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Francesco II Moncada
principe di Paternò, politico e militare italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Francesco Moncada de Luna, principe di Paternò (1569 circa – Adernò, 4 maggio 1592), è stato un nobile, politico e militare italiano del XVI secolo.
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Nacque intorno al 1569 da Cesare, II principe di Paternò, e da Aloisia de Luna Vega dei duchi di Bivona. Nel 1571 il padre morì prematuramente e la madre dovette occuparsi da sola dell'educazione sua e della sorella Isabella. La medesima, lo avviò agli studi in cui apprese la giurisprudenza, la filosofia, la letteratura e la matematica.[1] Si dedicò inoltre alla pittura, alla scultura ed al mecenatismo e svolse anche la professione di avvocato per le persone povere, che aiutava ed ascoltava.[2]
Il 13 febbraio 1572 fu investito dei titoli e dei feudi paterni, tra i quali quello di principe di Paternò, di conte di Adernò e di Caltanissetta[2], ed ebbe come reggenti il nonno materno Pietro de Luna, duca di Bivona e lo zio paterno Fabrizio Moncada, fino alla maggiore età. Nel 1585 sposò la nobildonna Maria d'Aragona La Cerda († 1610), figlia di Antonio d'Aragona Cardona, IV duca di Montalto.[3] Dall'unione nacquero quattro figli, e il 3 settembre 1586 ebbe investitura maritali nomine dei titoli e dei feudi degli Aragona, quali il Ducato di Montalto e la Contea di Collesano.[2]
Nel 1588 il Principe Francesco acquistò con enfiteusi il Palazzo Ajutamicristo per 390 onze annuali[4], con la prospettiva di farne la residenza di famiglia e sede di corte. Nel 1590, assieme alla sua consorte fondò in Caltanissetta l'ospedale del Fatebenefratelli per i poveri indigenti, e nella stessa città introdusse la Compagnia di Gesù per aiutare la cultura del popolo.[2][5]
Nel 1591 il Principe di Paternò fu nominato capitano generale dal Viceré di Sicilia per difendere l'isola dalle scorrerie dei Turchi, che represse efficacemente uccidendo numerosi ladri e banditi.[2][6] Durante la spedizione si ammalò di malaria ad Adernò[7][8], dove morì il 4 maggio 1592.[9]
Matrimoni e discendenza
Francesco Moncada de Luna, III principe di Paternò, dal suo matrimonio con Maria d'Aragona La Cerda ottenne la seguente discendenza:
- Luisa (1585-1629), che fu moglie di Eugenio de Padilla Manrique, conte di Santa Gadea;
- Giovanni (1587-?), morto adolescente;
- Antonio, IV principe di Paternò (1589-1631), che sposò la nobildonna spagnola Juana de la Cerda y de la Cueva, figlia di Juan, duca di Medinaceli, e da cui ebbe cinque figli;
- Isabella (1591-?)
- Cesare (1593-1633).[3][10]
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Ascendenza
| Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
| Antonio Moncada e Moncada, conte di Adernò | Guglielmo Raimondo Moncada Ventimiglia, conte di Adernò | ||||||||||||
| Contissella Moncada Esfar | |||||||||||||
| Francesco Moncada de Luna, principe di Paternò | |||||||||||||
| Eleonora Giovanna de Luna Rosso | Sigismondo de Luna Cardona, conte di Sclafani | ||||||||||||
| Beatrice Rosso Spatafora | |||||||||||||
| Cesare Moncada Pignatelli, principe di Paternò | |||||||||||||
| Camillo Pignatelli Gesualdo, conte di Borrello | Ettore Pignatelli Offieri, duca di Monteleone | ||||||||||||
| Ippolita Gesualdo | |||||||||||||
| Caterina Pignatelli Carafa | |||||||||||||
| Giulia Carafa Saracena | Berlingieri Carafa Pignatelli | ||||||||||||
| Camilla Saracena del Tufo, baronessa di Novi | |||||||||||||
| Francesco Moncada de Luna, principe di Paternò | |||||||||||||
| Sigismondo de Luna Moncada | Giovanni Vincenzo de Luna Rosso, conte di Caltabellotta | ||||||||||||
| Diana Moncada e Moncada | |||||||||||||
| Pietro de Luna Salviati, duca di Bivona | |||||||||||||
| Luisa Salviati de' Medici | Jacopo Salviati | ||||||||||||
| Lucrezia de' Medici | |||||||||||||
| Aloisia de Luna Vega | |||||||||||||
| Juan de Vega Enríquez, signore di Grajal | Hernando de Vega, signore di Grajal | ||||||||||||
| Blanca Enríquez de Acuña | |||||||||||||
| Isabel de Vega y Osório | |||||||||||||
| Eleonora Osorio Sarmiento | Álvaro Osório, marchese di Astorga | ||||||||||||
| Isabel Sarmiento de Zúñiga, contessa di Santa Marta | |||||||||||||
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Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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