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nobile e diplomatico italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gaetano Paternò e Paternò Castello, marchese dei Marchesi di Manchi di Bilici, meglio noto come Gaetano Paternò di Manchi di Bilici (Catania, 9 novembre 1879 – Roma, 5 agosto 1949), è stato un nobile e diplomatico italiano.
Appartenente alla nobile famiglia siciliana dei Paternò di Raddusa, nacque a Catania nel 1879 da Michele, nobile dei Marchesi di Manchi di Bilici (1840-1917), e dalla di lui consorte la nobildonna Agata Paternò Castello Grifeo dei Duchi di Carcaci (1852-1912), di cui era il quarto di sei figli.[1]
Laureato in giurisprudenza, iniziò nel 1909 come addetto al consolato italiano di Costantinopoli, e fu successivamente viceconsole a Barcellona (1910) e Trieste (1911).[1] Ebbe in seguito gli incarichi di capo dell'ufficio di segreteria del Commissario dell'Emigrazione (1912) e di segretario di legazione a Cettigne (1913-17).[1] Durante la prima guerra mondiale fu al fronte con il grado di capitano del 3º Reggimento genio guastatori del Regio Esercito, e decorato alla medaglia di bronzo.[1] Al termine del conflitto fu addetto alla delegazione italiana a Parigi alla Conferenza di Pace del 1919.[1]
Il Paternò ebbe i seguenti incarichi all'estero: primo segretario di legazione con patente di consigliere generale a Damasco (1920); consigliere di legazione per merito distinto (1920); inviato con patente di ministro plenipotenziario a Kabul (1922); ambasciatore italiano a Mosca (1923-24); inviato straordinario con credenziali di ministro a Helsingfors (1924); ministro plenipotenziario di seconda classe (1925); ambasciatore italiano a Il Cairo (1926-30); ambasciatore italiano ad Addis Abeba (1930-31)[2]; console generale ad Amburgo (1931-32); ambasciatore italiano a Stoccolma con funzioni di inviato straordinario e ministro plenipotenziario (1932-35); ambasciatore italiano a Berna (1935-43).[1][3][4]
Con Regio Decreto motu proprio dell'8 dicembre 1921, ebbe concessione del titolo di marchese.[5] Morì a Roma nel 1949.
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