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geologo, urbanista e politico italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giovanni Viel (Bologna, 26 febbraio 1944 – Zola Predosa, 19 settembre 2009) è stato un geologo, urbanista, politico e alpinista italiano.
Giovanni Viel nacque a Bologna il 26 febbraio 1944 da Angelo Viel, Maresciallo dei Carabinieri, e Olimpia Belletti (vedova Gillone), maestra di scuola secondaria. Si laureò in Geologia all'Università di Bologna nel 1971 con Raimondo Selli e Giulio Pisa, e continuò a svolgere attività di ricerca, al di fuori dell'Università, sino al 1980. In particolare, trovò finanziamenti per le sue ricerche stratigrafiche con collaborazioni scientifiche con la Pertusola Sud, e con la docenza nelle scuole secondarie di Bologna e della Romagna. Dalla metà degli anni '80 il suo studio professionale intraprese consulenze sempre più importanti, e giunse ad avere rilievo nazionale, lavorando con enti locali in tutto il Nord dell'Italia.
Eletto nel Consiglio comunale di Zola Predosa in quota PCI, dal 1985 al 1986 è stato assessore all'Ambiente nella giunta di Clò Forte, e poi dal 1986 al 1990 ricoprì la medesima carica nella giunta del sindaco Sergio Aleotti. In séguito l'attività professionale lo portò a fornire innovative metodologie nel campo della pianificazione, dell'analisi del rischio sismico e idrogeologico, presentati anche a livello teorico in diversi Congressi di rilievo internazionale, e contribuendo a livello pratico all'affermazione del "Servizio Geologico della Regione Emilia-Romagna". Dopo il pensionamento, nel 2008, Giovanni Viel tornò a dedicarsi alla ricerca pura nel campo della geologia strutturale, di cui è rimasta testimonianza nell'articolo, pubblicato postumo, a sei mani con E. Farabegoli e G. Brusca.
Già il lavoro della tesi di laurea, dal titolo Geologia dell'alta valle zoldana fra il Pelmo ed il Civetta (Belluno),[1] proponeva una revisione del processo morfogenetico del Triassico, adeguatamente riconosciuto dalla comunità scientifica solo un trentennio più tardi, quando le teorie classiche furono riviste nella direzione indicata da Viel. Il suo lavoro era teso a chiarire l'evoluzione stratigrafica, paleotettonica e paleogeografica del Trias del Sudalpino e, specialmente, dei suoi rapporti genetici con le due orogenesi (ercinica e alpina) che la precedevano e seguivano. I dati reperiti sembravano contraddire le risultanze sino ad allora conosciute della stratigrafia del Trias medio di questo settore chiave delle Dolomiti. Il lavoro uscì in due articoli (1979), dopo un lungo lavoro di approfondimento, per la Rivista Italiana di Paleontologia.[2]
La nuova teoria tettonica del Triassico alpino fu successivamente perfezionata da Giovanni Viel in alcuni articoli successivi, giungendo ben presto a proporre un nuovo modello evolutivo in Il Permo-Trias delle Alpi Meridionali; evoluzione tardo-ercinica di un bacino marginale di retroarco sialico, pubblicato in L'industria mineraria del 1980, con M. Marinelli ed E. Farabegoli, modello ulteriormente elaborato e illustrato in Polarità tettonica e vulcanismo ladino-carnici del Sudalpino, pubblicato nei Rendiconti della Società Geologica Italiana del 1981 ed ancora, in Tectono-Sedimentary cycles in Southern Alps, pubblicato a quattro mani con E. Farabegoli. Il nuovo modello, assai innovativo, incontrò scarso appoggio nella comunità scientifica e accademica, fino a quando, trent'anni più tardi, la ricerca sul Trias riprese vigore e alcuni lavori cominciarono a confermarlo; dell'ultimo periodo è un lavoro, pubblicato postumo (Le mineralizzazioni Pb-Zn nel quadro paleogeografico del Trias delle Dolomiti orientali. Ipotesi genetiche, apparso in Geo-archeologia a sei mani con C. Brusca e E. Farabegoli), che fornisce nuove prove (si vedano le pubblicazioni qui sotto).
