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Giorgio Righetti (Viña del Mar, 11 luglio 1973 – Mogadiscio, 15 settembre 1993) è stato un militare italiano, caporale della Brigata Folgore, che prestò servizio in Somalia durante l'operazione UNOSOM II.
Giorgio Righetti | |
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Nascita | Viña del Mar, 11 luglio 1973 |
Morte | Mogadiscio, 15 settembre 1993 |
Cause della morte | Imboscata |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Esercito Italiano |
Specialità | Paracadutista |
Unità | Brigata Paracadutisti "Folgore" |
Anni di servizio | 1992-1993 |
Grado | Caporale |
Campagne | Missione UNOSOM II |
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Righetti nacque a Viña del Mar in Cile, da Francesco Righetti e Maria del Carmen Figueroa. Era l'ultimo dei quattro figli della coppia. Compì i suoi studi in Cile, dedicandosi anche al nuoto agonistico. Successivamente la famiglia si trasferì in Italia, a Marina di Carrara, ma nel 1988 il padre morì prematuramente, lasciando i quattro figli soli con la madre.
Nel 1992 Righetti partì per prestare il servizio militare, presso la Scuola Militare di Paracadutismo a Pisa. Fu promosso al grado di caporale in quanto al termine del servizio obbligatorio accettò un'ulteriore rafferma di tre mesi. Nel maggio dell'anno successivo fu invitato a prendere parte alla missione di peacekeeping italiana UNOSOM II, inquadrata nel tentativo di proteggere e distribuire aiuti umanitari alla popolazione locale e porre fine alla violenta guerra civile che era in corso da alcuni anni. Righetti giunse in Somalia il 6 giugno 1993, sotto il comando del tenente colonnello Mario Righele.
Pochi giorni prima di essere ucciso, fu assegnato assieme a Rossano Visioli (l'altro paracadutista ucciso) ad un convoglio per un viaggio verso la città di Bulo Burti, ma il giorno prima della partenza furono sostituiti, ed inviati a Balad a circa 30 chilometri da Mogadiscio.
La sera del 15 settembre Righetti e Visioli, il caporale Nicola Sforza e il paracadutista Christian Baldassin si trovavano liberi dal servizio, e stavano praticando jogging sulla banchina del porto di Mogadiscio, quando rimasero vittima di un agguato teso da cecchini somali appostati sulle alture che circondano il porto, che fecero fuoco sui quattro militari, colpendo Visioli al petto, e Righetti alla nuca mentre prestava soccorso al commilitone ferito. Sforza invece restò nascosto tra i veicoli, mentre Baldassin corse a chiedere aiuto al commando italiano, distante circa mezzo chilometro. I primi soccorsi arrivarono dal Reparto Logistico di Contingenza, e alle 19:30 giunsero sul luogo dell'agguato quattro paracadutisti italiani in uniforme da combattimento, che fecero fuoco su un vecchio mattatoio sito su una collina fuori dal porto nuovo. Cercarono di recuperare i corpi dei due caduti, ma ne seguì un altro scontro armato , poiché dal mattatoio i miliziani risposero al fuoco.
Una volta cessati gli spari, il tenente medico Santino Severoni pratico le cure d'emergenza ai due soldati, mentre si attendeva l'arrivo dell'elicottero italiano che doveva trasportare Visioli in ospedale. L'elicottero arrivò sul posto alle 19:50, ma il paracadutista morì durante il tragitto.
Ai funerali dei due soldati, tenutisi nel Duomo di Pisa alla presenza di più di diecimila persone, ci furono molte polemiche contro l'allora presidente del Senato Giovanni Spadolini e della camera Giorgio Napolitano.
Il comune di Carrara ha dedicato una targa commemorativa in memoria di Giorgio Righetti.
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