Geraldo di Sauve-Majeure
abate e santo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Geraldo (Corbie, 1025 circa – La Sauve, 5 aprile 1095) fu il fondatore e il primo abate del monastero benedettino di La Sauve-Majeure. Fu proclamato santo da papa Celestino III nel 1197.
San Geraldo | |
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Abate | |
Nascita | Corbie, 1025 circa |
Morte | La Sauve, 5 aprile 1095 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 27 aprile 1197 da papa Celestino III |
Ricorrenza | 5 aprile |
Nacque a Corbie attorno al 1025 e fu offerto dai genitori all'abbazia del luogo.[1] Arrivò a ricoprire la carica di cellerario e affiancò l'abate Folco in un viaggio a Roma, Montecassino e sul Gargano, dove incontrò papa Leone IX che lo ordinò sacerdote.[2]
Tornato a Corbie, fu incaricato di riedificare la chiesa abbaziale, distrutta da un incendio l'anno precedente: il tempio fu riconsacrato il 27 agosto 1052. Compose antifone e responsori per l'ufficio di sant'Adelardo.[2]
Dopo un pellegrinaggio in Terra santa compiuto nel 1073, fu eletto abate di San Vincenzo a Laon, dove era già stato abate suo fratello Ranieri ma, dopo cinque anni di governo e dopo aver tentato invano di riformare l'abbazia, Geraldo lasciò Laon insieme con alcuni confratelli e accettò l'offerta di Guglielmo, conte di Poitiers e duca d'Aquitania, di un terreno su cui fondare un monastero nei suoi possedimenti.[2]
Il monastero, dedicato alla Vergine e ai santi Simone e Giuda, fu edificato a Sauve-Majeure (Sylva Majoris) e adottò la regola di san Benedetto; Guglielmo affrancò Sauve-Majeure da ogni potere laico.[2]
Sauve-Majeure si sviluppò rapidamente ed ebbe presto numerose filiazioni (Semoy, Broqueroie, Barwell) e si ritrovò presto alla guida di una congregazione di oltre dieci monasteri, che il 28 ottobre 1094 inviarono all'abbazia madre i loro rappresentanti per celebrare il primo capitolo.[2]
Geraldo morì a Sauve-Majeure il 5 aprile 1095 e fu sepolto nella chiesa abbaziale di Notre-Dame.[3]
Il suo corpo fu elevato il 21 giugno 1126 e il 27 aprile 1197 fu proclamato santo da papa Celestino III.[3]
Le sue reliquie, sopravvissute alle dispersioni della Rivoluzione francese, sono conservate nella chiesa parrocchiale di La Sauve.[3]
Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 5 aprile.
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