Di grande innovatività e, sotto altro profilo, di grande interesse scientifico è stato l'impegno di Viel nella geologia applicata alla pianificazione. Nei primi anni '80 collaborò alla stesura di alcuni Piani regolatori comunali (Vergato, Pianoro, in provincia di Bologna). Fu autore della parte geologica e morfologico-paesaggistica della “Matrice Ambientale” per il Piano Territoriale Regionale dell'Emilia-Romagna, negli anni 1986-87; in quegli anni la pianificazione regionale era ancora agli albori.[3]
Il suo contributo alla “Matrice Ambientale” disegnò un quadro metodologico del tutto nuovo,[4] in Italia, nell'approccio alla pianificazione e alla valutazione del rischio ambientale. Tale metodologia fu applicata da Giovanni Viel in molte altre realtà locali del Nord Italia: dalla Provincia di Brescia a quella di Verona, a quella di Biella, a quella di Lecco.[5][6] Affiancata a questa attività professionale sul campo, Giovanni Viel descrisse il proprio lavoro nella pianificazione in numerosi seminari, convegni e pubblicazioni, dal punto di vista teorico (si vedano le pubblicazioni qui sotto).[7] Nel 2003 con la pubblicazione dello "Schema direttore della Pericolosità Geo-ambientale" (con De Nardo e Montaguti), per il Servizio Geologico dell'Emilia Romagna, vengono poste le basi dell'applicazione di nuove metodologie[8] nella cartografia del rischio geologico del territorio dell'Emilia Romagna.
Giovanni Viel affrontò, a partire dal 2006, un vasto progetto di zonizzazione della pericolosità sismica del territorio: del 2006 è infatti il suo contributo sul rischio sismico nel Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) di Cattolica, esposto al XXVI Convegno Nazionale del Gruppo Nazionale di Geofisica della Terra Solida (2007), dove vengono elaborate nuove metodologie[senza fonte] nell'elaborazione delle mappe del rischio sismico[9][10].
Giovanni Viel, negli anni '80 e '90, collaborando col Servizio Geologico della Regione Emilia-Romagna,[11] redasse le norme per il rilevamento e l'elaborazione della Carta Geologica dell'Appennino Emiliano-Romagnolo alla scala 1:10.000[12] e la realizzazione dello Schema direttore della pericolosità geo-ambientale nel 2002.[13]
Giovanni Viel esercitò l'alpinismo tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70, compiendo numerose salite e ripetizioni nelle dolomiti bellunesi. Fu anche autore di alcune vie insieme ai suoi compagni di cordata. Le vie da lui aperte sono:
1) 11 agosto 1966: "Spalla Sud" del Pelmo, con Pietro Sommavilla;
2) 1º settembre 1966: "Pilastro Nord Ovest" del Sassolungo, con Pietro Sommavilla;
3) 5 settembre 1966: "Gran Diedro Sud" sullo Schiara, in cordata con Giorgio Garna e Gianni Gianeselli (800 m, V-VI e A2);
4) 13 agosto 1967: Spigolo Nord Ovest dello Spiz di Mezzo (Mezzodì), con Gianni Gianeselli e Pietro Sommavilla;
5) 10 settembre 1967: parete Ovest della Spiz Nord del Mezzodì, con Pietro Sommavilla, Corrado Angelini, Gianni Gianeselli, Giuseppe Da Damos;
6) 6 giugno 1968: Diedro Sud Est del Piccolo Spígol del Palón (Mezzodì), con Gianni Gianeselli, Renato Mosena, Pietro Sommavilla;
7) 31 agosto 1971: Torrione inferiore di Fórca Rossa sul Pelmo, con Gianni Gianeselli e Pietro Sommavilla.
Pubblicazioni di geologia strutturale:
Pubblicazioni di geologia applicata e pianificazione:
Gli è stata conferita postuma, il 29 ottobre 2011, l'iscrizione all'Albo d'Oro per la geologia del Museo geologico G. Cortesi di Castell'Arquato[14] e gli è stato dedicato il Convegno Internazionale "New Developments on Triassic Integrated Stratigraphy", Museo Geologico “G. G. Gemellaro”, Palermo, 12-16 settembre 2010,[15] organizzato dalla "Subcommission on Triassic Stratigraphy", dalla "International Commission on Stratigraphy" e dalla "Commissione italiana di Stratigrafia", patrocinato dalla "Società Geologica Italiana".
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