Francesco d'Assisi è una miniserie televisiva italiana del 1966, diretta da Liliana Cavani, riedita nel 1972 come film[1].
Francesco d'Assisi | |
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Innocenzo III (Kenneth Belton) autorizza la regola francescana | |
Paese | Italia |
Anno | 1966 |
Formato | miniserie TV |
Genere | drammatico, storico, biografico, religioso |
Puntate | 2 |
Durata | 126 min |
Lingua originale | italiano |
Dati tecnici | B/N 1,33:1 |
Crediti | |
Regia | Liliana Cavani |
Soggetto | Liliana Cavani, Tullio Pinelli |
Sceneggiatura | Liliana Cavani, Tullio Pinelli |
Interpreti e personaggi | |
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Fotografia | Giuseppe Ruzzolini |
Montaggio | Luciano Gigante |
Musiche | Peppino De Luca |
Scenografia | Virgilio Marchi |
Costumi | Ezio Frigerio |
Produttore | Leo Pescarolo |
Casa di produzione | Clodio Cineamatografica, Rai |
Prima visione | |
Dal | 6 maggio 1966 |
All' | 8 maggio 1966 |
Rete televisiva | Programma Nazionale |
Avrà un rifacimento cinematografico del 1989, Francesco, interpretato da Mickey Rourke e con la regia della stessa Cavani, che nel 2014 realizzerà un'ulteriore miniserie televisiva sulla vita del santo di Assisi.
Storia
Francesco d'Assisi (1182-1226), figlio di un ricco mercante, Pietro di Bernardone, e di una gentildonna francese (Donna Pica), dopo una giovinezza dissipata, entra in crisi e scopre altri valori che cerca di diffondere. Si ritira a La Verna dove riceve il dono delle stimmate il 14 settembre 1224. Muore ad Assisi, presso Santa Maria degli Angeli (Porziuncola), la notte tra il 3 ed il 4 ottobre 1226, circondato dai suoi discepoli.
Produzione
Il film è stato girato con la consulenza storica di Boris Ulianich. Girato in bianco e nero in 16 mm, fu all'epoca il primo film per la televisione della Rai, su commissione di Paolo Valmarana. Il film venne proposto in due puntate, il 6 e l'8 maggio 1966 in prima serata dal primo canale, ed ebbe un pubblico di circa 20 milioni di telespettatori. Ne fu ricavata anche una riduzione cinematografica.
Nel 2007, il film è stato restaurato da Cinecittà Holding, presso i laboratori di Cinecittà Studios e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Direzione Generale Cinema).
Note
Collegamenti esterni
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