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avviso ad elica della Regia Marina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Galileo Galilei è stato un avviso ad elica della Regia Marina.
Galileo Galilei | |
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Foto ufficiale del Galilei | |
Descrizione generale | |
Tipo | avviso ad elica |
Classe | Archimede |
Proprietà | Regia Marina |
Costruttori | Regio Arsenale, Venezia |
Impostazione | 1º settembre 1885 |
Varo | 3 maggio 1887 |
Entrata in servizio | 1º ottobre 1888 |
Radiazione | 14 dicembre 1913 |
Destino finale | demolito nel 1915-1916 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | carico normale 776 t pieno carico 886 t |
Lunghezza | (tra le perpendicolari) 70 m (fuori tutto) 77 m |
Larghezza | 8,03 m |
Pescaggio | 3,75 m |
Propulsione | 4 caldaie cilindriche a ritorno di fiamme 1 macchina alternativa a vapore verticale a triplice espansione potenza 1384 CV 1 elica armamento velico a goletta |
Velocità | 11,9-12 nodi |
Equipaggio | 73 tra ufficiali, sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Artiglieria | 4 pezzi da 120 mm |
dati presi principalmente da Marina Militare, Agenziabozzo e Navyworld | |
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Progettato dal generale ispettore del Corpo del genio navale Carlo Vigna[1][2][3], il Galilei, unità con scafo in acciaio, fu uno degli ultimi avvisi della Regia Marina, nonché uno dei migliori: alle prove in mare raggiunse la velocità di 15,9 nodi, anche se quella effettiva una volta in servizio si rivelò di 11,9-12 nodi, non molto elevata[1][2][3]. Oltre all'apparato motore la nave disponeva anche di due alberi a vele auriche (armamento velico a goletta) con pennone e picco[1].
Tra il 1895 ed il 1897 il Galilei venne sottoposto a lavori di incremento dell'armamento: in aggiunta ai preesistenti quattro cannoni da 120 mm vennero imbarcati due cannoni da 57/43 mm e due cannoni a revolver da 37 mm[1][3].
Tra il settembre 1896 ed il maggio 1898 l'avviso fu stazionario nel Bosforo, nel Mar di Marmara e nel Mar Nero, dove venne visitato dal principe Federico di Bulgaria[2].
Il 14 settembre 1898 la nave trasportò da Messina a Napoli 201 artiglieri che successivamente, imbarcati sul piroscafo Washington, vennero inviati a Candia, dov’erano in corso gravi disordini[4].
Il 15 agosto 1901 l'avviso trasportò a Palermo, per i funerali di Francesco Crispi, i rappresentanti del re d’Italia, l'ammiraglio De Libero, e dell'imperatore di Germania, von Rekowsky, nonché rappresentanti dei comuni di Roma e Napoli e di associazioni politiche, veterani, reduci e parecchi giornalisti (la nave giunse nelle acque del capoluogo siciliano a mezzogiorno)[5].
Dal dicembre 1901 al gennaio 1902 il Galilei fu operativo in Mar Rosso, dove tornò poi nel luglio 1903, permanendovi sino al 1905[2]. Nel novembre 1903 fu ad Aden, mentre il mese precedente era a Massaua[2]. Il servizio in Mar Rosso includeva, tra l'altro, attività diplomatica ed idrografica e contrasto al contrabbando di armi ed al commercio degli schiavi[2].
Nel 1906 l'armamento del Galilei venne ridotto a quattro cannoni da 57/43 mm ed una mitragliera "MG"[1]. Nel 1910 l'equipaggio, che dagli originari 73 uomini, era salito ad 8 ufficiali e 77 tra sottufficiali e marinai[2], venne ridotto a 76 unità[1].
Tra il giugno 1907 e l'ottobre 1911 la nave stazionò nuovamente nel Bosforo[2]. Il 24 aprile 1909, durante gli scontri tra truppe turche e macedoni a Costantinopoli, il Galilei, al comando del capitano di corvetta Pepe (che in novembre sarebbe stato rimpiazzato dal parigrado Cipriani[6]), contribuì alla difesa dell'ambasciata italiana, del consolato e dell'ospedale italiano con alcuni reparti di marinai che vennero schierati a terra[7]. Quello stesso giorno il marinaio scelto Archimede Guidi, che si trovava a bordo dell'avviso, rimase mortalmente ferito alla testa da una fucilata partita accidentalmente, spirando poco dopo nell'ospedale italiano di Costantinopoli[7][8].
Nuovamente dislocato in Mar Rosso, il Galilei fu attivo in quelle acque anche durante la guerra italo-turca[2]. Rientrato in Italia nel novembre 1912, fu disarmato il 1º novembre 1913[2].
Radiato il 14 dicembre 1913, il vecchio Galilei venne venduto per demolizione alla ditta “Bruno” di Genova il 22 febbraio 1915 e smantellato tra il 1915 ed il 1916[1][9].
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