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Giovanni Ruggia (Romano Canavese, 22 maggio 1830 – Romano Canavese, 10 maggio 1916) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare nel corso della Campagna piemontese in Italia centrale[2].
Giovanni Ruggia | |
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Nascita | Romano Canavese, 22 maggio 1830 |
Morte | Romano Canavese, 10 maggio 1916 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Sardegna Italia |
Forza armata | Armata sarda Regio Esercito |
Arma | Genio militare |
Corpo | Corpo di Spedizione Sardo in Crimea |
Specialità | Zappatori |
Grado | Sergente |
Guerre | Guerra di Crimea Seconda guerra d'indipendenza italiana |
Campagne | Campagna piemontese in Italia centrale |
Battaglie | Assedio di Sebastopoli Assedio di Ancona (1860) |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Combattenti Liberazione[1] | |
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Nacque a Romano Canavese, vicino a Ivrea, il 22 maggio 1830 figlio di Giuseppe e di Margherita Ricardino.[2] Arruolatosi nell'Armata Sarda il 28 dicembre 1851 fu assegnato in servizio nel Reggimento Zappatori del Genio.[1] Con la 1ª Compagnia del Battaglione Zappatori provvisorio partecipò alle operazioni militari durante la Guerra di Crimea nel 1855 e si distinse nel corso dell'assedio di Sebastopoli venendo promosso Caporale.[1] Rientrato nel Regno di Sardegna l'8 aprile 1856, dopo due mesi fu posto in congedo.[1] Fu richiamato in servizio attivo per lo scoppio della Seconda Guerra d'Indipendenza italiana e combatté a Vinzaglio nella Battaglia di San Martino.[1] Nella successiva campagna militare nelle Marche e nell'Umbria del 1860, con il grado di Sergente nel 2º Reggimento Zappatori del Genio, diede prova di coraggio il 14 settembre durante l'attacco contro la città di Perugia.[1] Una colonna avanzante contro la città fu fermata davanti alla Porta Santa Margherita dal fuoco di moschetteria delle truppe pontificie.[1] La 1ª Compagnia Zappatori del 2º Reggimento ricevette l'ordine di abbattere le imposte, sbarrate, della porta per aprire la via alla fanteria. Portatosi sotto le difese, armato di sola scure, riuscì a praticarvi una piccola apertura, attraverso la quale penetrò egli stesso con grave rischio personale.[1] Rotti i serrami e resi inoffensivi gli sbarramenti avanzò con pochi altri soldati nella città, e trovatosi con la 1ª Compagnia in Piazza San Domenico nell'interno dell’abitato dalla vicina caserma venne fatto segno a nutrite scariche di fucileria.[1] Lanciatosi contro la porta della caserma, e diveltone lo sportello d'accesso, vi penetrò con pochi altri soldati ottenendo l'immediata resa dei difensori, oltre 50 artiglieri.[1] Per questa impresa con Regio Decreto del 1º ottobre 1860 fu insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare[N 1] a vivente.[1] Durante quella campagna si distinse ancora nella realizzazione delle batterie di artiglieria per le operazioni contro i forti di Monte Pelago e Monte Pulito nei pressi di Ancona, compiendo il lavoro sotto l'intenso fuoco delle artiglierie nemiche.[1] Al termine della campagna fu posto in congedo definitivo.[1] Si spense a Romano Canavese il 10 maggio 1916, nel pieno della Prima Guerra Mondiale.[1] La città di Perugia gli ha conferito la cittadinanza onoraria, e gli ha intitolato una via.
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