuamente timoroso di perdere il trono; la sua sposa Elisabetta è amante non corrisposta di Carlo, il re prigioniero.
La rivoluzione inglese per Graziani ha un valore esemplare e paradigmatico. Gli avvenimenti che hanno travagliato l'Inghilterra dimostrano in maniera evidente il potere che la Fortuna ha sulle vicende umane. Il tema della Fortuna si ricollega a quello della Provvidenza. L'uomo assiste attonito alle alterne vicende della Fortuna senza alcuna possibilità né di prevedere né di comprendere i segreti disegni di Dio. La figlia di Edward Hyde, Anna, in un monologo, arriva al punto di chiedersi come mai Dio non fulmini gli empi e li lasci invece prosperare. Il pessimismo di fondo che pervade la tragedia rende problematica concezione ingenua della Provvidenza divina che traspare dagli ultimi versi della tragedia:
«Scettro non vale, e non tesoro, e lice
A la sola virtù render felice.»
La tragedia di Graziani è una denuncia del pensiero di Machiavelli, incarnato da Cromwell, contrapposto alla concezione sacrale e assoluta della regalità di diritto divino.[4] Graziani dedica l'opera al re di Francia Luigi XIV, nipote di Carlo I d’Inghilterra, giustiziato a Londra nel 1649 su ordine del Parlamento. Cromwell diventa così il contro-esempio di fronte al quale risplende l’immagine del re di Francia.[5]
Graziani fu autore anche del panegirico in sesta rima Il Colosso sacro (1656) scritto in onore del Cardinale Mazarino[6] ed elaborò, assieme all'abate Niccolò Musso, il programma iconografico sotteso al ciclo decorativo del palazzo Ducale di Sassuolo.[7]
Di genere encomiastico sono gli epitalami L'Iride (1631), per le nozze di Maria Farnese con Francesco d'Este, Lo specchio della gloria (1648) per le nozze di Francesco II e Vittoria Farnese e i panegirici La Calisto (1654), scritta su invito di Raimondo Montecuccoli per celebrare l'abdicazione di Cristina di Svezia e L'Ercole Gallico (1666) dedicato a Luigi XIV,[8] di cui Chapelain scrive a Colbert il 16 febbraio 1666: «J'espere, Monseigneur, que vous ne croirés pas avoir mal employé le temps à la lecture du panegyrique du comte Graziani, que Mr l'abbé Siri m'a apporté de sa part pour vous estre présenté avec une lettre toute pleine de reconnaissance des faveurs de nostre grand monarque et des vostres. Ce poème est grand, magnifique, avec d'admirables rapports entre Sa Majesté et Hercule, et fait par le plus accredité de tous les poetes italiens qui vivent.»[9]
Fu autore di poemi epici, prose politiche, panegirici, epitalami, sonetti amorosi ed encomiastici, relazioni di feste e tornei. Secondo alcuni suoi biografi contemporanei lavorò alla redazione di una “Historia” del periodo compreso tra la fine della Guerra di Castro e la Pace dei Pirenei, opera che però non fu stampata e di cui non rimane traccia. Graziani passò «dal barocco più fiorito e rigoglioso (ben documentato nella Cleopatra) al «barocco moderato» del Conquisto, esibendo comunque e dovunque una straordinaria capacità tecnica nel trattare l'ottava.»[10]
Edizioni successive: ivi, 1633 in-12°; Bologna, Per Carlo Zenero, 1652 in-12° e in-24°; Venezia, Francesco Brogiollo, 1670 in-12° [La dedica dell'editore è del 1669].
Edizioni successive: Modena, Soliani, 1656 in-4° [Nella prefazione alle Varie Poesie e Prose lo stesso Soliani dice che la Calisto è stata stampata anche a Venezia, Firenze, Bruxelles e tradotta in varie lingue].
Edizioni successive: Napoli, Molo [Roberto Mollo?], 1651 in -12°; Parigi, chez le Sieur des Rotieurs, 1654, 2 Tomi, in -12° con prefaz. in Francese; Milano, Filippo Ghisolfi, 1666 [Di questa edizione si ha notizia dall'Indice de' libri appartenuti alla Contessa Graziani Baglioni, ms. cart. del XV-III sec. conservato alla Bibl. Est. Univ., coll: d-K-3,20]; Bologna, Manolessi, 1670 in -24°; Venezia, Combi e la Noù, 1684 in -12°; ivi, Zatta, 1768; Colle Pacini, Eusebio, 1816, 2 Voll. in -12°; nella raccolta antologica Il Parnaso Italiano a c. di A. Peretti e A. Cappelli, Antonelli, Venezia, 1832-1851, Volume II, pagg. (con numerazione autonoma) XII+328.
Edizioni successive: Modena, Soliani, 1671 in-12°; Bologna, Manolessi, 1673 in-4°; s.l. [Piacenza], Infidi Lumi Edizioni, 1997 (Edizione fuori commercio pubblicata in occasione della rappresentazione). Trascrizione e riduzione di Stefano Tomassini; Pisa, Edizioni della Normale, 2011, a cura di Maurizio Fasce con la collaborazione di Carlo Alberto Girotto, in: Storie Inglesi, l'Inghilterra vista dall'Italia tra storia e romanzo (XVIII sec.), con l'edizione del Cappuccino scozzese di G.B. Rinuccini (1644) e del Cromuele di G. Graziani (1671), a cura di Clizia Carminati e Stefano Villani, pagg. 297 - 470.
Sonetti sparsi:
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