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nobile, politico e militare italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francesco Emanuele Valguarnera Gravina (1691 – Torino, 15 febbraio 1770) è stato un nobile, politico e militare italiano, che tra il 1748 e il 1751 ricoprì la carica di Viceré di Sardegna sotto il regno di Carlo Emanuele III di Savoia. Si distinse per la dura lotta al banditismo che infestava l'isola.
Francesco Emanuele Valgualnera Gravina | |
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Viceré di Sardegna | |
Durata mandato | 24 agosto 1748 – ottobre 1751 |
Predecessore | Giuseppe Maria del Carretto |
Successore | Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio |
Francesco Emanuele Valguarnera | |
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Nascita | 1691 |
Morte | Torino, 15 febbraio 1770 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Sardegna |
Forza armata | Armata Sarda |
Arma | Cavalleria |
Grado | Generale di cavalleria |
Guerre | Guerra di successione polacca Guerra di successione austriaca |
Battaglie | Battaglia di Madonna dell'Olmo |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Della Sicilia nobile, Volume 1[1] | |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Nacque nel 1691 da Giuseppe, V principe di Gangi, e dalla di lui consorte la nobildonna Anna Maria (o Marianna) Gravina e Gravina, II principessa di Gravina, di cui fu il secondo di sei figli.[2]
Nel 1714, entrò al servizio di Vittorio Amedeo II di Savoia, re di Sicilia, arruolandosi come cornetta nella compagnia del reggimento "Sicilia".[1][3][4] Dopo la firma del Trattato dell’Aia che riconsegnò la Sicilia al Regno di Spagna, e la Sardegna a Casa Savoia, rimase in servizio nell’Armata Sarda, e nel 1722 fu promosso luogotenente.[4] Dieci anni più tardi, nel 1732, succedette al fratello maggiore Francesco Saverio, IV principe di Valguarnera, al comando della compagnia delle Guardie del Corpo del Re, e l'anno successivo, nel 1733, fu nominato brigadiere generale.[4][5] Nel 1735, per i suoi meriti durante la guerra di successione polacca, il Valguarnera divenne maresciallo di campo.[4][5]
Nel 1739, partì per la Spagna, nominato ambasciatore presso la corte di Madrid.[3][4][5] Ritornò in patria allo scoppio della guerra di successione austriaca, distinguendosi per il comportamento tenuto durante la battaglia di Madonna dell'Olmo, dove combatté a fianco di Carlo Emanuele III durante l'assalto ai trinceramenti francesi. Promosso generale di cavalleria, il 24 agosto 1748 fu nominato Viceré di Sardegna in sostituzione del Marchese di Santa Giulia.[3][1] Continuò l'opera del suo predecessore debellando il banditismo, incrementò la popolazione di Carloforte riscattando dal Bey di Tunisi dei tabarchini razziati dai barbareschi, ottenne 4 posti per i sardi nel Collegio delle Province di Torino, e fece costruire a Cagliari il Conservatorio della Divina Provvidenza destinato ad ospitare le fanciulle povere.[N 1] In occasione del matrimonio del principe ereditario Vittorio Amedeo con l'Infanta di Spagna Maria Antonia Ferdinanda scrisse al sovrano perché nominasse qualche cavaliere sardo come gentiluomo di camera. Il sovrano a dimostrazione della fiducia che nutriva in lui gli mandò quattro regi viglietti di nomina in bianco perché potesse scegliere le persone a suo piacere.[N 2]
Il 23 maggio 1750, fu nominato Cavaliere dell'Ordine della Santissima Annunziata, e dopo il suo ritorno nella Capitale alla scadenza del mandato vicereale, fu promosso Gran Ciambellano, incarico che ricoprì sino alla data della sua morte, avvenuta a Torino il 15 febbraio 1770.[1][3][6][5][7]
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