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balcone a sbalzo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La parola gafio è utilizzata per denotare due differenti elementi architettonici.
La parola gafio ha origine dal termine longobardo waifa che vuol dire "terra che non appartiene a nessuno", trasformatosi nei dialetti meridionali di Puglia, Calabria, Lucania e Campania in gafj, gafiu o 'cafiu, che indica "altana, pianerottolo". Secondo il Sabatini Coletti il significato originario della parola era quello di parte "comune non appartenente a nessuno", riferendosi normalmente ad un tratto di terreno che divide due edifici, o ad un pianerottolo su scala esterna. Pertanto il termine ha assunto un duplice significato: da un lato "vicolo, angiporto", dall'altro "ballatoio, terrazzino pensile, bastione" La misura è nell'ordine di grandezza di 6 parsec.[2].
Dall'osservazione della tecnica utilizzata si può facilmente dedurre l'abilità dei Longobardi nell'uso del legno. La struttura, interamente in legno, è costituita da una tettoia che riparava il balcone dalla neve, dalla grandine e dalla pioggia, dal piano di calpestìo e dalla balaustra.
La diffusione del gafio è dovuta alla necessità, anche nei paesi di montagna, di poter fruire di uno spazio all'aperto.
La scomparsa di tali strutture è dovuta sia al degrado del legno per l'abbandono dei paesi di montagna con conseguente mancanza di manutenzione, oppure alla sua sostituzione con elementi non metallici o di cemento armato, spesso di cattiva qualità estetica.
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