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chimico italiano (1817 - 1881) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francesco Selmi (Vignola, 7 aprile 1817 – Vignola, 13 agosto 1881) è stato un chimico italiano, noto per essere stato tra i fondatori, con lo scozzese Thomas Graham, della chimica dei colloidi.
Nato nell'allora Ducato di Modena e Reggio, era fratello di Antonio, anch'egli chimico. Nel 1839 ottenne il diploma di "maestro di farmacia" all'Università di Modena. Insegnò chimica dapprima nel liceo di Reggio Emilia, poi all'Università di Modena.
Distintosi per i suoi studi sullo stato colloidale, sulla fermentazione e sulla galvanica, fu costretto a rifugiarsi a Torino, poiché coinvolto nei moti del 1848 e condannato a morte dal Duca di Modena. Rifiutò il sostegno economico che lo stato piemontese offriva ai rifugiati politici e chiese di poter insegnare. Di conseguenza fu nominato professore di fisica, chimica e meccanica presso il Collegio Nazionale di Torino. A Torino, dove venne accolto dall'amico Ascanio Sobrero, realizzò importanti ricerche, fra cui la scoperta del tetracloruro di piombo.
Durante il periodo piemontese si legò ad altri esuli e fu tra i fondatori della Società Nazionale per l'Unità d'Italia insieme a Giuseppe La Farina, di cui divenne amico. Cavour ebbe profonda stima per Selmi, come testimoniato dalla corrispondenza intercorsa fra i due. Promotore insieme a Luigi Zini del sollevamento del Ducato di Modena e della relativa annessione nel 1859 al Piemonte, fece parte, come deputato della provincia di Modena, della delegazione che portò a Torino i risultati del plebiscito. In quell'occasione gli fu conferita, insieme a Giuseppe Verdi, quest'ultimo deputato della provincia di Parma, la cittadinanza onoraria. Inoltre, per un breve periodo, divenne rettore dell'Università di Modena.[1]
Durante il periodo piemontese si occupò anche di studi danteschi, con particolare riferimento alla filologia e al confronto fra le varianti lessicali dei codici relativi alla Divina Commedia[2][3]. Fu lui inoltre a pubblicare per la prima volta i Trattati morali duecenteschi volgarizzati da Andrea da Grosseto (1873).[4] Frequentò il salotto letterario della baronessa Olimpia Savio, nelle cui memorie è ampiamente citato. Fu provveditore agli studi a Torino e direttore generale del Ministero dell'Istruzione. Alcuni anni dopo l'unità d'Italia, lasciò la carriera ministeriale ed assunse la cattedra di professore di chimica e farmacia presso l'Università di Bologna. Fra il 1845 e il 1850 pubblicò i primi studi sistematici sui colloidi, in particolare sul cloruro d'argento,[5] sul Blu di Prussia[6] e sui composti dello zolfo (questi ultimi in collaborazione con Ascanio Sobrero), individuando le principali proprietà distinguendo tra le soluzioni vere e le pseudosoluzioni.[7][8][9]. Nel 1855 inventa la pila a triplice contatto. I vantaggi della nuova pila erano la costanza della tensione, il basso costo in confronto alle pile allora esistenti, la semplicità di costruzione e manutenzione, e l'assenza di esalazioni nocive. La pila fu utilizzata con continuità nella stazione telegrafica di Torino dal dicembre 1856 fino al maggio del 1857, dove furono installate fino a 100 celle.
Partecipò alla scoperta del tetracloruro di piombo. Nella sede bolognese il Selmi iniziò a lavorare nel campo a lui prima sconosciuto della chimica tossicologica. Divenne il fondatore della moderna tossicologia forense con la scoperta delle ptomaine o alcaloidi cadaverici, culminata nella fondamentale monografia sulle ptomaine del 1878. Tutto questo gli procurò fama internazionale e fu istituita dal Ministero della Giustizia la commissione nazionale per la prova di veneficio di cui fu nominato presidente. Agli studi di Selmi si deve la salvezza di molti accusati ingiustamente di avvelenamento, in base a prove scientifiche fino ad allora empiriche ed inesatte. Morì a Vignola nel 1881, vittima della scienza e della sua instancabile volontà di ricerca, essendosi infettato nel dissezionare un animale morto per studiare le tossine della febbre tifoidea. Fu autore anche di un'Enciclopedia di Chimica in 11 volumi, ai quali ne aggiunse altri 3 di Complemento e supplemento[10]:
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