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Architetto italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giovanni Broglio (Airolo, 18 aprile 1874 – Milano, 1956) è stato un architetto italiano, noto per aver progettato i maggiori quartieri operai di Milano fra l'inizio del Novecento e gli anni trenta.
Nacque nel 1876 ad Airolo, nel Canton Ticino, da una famiglia italiana originaria di Trarego; il padre Carlo, operaio impegnato nel cantiere del traforo del Gottardo, morì nel 1889, e il giovane Giovanni si trasferì a Milano per lavorare come manovale[1].
Nonostante la situazione di grave ristrettezza economica, con notevole impegno si iscrisse a vari corsi di studio serali, acquisendo progressivamente le nozioni tecniche necessarie nel campo dell'architettura e laureandosi infine presso il Regio Istituto Tecnico Superiore (odierno Politecnico) nel 1900[1]. Contemporaneamente, grazie alle sue abilità tecniche, migliorò rapidamente la propria posizione professionale fino a diventare vice-direttore della Cooperativa Lavoranti Muratori, attiva nel settore delle opere pubbliche[1].
Nel 1901 venne incaricato dalla Camera del Lavoro di svolgere un'indagine sulle condizioni abitative della classe operaia, che rivelò una situazione gravemente deficitaria[1]. I risultati dell'indagine spinsero la Società Umanitaria, attiva nel campo assistenziale, a intraprendere la costruzione di due quartieri di case operaie, i primi a Milano, incaricando della progettazione lo stesso Broglio[2]. I due quartieri vennero quindi realizzati nel 1905 in zona Macello,[3] oggi via Solari 40, e nel 1908 in zona Rottole, oggi viale Lombardia: il quartiere di via Solari, denominato Primo quartiere popolare della Società Umanitaria, era costituito di 240 appartamenti fra monolocali, bilocali e trilocali e fu consegnato nel marzo 1906, quando i primi mille occupanti poterono insediarvisi.
La costruzione del secondo quartiere di viale Lombardia ebbe inizio nell'ottobre 1908 e fu terminata nel 1909 con l'erezione di dodici fabbricati su due e tre piani.[4]
Ai due quartieri fece seguito una serie di altri incarichi simili, ad opera di committenti privati e pubblici[2]. Nel 1912 Broglio venne quindi assunto dall'Istituto Case Popolari (ICP), fondato nel 1908, con l'incarico di dirigere l'ufficio interno di progettazione che si stava costituendo; in tale veste, negli anni successivi progettò un gran numero di quartieri e villaggi di edilizia popolare[2].
All'attività progettuale Broglio affiancò anche lo studio teorico, presentando con mostre e pubblicazioni gli esempi esteri del nascente Movimento Moderno, a partire dai progetti di Ernst May a Francoforte sul Meno; restò tuttavia scettico sulla possibilità di adottare in Italia gli aspetti formali del razionalismo, che reputava inadatti alle condizioni climatiche dell'Europa meridionale[5].
Negli anni trenta l'Istituto, ormai divenuto "Fascista e Autonomo" (IFACP), mutò indirizzo e abbracciò con decisione il movimento razionalista; Broglio, ormai sessantenne, fu posto a riposo nel 1934, ma continuò a lavorare come libero professionista, anche presso l'Istituto stesso[6].
Nel 1943 il suo studio di via Sant'Andrea fu distrutto dai bombardamenti, e andò perduto il suo vasto archivio personale. Ritiratosi a vita privata, si spense a Milano nel 1956[6]; poco dopo la sua scomparsa, il Comune di Milano lo insignì di una Medaglia d'oro alla memoria. Della sua prolifica attività rimangono migliaia di locali di abitazione e più di quaranta quartieri popolari che hanno delineato la storia dell'edilizia popolare milanese.[7]
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