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scultore italiano (1925-2014) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Germano Sartelli (Imola, 31 gennaio 1925 – Imola, 8 settembre 2014[1]) è stato uno scultore italiano.
Frequenta un corso di intaglio del legno tenuto negli anni trenta e quaranta da Gioachino Meluzzi[2]. La firma delle sue opere è da sempre l'utilizzo di materiali riciclati che vanno dalle pagine di giornali, a fili metallici e legname[3].
Nel dopoguerra Sartelli fu insegnante nel laboratorio artistico presso l'Ospedale psichiatrico provinciale Luigi Lolli di Imola. Negli anni 1950 diede vita a un progetto per insegnare la pittura ai degenti, le cui creazioni furono esposte in una mostra a Imola nel 1954: fu la prima volta in Italia. L'esperienza pioniera dell'arteterapia fu narrata anche in un documentario del 2006.[4]
La sua prima mostra, che si tenne nel 1958, fu organizzata da Dino Gavina al Circolo di Cultura a Bologna con la presentazione di Maurizio Calvesi.[5]
Nel 1962 gli venne conferito il premio per la scultura dal Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1964 espose alla XXXII Biennale di Venezia[6] a cui fecero seguito numerose altre mostre, personali e non. Dal 1963 al 2009 le sue opere furono esposte per almeno una dozzina di volte alla Galleria de' Foscherari a Bologna, facendone la sua galleria di riferimento[7].
Nello stesso anno della sua morte, il 2014[8], uscì il film documentario scritto e diretto da Paolo Fiore Angelini Germano Sartelli. La forma delle cose, conversazioni nel quale l'artista si racconta[9].
Si sono occupati della sua opera, tra gli altri, Maurizio Calvesi, Andrea Emiliani, Claudio Spadoni e Roberto Daolio.[3] Il fondo archivistico è conservato al Museo San Domenico di Imola.[3]
Nel 2024, a dieci anni dalla morte, l'abitazione di Sartelli è stata inclusa nell'elenco delle «Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna»[10].
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