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formula che valuta l'efficacia di pompa del cuore Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Con frazione di eiezione (FE) ci si riferisce solitamente al rapporto tra sangue espulso dal ventricolo durante la sistole e volume telediastolico.
La FE del ventricolo sinistro è più propriamente detta frazione di eiezione ventricolare sinistra (in inglese LVEF, left ventricular ejection fraction)
La misurazione della frazione d'eiezione permette di valutare l'efficacia della funzione di pompa del cuore e rappresenta un buon indicatore della contrattilità miocardica. È anche usata come indicatore della gravità dell'insufficienza cardiaca, sebbene con dei limiti di attendibilità.[1] Il range di normalità "da libro" è tra 50% e 70%.[2] Il cutoff di normalità è attualmente fissato al 50% dalle società di ecocardiografia, anche se nella pratica clinica spesso si usa un cutoff inferiore pari al 40%. Esiste uno "spazio grigio" di non univoca interpretazione per FE tra il 40% ed il 50% con caratteristiche intermedie tra scompenso a frazione di eiezione conservata e scompenso a frazione di eiezione ridotta[3].
Raramente, il concetto di frazione di eiezione è usato anche in riferimento ad altre strutture come il ventricolo destro (RVEF),[4] l'atrio,[5] la cistifellea,[6] o le vene degli arti inferiori[7].
L'origine del termine frazione di eiezione è alquanto oscura.[8] Quando William Harvey descrisse nel 1628 la circolazione, riteneva che il cuore si svuotasse completamente ad ogni sistole.[9]
Nel 1856 Chauveau e Faivre osservarono che il cuore non si svuotava completamente ad ogni sistole[10]. Ciò fu confermato anche da Roy e Adami nel 1888.[11]
Nel 1906, Henderson[12] stimò che il rapporto tra il volume di eiezione ed il volume telediastolico fosse di circa 2/3.
Nel 1933, Gustav Nylin propose di usare il rapporto tra volume telediastolico e volume sistolico residuo per valutare la funzionalità cardiaca (concettualmente, è l'inverso della FE).[13]
Nel 1952 Bing ed il suo team valutarono la funzione ventricolare destra di alcuni pazienti cardiopatici usando un catetere e del colorante (i dati vennero elaborati come previsto da Nylin).[14] In seguito, anche Holt svolse un lavoro analogo stimando al 46% la frazione d'eiezione nel cane[15].
Nel 1962 Folse e Braunwald svolsero uno studio utilizzando il rapporto tra volume di eiezione e volume telediastolico (si tratta della FE vera e propria). Con il loro lavoro giunsero alla conclusione che i volumi cardiaci (d'eiezione, telediastolico e telesistolico) forniscono informazioni fondamentali riguardo all'emodinamica e alla funzionalità del ventricolo sinistro.[16]
Nel 1965 Bartle ed il suo team usarono per la prima volta la dizione "frazione d'eiezione" per riferirsi al rapporto tra volume d'eiezione e volume telediastolico.[17] In seguito, il termine venne usato in ulteriori studi risalenti al 1968.[18]
Storicamente, la misurazione della frazione di eiezione avveniva combinando elettrocardiogramma e fonografia,[19] poi sostituita dalla più precisa ventricolografia[20] (metodica radioscopica che prevede l'utilizzo di contrasto). Ad oggi, la frazione di eiezione è misurata soprattutto con l'ecocardiografia,[21][22] sebbene possa essere valutata anche con risonanza magnetica cardiaca, tomografia computerizzata cardiaca,[23] SPECT e PET.[24] Anche se la valutazione con risonanza magnetica è più precisa[25], l'ecografia è più usata[22] verosimilmente perché è più pratica, veloce ed economica[26]. Le misurazioni ottenute con metodiche differenti non sono equivalenti[27] poiché la valutazione ecografica generalmente sottostima le dimensioni di camera in confronto alla cardiorisonanza[28].
Per definizione, il volume di sangue all'interno di un ventricolo alla fine della diastole è detto volume telediastolico (EDV). Allo stesso modo, il volume di sangue nel ventricolo alla fine della sistole (contrazione) è il volume telesistolico (ESV) e la differenza tra EDV ed ESV è definita come volume di eiezione (SV). La frazione di eiezione corrisponde dunque al rapporto tra volume di eiezione e volume telediastolico, secondo questa formula:
Pertanto, la FE è intrinsecamente una misura relativa, come qualsiasi altra frazione, rapporto o percentuale, mentre il volume d'eiezione, il volume diastolico o il volume sistolico sono misure assolute.
In un uomo sano di 70 chilogrammi, la gittata sistolica è di circa 70 ml e il volume telediastolico ventricolare (EDV) è di circa 120 ml[3]. Pertanto, la frazione di eiezione può essere calcolata in questo modo:
Le linee guida della Società Europea di Cardiologia 2016 per la diagnosi e il trattamento dello scompenso cardiaco hanno suddiviso l'insufficienza cardiaca in 3 categorie sulla base di LVEF[30]:
Il limite del 50% per una diagnosi di insufficienza cardiaca con frazione di eiezione preservata non è da considerarsi riconosciuto globalmente, infatti in alcuni trial, i pazienti con una frazione di eiezione compresa tra il 40 e il 49% sono spesso classificati come HFpEF.[31] Tuttavia, nelle presenti linee guida, sarà definita HFpEF, se la LVEF è ≥ 50% e i pazienti con una LVEF compresa tra il 40 e il 49%, saranno inseriti nella quota con HFmrEF.
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