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magistrato e saggista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gaspare Sturzo (Palermo, 17 dicembre 1962) è un magistrato e saggista italiano.
Pronipote di Luigi Sturzo, dopo gli studi liceali presso i salesiani ha conseguita la laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Palermo[1][2].
Entrato in Magistratura nel giugno 1989, è stato sostituto procuratore dapprima alla Procura della Repubblica di Termini Imerese e poi alla Procura di Palermo, dove ha lavorato nelle Sezioni: Reati finanziari, fiscali e contrasto al contrabbando; Reati contro la pubblica amministrazione; Contrasto alla criminalità organizzata nella gestione dei grandi appalti, mafia, appalti e riciclaggio[1].
Dal maggio 1996 al settembre 2001 ha lavorato nella Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo. In tale incarico ha coordinato diverse indagini su reati di corruzione, riciclaggio e contrasto alle infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti, tra cui quella relativa alla costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia di Palermo[1].
In tale veste ha raccolto le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo Siino, noto come il "ministro degli appalti di Cosa nostra", ha coordinato le ricerche del latitante Bernardo Provenzano e ha diretto le indagini che hanno condotto all'arresto del capomafia Benedetto Spera[3].
Dal settembre 2001 al gennaio 2004 è stato presidente vicario del Tribunale di Tivoli[3][4].
Nel gennaio 2004 è stato nominato esperto giuridico presso il Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri. In tal veste, nel settembre 2005 è stato nominato componente del Gruppo di lavoro incaricato di predisporre il testo unico delle disposizioni sulla prevenzione del riciclaggio di denaro frutto di illeciti[4].
Inoltre è stato consigliere giuridico dell'Alto Commissariato per la prevenzione e il contrasto alla corruzione e alle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione[4].
È stato componente della Commissione paritetica Stato-Regione per l'attuazione dello Statuto speciale siciliano[4].
Nel 2012 è magistrato ordinario col grado di consigliere di Corte d'Appello, fuori ruolo per incarichi extragiudiziali[1][2]..
Viene quindi trasferito, dopo la sua candidatura alle elezioni regionali, al tribunale penale di Roma, e assegnato alla sezione GIP [5].
Docente di Diritto penale del lavoro presso la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma[1]. Docente di "Misure e metodologie di contrasto alla criminalità organizzata" presso il corso superiore di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza[3]
Presidente del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo (CISS) di Roma, ha pubblicato diversi studi sulla figura, il pensiero e le opere del suo avo nella rivista ufficiale del CISS, Rinascimento popolare, nella collana dei Quaderni del CISS e presso altre case editrici, oltre che nei periodici Linea di confine, Il SuDsidiario, La società, La rivista giuridica del Mezzogiorno/Svimez, PiùVoce.net e Rinascimento popolare[3][6].
Partecipa alle elezioni regionali in Sicilia dell'ottobre 2012 quale candidato alla presidenza della Regione siciliana sostenuto dalla lista Italiani Liberi e Forti[7], ottenendo 19.248 voti (0,95% dei voti espressi).
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